Realizzare una blockchain in grado di migliorare la sostenibilità delle transazioni e ottimizzare i consumi di processo. Una sfida, quella raccolta da Vechain  per spaziare tra il mondo digitale e il fisico, interagendo tra i diversi livelli grazie anche alla possibilità di animare una dimensione ibrida come il phygital.

La blockchain in questo modo diventa lo strumento ideale per “Abbassare il costo della fiducia, generando un valore condiviso” come spiega Renato Grottola, chief business development officer di Vechain nel corso della presentazione che si è tenuta a Roma oggi 10 maggio.

Per questo l’obiettivo di Vechain è utilizzare la blockchain implementando azioni di sostenibilità su diversi livelli e comparti merceologici, tutti strettamente interconnessi sotto il cappello della sostenibilità. In totale sicurezza l’obiettivo è realizzare un vero e proprio network di ecosistemi costituiti da mondi diversi che insieme formano una sorta di “biosfera”.

Di fatto l’impegno è nel “fondare la sostenibilità su un concetto di collaborazione. Se riesco a misurare quanto un soggetto contribuisce a questo tema e ognuno contribuisce con un micro-obiettivo” sottolinea Luca Crisciotti chief governance officer.

Per farlo l’azienda è partita da un’analisi dei punti deboli dei consumi energetici tipici di questa tecnologia per poi superarli.

Come rendere una blockchain sostenibile

Nel complesso la blockchain sviluppata da Vechain si basa su un approccio sostenibile dalla sua stessa struttura di funzionamento.

“Le autorità dei nodi non competono tra di loro” spiega il chief technology officer Antonio Senatori. “Scelta che rende il network più efficiente a livello energetico senza perdere in sicurezza”. Nel complesso questa tecnologia permette di consumare lo 0,04% rispetto a processi equivalenti di blockchain.

L’azienda viene supportata da accordi e studi di innovazione che hanno coinvolto diverse realtà come l’università di Tecnologia di Hong Kong, l’Università di Oxford, l’Università di Singapore e il Boston Consulting group del Politecnico di Milano. E ha diversi brevetti registrati.

Inoltre a differenza del mondo cripto che utilizza la criptomoneta per funzionare, vechain impiega un sistema di fee-delegation escludendo le cripto monete e facilitando l’accesso al servizio anche a chi è meno preparato. Inoltre il doppio token garantisce un prezzo stabile e molto basso. Tutte scelte che semplificano la previsione dei costi e contrastano l’altra criticità della tecnologia, legata in passato a delle bolle finanziarie.

Per rendere trasparenti i diversi consumi è disponibile un tool di misura della CO2 emessa disponibile direttamente sul sito dell’azienda.

WEB 3 as a service

La visione è andare verso sistemi sempre più ad uso dell’utente comune che può trovare nella blockchain una soluzione a diverse esigenze. Per stimolare questo processo l’azienda ha realizzato uno strumento che semplifica la realizzazione di un proprio sistema di token anche senza essere sviluppatori, si tratta di Vorj.

Al tool di costruzione drug and drop è possibile collegare un negozio virtuale o u wallet. Insomma una blockchain sempre più a portata di mano e sempre più sostenibile che possa arrivare a efficientare dei processi ora farraginosi dal punto di vista di produzione e condivisione documenti e non solo.

Grazie alla blockchain ad esempio è stato possibile tracciare e registrare il lavoro di pescatori che hanno raccolto la plastica nel progetto ReSea. La plastica raccolta è stata poi avviata al riciclo, come spiega Marina Fortunato project manager business development dell’azienda.

Per non parlare delle opportunità che possono nascere nella certificazioni di industrie complesse in cui è molto attivo anche il mercato del second hand come l’alta moda.

Un’esperienza per cui anche il phygital non è poi così lontano. Proprio in questi giorni è stato lanciato il primo trofeo phydigital degli Internazionali di tennis che si stanno svolgendo a Roma. Il trofeo è dotato di un chip che ne espande il valore e la storia fisica e che trasferisce una conoscenza diversa a un’esperienza unica come il torneo. Insomma la tecnologia c’è ed è sostenibile sul piano ambientale ora bisogna solo pensare al modo per renderla funzionale alle sfide delle realtà physical e digital.


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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.