Le sfide legate allo sviluppo dell’autoconsumo in Italia alla luce degli obiettivi fissati nel Pniec. E’ stato questo uno dei tanti temi affrontati nel corso del webinar “Pniec e nuove direttive Eu: quali modelli di business?”, organizzato ieri da Italia solare per approfondire l’impatto sul settore fotovoltaico delle prospettive delineate nel Piano nazionale energia e clima.
Autoconsumo individuale e autoconsumo collettivo
“Nel Pniec – ha spiegato Emilio Sani, consigliere di Italia solare, tra i relatori del webinar – si vuole portare avanti, in parallelo all’autoconsumo individuale realizzato fino ad oggi, anche il concetto di autoconsumo collettivo, caratterizzato invece da aree con impianti a servizio di più soggetti. Questo autoconsumo collettivo, che sicuramente ha una capacità di penetrazione molto più alta dell’autoconsumo individuale, dovrà rispondere a principi di sicurezza di sistema, tutela dei consumatori (ovvero diritto degli utenti a scegliere individualmente il proprio fornitore dell’energia), equa allocazione degli oneri e diverso approccio allo scambio sul posto”.
Per quanto riguarda, in particolare, lo scambio sul posto, ha puntualizzato Sani, si prevede di non penalizzare più gli stoccaggi, ma anche di avere “un premio sull’energia autoconsumata, che verrebbe maggiormente valorizzata rispetto a quella immessa in rete”. Questo premio dovrebbe inoltre aumentare in caso di presenza di sistemi di accumulo all’interno del sistema, anche se forniscono servizi a rete. “Si tratta di una prospettiva molto interessante, perché può trasformare lo scambio sul posto da nemico numero uno degli stoccaggi a strumento di supporto per questi sistemi”, ha sottolineato Sani.
Comunità energetiche: supporto ai piccoli comuni e lotta alla povertà energetica
In tema di autoconsumo, sono presenti nel Pniec anche riferimenti alle comunità di energia rinnovabile. “Si tratta di indicazioni molto positive – ha spiegato il consigliere di Italia solare – si dice infatti che le comunità utilizzeranno la rete pubblica, che saranno anche un sistema di supporto ai piccoli comuni e, soprattutto, che rappresenteranno uno strumento per permettere di fare autoconsumo anche dove è tecnicamente complesso. Mi riferisco, ad esempio, ad appartamenti o grandi condomìni. In questi casi si potrebbe utilizzare, solo per fare qualche esempio, il prato del Comune o il tetto del condominio antistante.”
Un altro aspetto importante da considerare quando si parla di comunità energetiche è, secondo Sani, il loro ruolo come “mezzi di sostegno alla lotta alla povertà energetica”. “Su questo punto il piano dice che si dovranno individuare dei modelli per spiegare alle comunità come dare il loro supporto. Non si tratta di processi così complessi, perché, nel momento in cui c’è la possibilità di dare anche dei benefici differenziati nelle comunità energetiche, si può benissimo stabilire l’adesione a costo zero alla comunità. In questo modo sicuramente si contribuisce a dare un supporto ai soggetti in povertà energetica.”
“Le procedure di adesione a costo zero – ha aggiunto Sani, tornando sul tema al termine del webinair – rappresentano secondo me uno scenario assolutamente possibile, perché si possono anche differenziare i benefici a seconda della quota di iscrizione. Inoltre con l’adesione a costo zero alla comunità energetica potranno essere condivisi i benefici degli incentivi e del consumo a livello locale, anche con le persone che non possono permettersi di realizzare un impianto fotovoltaico. Ritengo che questo sia il primo vero strumento non assistenziale di supporto alla povertà energetica che viene implementato in Italia”.
“Le procedure di adesione a costo zero rappresentano secondo me uno scenario assolutamente possibile, perché si possono anche differenziare i benefici a seconda della quota di iscrizione”.
Autoconsumo e incentivi
A menzionare i risvolti sociali legati autoconsumo è stato anche Riccardo Battisti della società di consulenza Ambiente Italia, che ha contestualizzato il tema alla luce delle esperienze dei diversi Paesi Ue. Per quanto riguarda, nello specifico, la questione incentivi, Battisti ha spiegato come questi strumenti, per favorire in modo efficace l’autoconsumo, dovrebbero “riuscire a garantire una sufficiente redditività degli investimenti, non dando luogo a speculazioni, ma anche una differenziazione in base alle diverse configurazioni e alla potenza totale installata”. Altre misure di sostegno potrebbero riguardare “benefici speciali aggiuntivi, nel caso in cui il progetto abbia una funzione sociale, come quella di ridurre la povertà energetica degli utenti”, ha sottolineato Battisti, riprendendo il tema già citato da Sani.
“L’incentivo – ha poi aggiunto – non deve essere un sostitutivo delle detrazioni fiscali, che hanno dimostrato di essere uno strumento molto utile per il mantenimento del mercato, almeno nel residenziale.
Battisti ha poi citato tra le possibili misure efficaci per lo sviluppo del settore anche “l’introduzione di un regime fiscale speciale per la comunità energetica, che premi e riconosca la sua funzione sociale”.
Comunità energetiche in Italia
Nel corso dell’evento è stata inoltre affrontata la questione delle prospettive di sviluppo delle comunità energetiche in Italia alla luce della recente approvazione del decreto “Milleproroghe”, che conteneva una serie di misure su questo tema. “Questa normativa – ha sottolineato Sani – è il primo provvedimento che dà veramente un supporto all’installazione degli stoccaggi e va nella direzione di un’evoluzione in cui l’autoconsumo non viene fatto tanto per avere l’esonero da alcuni specifici oneri (…), ma per avere una risorse che consentano la sostenibilità dell’investimento. Una cifra che tanto più è alta, tanto più consente di autoconsumare energia piuttosto che buttarla in rete”.
Grazie alle disposizioni approvate nel Milleproroghe, secondo Sani, più consumatori, nell’ambito del perimetro della bassa tensione, potranno aggregarsi tra loro o realizzare degli impianti individuali per il proprio autoconsumo, dedicando l’eccedenza alla comunità. Un’altra opzione possibile sarà poi la realizzazione di impianti dedicati solo al consumo della comunità. Un percorso che potrebbe realizzarsi ad esempio chiedendo in concessione al Comune, un prato o un’area comunale.
L’energia che viene prodotta collettivamente, all’interno di un perimetro che può essere quello di un piccolo comune o di una zona all’interno di una città, ha spiegato Sani, “avrà una remunerazione particolare, un’incentivazione particolare, senza bisogno di procedure di asta o di registro”. “Ci sarà un accesso a un’incentivazione diretta che sarà più alta se l’energia prodotta collettivamente viene consumata quando viene prodotta. Ciò è assolutamente possibile, perché il numero dei soggetti che consumano l’energia sarà alto e più salirà, più risulterà facile consumare tutta l’energia. Inoltre ci sarà il supporto degli stoccaggi”.
Un settore in evoluzione
Il webinair ha visto anche gli interventi di Paolo Rocco Viscontini, presidente Italia solare e Rolando Roberto, consigliere dell’associazione. Contributi che, insieme a quelli di Sani e Battisti hanno permesso di scattare una fotografia del settore fotovoltaico per gli attori delle filiera. Il tutto con l’obiettivo di fornire degli strumenti di valutazione per orientare gli operatori tra i nuovi scenari di riferimento e i nuovi modelli business che si stanno delineando all’orizzonte.
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