Rivoluzionare la produzione di biopolimeri usando l’anidride cabonica catturata dall’atmosfera. Con questo obiettivo nasce la società LUX-ON, fondata da Bio-on che ne detiene il 90% e dalla multiutility Gruppo Hera, che ne possiede il 10% con la possibilità di salire al 49,9%. “Siamo particolarmente orgogliosi di dare concretezza a un sogno dell’umanità come catturare CO2 dall’atmosfera per produrre materiali innovativi come il nostro biopolimero PHAs – ha commentato in nota stampa Marco Astori, Presidente e CEO di Bio-on – Siamo pronti ad affrontare questa nuova sfida che allargherà ancora di più, nei prossimi anni, i nostri clienti consolidando il primato dell’Italia nella produzione di biopolimeri di alta qualità nel mondo”.
La CO2 rappresenterà una “materia prima” a costo zero che andrà ad affiancarsi agli altri materiali innovativi finora impiegati: melassi di barbabietola e canna da zucchero, scarti di frutta e patate, fonti di carbonio, glicerolo e olio di frittura esausto. Tutti i biopolimeri PHAs, ovvero poli-idrossi-alcanoati, impiegati per le bioplastiche provengono da fonti rinnovabili, e non da idrocarburi o processi petrolchimici, e garantiscono le stesse proprietà termo-meccaniche delle plastiche tradizionali. Il vantaggio è rappresentato dalla possibilità di ottenere plastiche sostenibili e al 100% biodegradabili senza entrare in competizione con le filiere alimentari.
Con questo accordo, ha commentato in nota Tommaso Tommasi di Vignano, Presidente esecutivo di Gruppo Hera, sarà possibile anche implementare “l’impegno congiunto sul fronte della trasformazione di sfalci e potature“, ambito che “presenta ampi margini di sviluppo“. Difatti ogni anno il Gruppo Hera ne raccoglie circa 200 mila tonnellate che “potranno essere trasformate anche in bioplastiche grazie alla nostra tecnologia”.
La struttura di LUX-ON
Il primo impianto e i laboratori, che copriranno un’area di 1.500 mq, sorgeranno a Castel San Pietro Terme (Bologna) accanto allo stabilimento industriale di Bio.on Plants e dovrebbero essere ultimati entro il 2019. La struttura sarà dotata di pannelli fotovoltaici, che saranno impiegati per soddisfare il fabbisogno energetico dell’impianto, e di un sistema di accumulo a idrogeno, prodotto da energia solare e riconvertito in elettricità all’occorrenza (di notte, quando la luce naturale è scarsa o i pannelli FV non funzionano). Per un passaggio più rapido dalla fase di sviluppo a quella pre-industriale sarà impiegata la tecnologia già installata nelle sedi Bio-on.
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