Lo sport fa bene alla salute e alla socialità, ma non solo: anche l’ambiente può giovarsi della attività sportiva. La pratica fisica in parchi cittadini, all’interno di aree protette o comunque all’aperto, favorisce lo sviluppo di una coscienza ambientale e una maggiore attenzione alla promozione e salvaguardia delle risorse del territorio, così da favorire atteggiamenti a tutela del paesaggio, di riduzione dell’inquinamento e dell’incuria.
Questa una delle chiavi di lettura della tavola rotonda “Sport e Sostenibilità” organizzata da ConfAssociazioni Ambiente, in collaborazione con la Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA), presso la Camera dei Deputati il 14 giugno.
Un percorso che vede al centro una sinergia con i monitoraggi ambientali per la valutare qualità dell’aria rispetti ai luoghi dove praticare l’attività sportiva. In questo modo è possibile ridurre i rischi di eccessivo assorbimento degli agenti inquinanti, fattore che aumenta nel corso di uno sforzo fisico, come sottolinea Antonio Felice Uricchio Magnifico Rettore dell’ Università di Bari Aldo Moro.
Un costo anche per la collettività come evidenzia in un report del 2017 l’Organizzazione Mondiale della Sanità secondo cui in Europa la sedentarietà costi dai 150 ai 300 Euro/anno per ogni persona.
Temi su cui istituzioni, enti locali, associazioni sportive e ambientaliste si devono confrontare per programmare azioni e politiche che possano favorire lo sviluppo dello sport in un contesto di sostenibilità.
Un concetto di vivere green in ambienti green, che può integrare le tecnologie della smart city fatte di mobilità dolce, alimentazione sostenibile su tutto il ciclo di vita e bilanciata e un uso energetico efficiente degli impianti.
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