13 paesi UE hanno riferito di aver raggiunto più dell’ 80 per cento dei sistemi di misurazione intelligenti. Ad avere questi numeri di smart meter in UE sono: Svezia, Danimarca, Finlandia, Estonia, Spagna, Norvegia, Lussemburgo, Lettonia, Italia, Francia, Malta, Slovenia e Paesi Bassi.
Altri quattro paesi, il Portogallo, l’Austria, la Gran Bretagna e l’Irlanda, stanno procedendo con l’implementazione, tre dei quali puntano all’80% entro il 2024.
Indietro restano: Belgio, Croazia, Polonia, Slovacchia, Lituania e Ungheria che hanno appena iniziato. Mentre Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Germania e Grecia risultano con pochissimi contatori smart istallati.
E’ quanto emerge da uno studio a cura dell’Agenzia per la cooperazione dei regolatori dell’energia (ACER) e del Consiglio dei regolatori europei dell’energia (CEER).
Secondo lo studio, gli 11 paesi che sono rimasti indietro in questa operazione danneggiano per precisione delle bollette i loro cittadini.
Inoltre l’assenza di smart meter può causare anche un ostacolo all’ingresso sul mercato e quindi alla concorrenza di nuovi operatori più innovativi.
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Infine grazie al contatore intelligente è emerso che può nascere un rapporto di maggiore dialogo e fiducia tra consumatori e fornitori.
Altre considerazioni emerse dallo studio:
- La partecipazione alle comunità energetiche è sempre bassa ma aumenta l’interesse e il coinvolgimento dei cittadini.
- Aumentano del 40% le vendite di pompe di calore nel 2022 rispetto al 2021, con i consumatori incoraggiati dagli alti prezzi dell’energia.
- La crisi energetica ha aumentato la dinamicità del mercato causando anche qualche disagio ai cittadini che vedono chiudere fornitori e più o meno allo stesso ritmo arrivarne di nuovi.
- A causa della crisi energetica i fornitori hanno sperimentato che chi ha mantenuto aperte le linee di comunicazione con tutti i clienti ha realizzato opportunità per aiutare i consumatori a superare la crisi energetica, a beneficio sia del cliente sia del fornitore.
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