Destinata a crescere in Italia la percentuale dei Comuni interessati alle smart city, il 33% di essi infatti, vuole investire in città intelligenti entro il 2024, anche grazie al Pnrr che prevede oltre 10 miliardi di finanziamenti dedicati.
Mentre nel 2020 erano solo uno su quattro, oggi metà dei progetti per le smart city sono in fase esecutiva. I progetti attivi riguardano in maggioranza: la sicurezza e il controllo del territorio, pari al 58% di quelli censiti, la smart mobility (57%) e l‘illuminazione pubblica (56%).
I principali ostacoli alla realizzazione di progetti smart
Le barriere che ostacolano questo tipo di progetti sono principalmente: la mancanza di competenze, che interessa ben il 47% dei Comuni italiani e, la mancanza di risorse economiche. Mentre hanno un peso inferiore le complessità burocratiche (24%), le difficoltà di coordinamento con altri attori (14%) e le resistenze interne al Comune (9%).
Questi dati emergono dalla ricerca dell’Osservatorio smart city della School of Management del Politecnico di Milano, presentata al convegno “Smart City, le città al centro della ripartenza”.
“La Smart City continua a crescere in Italia e si afferma nel dibattito il modello di città data-driven, in cui l’interoperabilità dei dati, la collaborazione tra attori pubblici e privati e i problemi legati alla privacy diventano sempre più centrali”, spiega Giulio Salvadori, direttore dell’Osservatorio smart city. “Segnali positivi arrivano dai Comuni, in cui aumentano i progetti esecutivi e si riducono le tradizionali barriere. Emerge, però, una forte differenziazione a seconda della dimensione della realtà urbana, perché sono soprattutto le città sopra i 15.000 abitanti a dotarsi di tecnologie e soluzioni smart”.
“L’80% delle città con più di 15.000 abitanti considera il tema smart city come molto rilevante, se non fondamentale, mentre solo il 40% dei comuni di minori dimensioni percepisce l’importanza di questi progetti”, dichiara Matteo Risi, ricercatore dell’Osservatorio smart city. “La diversa sensibilità tra ‘grandi’ e ‘piccoli’ si ripercuote anche nella presenza di professionisti dedicati a questo settore. Nel 72% delle grandi città, infatti, è presente un referente per la smart city, che si trova solo nel 31% dei comuni più piccoli”.
Il ruolo del Pnrr
Il 69% delle amministrazioni comunali è pronta a ricorrere ai fondi del Pnrr per la smart city, investendo soprattutto in interventi di digitalizzazione ed innovazione (76%), infrastrutture sostenibili (61%) e transizione ecologica (56%).
Secondo la stima dall’Osservatorio, i finanziamenti dedicati alle città intelligenti superano i 10 miliardi di euro.
“Questi fondi sono distribuiti sulle diverse Missioni del Pnrr, perché gli interventi che rientrano nella sfera di influenza delle città intelligenti coprono molte delle dimensioni trattate”, spiega Luca Gastaldi, responsabile scientifico dell’Osservatorio smart city. “Il potenziale dei progetti previsti dal Piano è molto alto, ma ancora da districare. Nei prossimi anni saranno disponibili molte risorse, ma i comuni dovranno essere in grado di sopperire alla carenza di competenze e di personale amministrativo e tecnico, che deve seguire i progetti in tutto il loro “ciclo di vita”, dall’uscita del bando alla loro implementazione. Un fattore che potrebbe incidere negativamente sui tempi di esecuzione e sui risultati degli interventi”.
La Missione 2 del Pnrr
Nella Missione 2 del Pnrr sono previsti degli interventi per lo sviluppo di un trasporto pubblico locale più sostenibile, grazie al rafforzamento della mobilità ciclistica, del trasporto rapido di massa e delle infrastrutture di ricarica elettrica.
Compresi anche progetti di smart building per la riqualificazione di edifici pubblici, all’interno dei quali saranno impiegate tecnologie IoT e di smart metering per ridurre i relativi consumi energetici. Inoltre, sono previsti piani urbani integrati, per la rigenerazione urbana, con l’obiettivo di trasformare territori vulnerabili in città smart e sostenibili.
Il fondamentale ruolo dei dati
Tutte le applicazioni di smart city consentono di raccogliere moltissimi dati relativi alle rilevazioni dei consumi energetici e delle abitudini dei cittadini. Ma, il 40% dei Comuni non utilizza ancora adeguatamente i dati raccolti, nonostante l’intenzione futura sia quella di riconoscerne l’importanza strategica, per il 33%.
“Tra le iniziative che puntano maggiormente alla piena valorizzazione dei dati, grazie all’instaurazione di una forte interoperabilità e di piattaforme integrate e condivise, ci sono le Smart control room”, spiega Angela Tumino, responsabile scientifico dell’Osservatorio smart city. “Sono centri di controllo che utilizzano una piattaforma tecnologica in grado di raccogliere dati da tutti i sistemi della città e, tramite tecnologie per l’analisi di big data, renderli disponibili agli amministratori e agli operatori che possono utilizzarli per analisi predittive, simulazioni e interventi mirati in città”.
Nell’ambito della ricerca, sono state formalizzate sei modalità di valorizzazione dei dati derivanti da progetti di smart city, che sia gli enti pubblici che gli attori privati possono implementare. Tra di esse, alcune sono: l’ottimizzazione dei processi, il supporto alla definizione di politiche pubbliche e la monetizzazione di prodotti e servizi. Ad esempio, in caso di guasto, grazie al monitoraggio in tempo reale dello stato di funzionamento del sistema di illuminazione urbano, è possibile gestire un intervento preventivo, riducendo i costi di gestione e offrendo un migliore servizio ai clienti.
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