Auto elettrica: si può fare, ma se la produzione delle batterie si fa in Europa

Una scelta che potrebbe far risparmiare circa 133 Mt di CO2 tra il 2024 e il 2030. L' indagine di Transport & Environment

L’onshoring, cioè l’esternalizzazione a livello locale, nella stessa nazione in cui si trova l’azienda della produzione di celle delle batterie e dei componenti necessari per soddisfare la domanda europea di sistemi di accumulo, potrebbe far risparmiare circa 133 Mt di CO2 tra il 2024 e il 2030. E’ quanto emerge da una indagine di Transport & Environment (T&E) – organizzazione ambientalista indipendente europea.

mobilità elettrica Auto elettrica: si può fare
foto pixabay

Una scelta che per Europa sui tradurrebbe nel ridurre l’impronta di carbonio di una batteria del 62% rispetto ad una catena del valore interamente controllata dalla Cina. Si potrebbe arrivare al 37%, considerato l’attuale mix energetico medio in UE.

Un dato in linea con il trend analizzato dagli esperti di T&E che ha registrato come le misure messe rapidamente in campo per rispondere all’Inflation Reduction Act statunitense abbiano giovato all’industria europea, che ha così consolidato parte della sua nascente industria greentech.

Lo scorso anno i progetti sicuri si attestavano ad appena un terzo del totale ora per quanto ancora il 53% sia incerto la percentuale è salita.

Batterie il nuovo “oro”

Da questa valutazione l’appello della associazione al Governo: “Le batterie sono il nuovo oro”. “Il Governo dovrebbe capire che le batterie e i metalli che le compongono sono il nuovo oro. Forti requisiti di sostenibilità, come le imminenti norme sull’impronta di carbonio delle batterie, possono sostenere e premiare una produzione locale più pulita e sottrarci alla dipendenza dalla Cina” spiega Carlo Tritto, policy officer per T&E Italia, in una nota che rimarca come: “E’ importante che l’Italia giochi un ruolo propulsivo in Europa, per predisporre un quadro che da qui ai prossimi anni garantisca reale sostegno alla transizione, ad esempio negoziando migliori strumenti di finanziamento per le gigafactory. È il momento di fare scelte chiare, sapendo che la mobilità fondata sul motore endotermico ha i giorni contati

Il quadro europeo

L’Europa – rileva il rapporto di T&E – ha il potenziale per rendersi autosufficiente nella produzione di celle dal 2026 e potrebbe produrre più della metà (56%) della sua domanda di catodi – i componenti più preziosi della batteria – entro il 2030, ma sono solo due gli impianti che, ad oggi, li producono.

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Rischio di roduzione batterie in Europa. Fonte T&D

Francia, Germania e Ungheria i Paesi con maggiori progressi. Francia, Germania e Ungheria sono i Paesi che hanno conseguito i maggiori progressi in questo anno, dando concretezza a progetti che nella precedente analisi di T&E apparivano a rischio.

Finlandia, Regno Unito, Norvegia e Spagna sono i paesi con la maggiore quota di impianti pianificati a rischio medio-alto, specialmente a causa degli interrogativi sui progetti rispettivamente di Finnish Minerals Group, della West Midlands Gigafactory, di Freyr e di Envision AESC.

Mentre in Italia, dopo il fallimento del progetto ItalVolt (con una capacità di 45 GWh, già lo scorso anno segnalato come un progetto ad alto rischio), la capacità produttiva pianificata scende a 48 GWh.

Per questo l’Associazione invita i legislatori a garantire sicurezza per gli investimenti previsti, raddoppiando gli sforzi a favore della mobilità elettrica, applicando requisiti di sostenibilità per le batterie volti a premiare la produzione locale, nonché rafforzando i finanziamenti a livello europeo.

Europa ha potenziale, ma mancano gli impianti. Riuscire a sviluppare in Europa la catena di valore della mobilità elettrica, in special modo per le attività di midstream, sarà impegnativo specialmente in chiave di competizione con la Cina. L’Europa – rileva il rapporto di T&E – ha il potenziale per rendersi autosufficiente nella produzione di celle dal 2026 e potrebbe produrre più della metà (56%) della sua domanda di catodi – i componenti più preziosi della batteria – entro il 2030, ma sono solo due gli impianti che, ad oggi, li producono.

Il passaggio all’auto elettrica chiede la testa dei motori endotermici

L’UE deve fugare ogni incertezza sull’abbandono dei motori endotermici e fissare un obiettivo di elettrificazione del 100% delle flotte aziendali che possa assicurare un mercato alle batterie Made in UE” conclude Tritto.


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