Le aree protette hanno un ruolo fondamentale per evitare il collasso della biodiversità per questo hanno un ruolo centrale all’interno della Strategia nazionale per la Biodiversità italiana attualmente aperta alla consultazione pubblica fino al 22 maggio c.m.
La nuova Strategia italiana si inserisce in un amplio contesto internazionale che parte dal programma d’azione delle Nazioni Unite come l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, dalla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) ed anche è conseguenza della Strategia europea sulla Biodiversità per il 2030, un documento strategico a lungo termine che, tra l’altro, chiede di ampliare la rete europea di aree protette, di recuperare gli ecosistemi, adottare misure più efficaci per la governance e il miglioramento delle conoscenze, aumentare i finanziamenti e gli investimenti per le risorse naturali e, infine, porre al centro delle agende politiche ambiente e salute Biodiversity and Ecosystem Services. 96 p. IPBES (2020) 5 come un tutt’uno (approccio One-Health). La Strategia italiana è infine collegata alla Strategia nazionale per lo Sviluppo Sostenibile.
La Strategia Nazionale per la Biodiversità al 2030 è strutturata in due Obiettivi Strategici declinati in 8 Ambiti di Intervento: Obiettivo Strategico A: Costruire una rete coerente di aree protette terrestri e marine, declinato in 1 Ambito di intervento e l’Obiettivo Strategico B: Ripristinare gli ecosistemi terrestri e marini declinato in 7 Ambiti di intervento.
Tra gli obiettivi relativi alle aree protette vi è quello che vede la volontà di realizzare un sistema di protezione legale di almeno il 30% della superficie terrestre e il 30% della superficie marina attraverso un sistema integrato di aree protette, rete natura 2000 ed altre aree legalmente protette.
Come ha dichiarato recentemente il Presidente di Federparchi e anche presidente del Parco Nazionale Arcipelago Toscano, per raggiungere l’obiettivo europeo il nostro Paese dovrà aumentare di circa la metà la superficie a terra e quasi raddoppiare quella a mare.
Il nostro Paese ha 24 Parchi nazionali, 135 regionali, 32 Aree marine protette e una rete di oltre 400 Riserve naturali. Questo sistema copre il 10,5% della superficie a terra e l’8% a mare. Con le aree Natura 2000, esterne alle aree protette, raggiungiamo il 21% a terra e il 16% a mare.
Aumentare il numero e la superficie delle aree protette va incontro a quanto afferma uno studio appena pubblicato su Environmental Research Letters. Nello studio si evidenzia che il clima cambia, piante e animali si spostano, e anche le aree protette nate a tutela della biodiversità dovrebbero cambiare. Da qui la necessità di pensare alle aree protette come aree dinamiche in continua evoluzione anche rispetto le stesse superfici tutelate.
Le isole minori e il loro ruolo per la tutela della biodiversità
Alcune aree protette svolgono un altro ruolo importantissimo, ci riferiamo alle isole minori. Tanto più le isole minori molto distanti dal continente e interne ad un’area protetta osservate come un laboratorio a cielo aperto. Infatti in questi contesti, fortemente caratterizzati da endemismi, biodiversità e bellezze paesaggistiche, la sfida è quella di integrare la tutela ambientale con il benessere sociale. In questo senso le piccole isole si configurano come dei veri e propri laboratori a cielo aperto dove, con un approccio sistemico, è possibile – nonché necessario – mettere in pratica modelli innovativi di green economy.
Capraia un laboratorio a cielo aperto tra biodiversità e innovazione
Capraia, perla del parco Nazionale Arcipelago Toscano, inserito nella GREEN LIST della IUCN (International Union for the Conservation of Nature), che conta 60 aree protette in 16 paesi in tutto il mondo, di cui solo 3 in Italia, ha oltre l’80% del proprio territorio all’interno del PNAT, ed è l’unica isola italiana che produce energia elettrica al 100% da fonte rinnovabile grazie ad un impianto pilota alimentato a biodiesel che ha realizzato l’ENEL nel 2014.
Con il bando Isole Verdi legato al PNRR è stato prevista, tra le altre cose, oltre il nuovo centro raccolta rifiuti, il nuovo desalinizzatore molto più efficiente dell’attuale, anche la realizzazione di un’innovativa comunità energetica legata alla produzione di energia rinnovabile al momento da fotovoltaico, ma presto si spera di avere anche impianti per la produzione di energia dalle onde del mare. Tutto questo migliorerà molto la sostenibilità del sistema di produzione dell’energia elettrica rinnovabile.
Chimica Verde bionet (Cvb) impegnata da molti anni sull’isola, lavora sui temi dello sviluppo sostenibile delle filiere economiche esta realizzando proprio sull’isola di Capraia un progetto autofinanziato il “Capraia Smart Island”. Iniziativa ideata a promossa da Cvb vanta il supporto di altri partner tra cui ITABIA – Italian Biomass Association, Kyoto Clube l’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del CNR.
Il progetto Capraia Smart Island è dotato di un team di esperti per estendere al massimo il concetto di Smart Island a tutti i temi che il contesto isolano può far convergere verso lo sviluppo sostenibile di questo piccolo scoglio circondato dal mare.
Con questo spirito, dal 2016 si sta lavorando per mettere a punto un modello pilota di economia circolare capace di rigenerarsi da solo, dove i rifiuti si riducano gradualmente lasciando spazio a materia riciclabile da valorizzare ed utilizzare in nuovi processi produttivi, dove l’approvvigionamento energetico si discosti dal fossile verso le fonti rinnovabili ed una crescente efficienza, dove l’azzeramento degli sprechi e la qualità delle produzioni rientrino in un piano per la decarbonizzazione dell’economia locale. Dopo aver raccontato e promosso la pesca e l’acquacoltura sostenibile negli ultimi 2 anni, nell 2022 si tornerà a parlare di agricoltura a 360 gradi. Questo avverrà in collaborazione con importanti realtà nazionali (ricerca e imprese) che vedono nella complessità dei sistemi agricoli delle isole “minori” – spesso definiti eroici – un valore socioeconomico e ambientale che va assolutamente tutelato.
L’Agricoltura eroica un aspetto da non trascurare nelle aree protette
Il Capraia Smart Island 2022 infatti è rivolto proprio all’Agricoltura Eroica. Con questo termine si identifica una tipologia di coltivazione svolta in condizioni estreme rispetto alla coltivazione tradizionale, con appezzamenti piccoli, spesso realizzati su terrazzamenti, che danno prodotti di elevata qualità ma alla quale corrisponde sempre grande fatica, dedizione e soprattutto rispetto del luogo e proprio della sua biodiversità. L’evento di quest’anno è, quindi, dedicato a tutte quelle forme di agricoltura eroica che caratterizzano molte delle isole minori, costituendo oltre ad una fonte di reddito, anche un presidio per la tutela del territorio tramite il mantenimento della biodiversità locale, la difesa del suolo e l’incremento della sua fertilità. La lunga tradizione in campo agricolo dell’isola di Capraia, oggi sopravvive negli appezzamenti di terra incastonati nei ripidi pendii strappati alla roccia grazie all’impegno di giovani imprenditori che si stanno riprendendo un territorio abbandonato negli ultimi anni, dopo la chiusura della Colonia Penale agricola nel 1986
Le isole, come anche le aree montane, richiedono cure particolari e grande dedizione
Ecco perché l’isola diventa un modello, appare cioè come un luogo ideale per sperimentare la salvaguardia della biodiversità naturale, con particolare riferimento ad una flora ricca di endemismi e di specie officinali, ma anche un’occasione straordinaria per promuovere i servizi ecosistemici e un’agricoltura biodiversificata, produttiva e resiliente basata sui principi dell’agroecologia. Per quanto riguarda la Strategia Nazionale per la Biodiversità, quello che CVb chiede al Governo è che la governance prevista, articolata nel comitato di gestione, formato da ministeri e regioni, un organo tecnico di supporto ed il tavolo di consultazione dei portatori di interesse, funzioni davvero e non diventi un organismo che blocchi tutte le iniziative di sviluppo sostenibile di queste aree.
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