Creare un percorso virtuoso di condivisione tra aziende e comuni cittadini per promuovere efficienza energetica e riduzione delle emissioni. È questo uno degli obiettivi della creazione della prima comunità energetica nel quartiere Pilastro-Roveri di Bologna, che offrirà a singoli utenti e a circa 900 attività la possibilità di beneficiare di tariffe ridotte grazie all’utilizzo di fonti rinnovabili, generazione distribuita, stoccaggio di energia e ottimizzazione dei consumi. L’iniziativa si inserisce nella cornice più ampia del progetto GECO (Green Energy Community) promosso da Aess (Agenzia per l’Energia e lo Sviluppo Sostenibile), ENEA e Università di Bologna, con la partecipazione di CAAB/FICO e Agenzia locale di sviluppo Pilastro-Distretto Nord Est.
Insieme a Gianluca D’Agosta, ricercatore del laboratorio Interoperabilità e virtualizzazione dei processi per reti di imprese del Dipartimento di Tecnologia Energetiche dell’ENEA, abbiamo approfondito alcuni aspetti del progetto.
Quale sarà il contributo dell’ENEA al progetto?
Il ruolo dell’ENEA all’interno del progetto GECO è legato a molteplici ambiti. Come spesso succede in questo tipo di progetti, il contributo dell’agenzia è derivato da alcune attività già realizzate in ENEA, anche con gli stessi partner. Si tratta, in particolare, della prosecuzione di alcune azioni già promosse nella zona Roveri nell’ambito del progetto ‘Roveri Smart Village’. Anche in quel caso era stata sviluppata, in collaborazione con le amministrazioni locali, un’esperienza partecipata per la creazione di una comunità imprenditoriale innovativa e sensibile. Nelle varie azioni attivate erano stati analizzati i dati di fabbisogno energetico e le potenzialità di un efficientamento dei consumi, creando strumenti per un’analisi capillare delle imprese presenti sul territorio. Erano state inoltre realizzate delle banche dati geografiche (GIS) in ambito energetico per valutare, ad esempio, parametri come la tipologia dei fabbricati, la qualità costruttiva e l’anno di costruzione. Questi dati sono una base informativa, elaborativa e comunicativa rilevante che verrà impiegata anche per il Progetto GECO, permettendo di sviluppare ulteriormente le informazioni già raccolte e di estendere il progetto alla vicina area di Pilastro.
Per quanto riguarda in particolare il monitoraggio e la gestione dei dati delle abitazioni quali soluzioni avete sviluppato?
ENEA ha realizzato, ad esempio, una soluzione che permette di raccogliere direttamente i dati nelle abitazioni. È una smart box, una scatolina nera che riesce a immagazzinare le informazioni relative al consumo energetico, agli impianti di illuminazione e all’utilizzo dei diversi locali. Il tutto con l’obiettivo di suggerire le soluzioni più adatte per una gestione efficiente dell’energia. ENEA elaborerà tutte queste informazioni attraverso una serie di modelli matematici per dare un quadro dei vantaggi di uno scambio di beni e servizi all’interno delle comunità energetiche e individuare i modelli più efficaci per favorire lo sviluppo di questo approccio innovativo al consumo energetico. In quest’ottica un ruolo chiave è rivestito dalla blockchain, che può certificare le azioni effettuate all’interno della comunità in maniera pubblica. Ciò consente di avere una fotografia del comportamento di un certo utente, con la certezza che i dati non possano essere modificati.
Soffermiamoci sulla blockchain e sul modello di business volto a rendere flessibile la domanda all’interno della comunità energetica. Come si struttura?
Facciamo una premessa e spieghiamo come il concetto di flessibilità viene declinato all’interno del progetto. La flessibilità spesso è un vantaggio per il distributore elettrico che, in base alle proprie necessità, può chiedere ai vari attori di modificare il loro consumo energetico. In questo modo si ottiene una previsione di produzione utile a evitare quei picchi di richiesta energetica che sono particolarmente costosi da gestire sia per il produttore sia per il distributore. In quest’ottica, introducendo maggiore flessibilità, si riuscirebbe a omogeneizzare il consumo energetico e ad avere un vantaggio sia in termini di risparmio economico sia in termini di riduzione delle emissioni di CO2.
Quali sono i principali attori coinvolti nel progetto Geco e come si configurano le dinamiche tra i vari soggetti?
Nell’ambito del progetto GECO noi interveniamo in una zona che comprende tre grandi tipologie di attori: grossi produttori di energia rinnovabile, come il CAAB (il mercato ortofrutticolo di Bologna) che investono in soluzioni per la trasformazione in energia anche dei propri rifiuti organici; un grande numero di piccole e medie aziende, nel parco industriale delle Roveri, che hanno specifiche richieste di energia e che, alcune volte, si configurano anche come produttori di energia rinnovabile; un’area popolosa di Bologna che in cui sono presenti attività commerciali ad alto consumo energetico di piccola e medio-grande dimensione che possono diventare produttori ma anche fornitori di energia.
Si tratta di attori piuttosto dinamici che possono giocare diversi ruoli a seconda delle necessità del momento. L’elemento chiave è riuscire a valutare le dinamiche piuttosto complesse che intercorrono tra queste realtà, puntando a massimizzare i benefici dell’autoconsumo, sia da punto di ambientale sia da un punto di vista tecnologico. In quest’ottica il progetto punta a fornire strumenti di analisi e di predizione di consumo al gestore della comunità, incaricato a sua volta di stimolare il comportamento attivo dei membri. Nello specifico gli utenti verranno informati delle richieste di flessibilità interna ed esterna e saranno premiati nel momento in cui mettono in atto comportamenti virtuosi. Ciò avverrà attraverso la creazione di un’economia basata su monete a valenza locale non economica (token) e valorizzando (anche dal punto di vista economico) l’autoproduzione di energia elettrica rinnovabile.
In questo contesto quale ruolo riveste la blockchain?
La blockchain ha un ruolo fondamentale in queste dinamiche, perché certifica cosa sta succedendo all’interno della comunità energetica e lo rende pubblico. Il fatto che i dati siano pubblici permette una gestione trasparente delle informazioni.
Quali saranno nello specifico i dati che verranno raccolti ed elaborati dalla piattaforma Ict del progetto? Quali criticità dovete gestire da questo punto di vista?
In quest’ambito ci sono non poche criticità: attualmente non c’è ancora nessun accordo con il gestore e il distributore di energia elettrica, quindi alcuni dati di consumo energetico sono difficili da raccogliere per diversi motivi. Il più rilevante è legato ragioni di privacy delle aziende e di concorrenza industriale, in quanto il consumo energetico di un’impresa rappresenta anche un indice della sua capacità produttiva e alcune realtà preferiscono mantenere il riserbo su queste informazioni. D’altro canto è chiaro che questi dati sono fondamentali per un progetto come GECO, che ha bisogno di una conoscenza puntuale dei soggetti che stanno producendo energia, del quantitativo di energia prodotta e del punto preciso in cui viene prodotta. Tutte queste informazioni sono infatti necessarie per ottimizzare al massimo i consumi all’interno della comunità energetica.
Quali sarebbero i vantaggi per i cittadini del quartiere Pilastro-Roveri?
Ad oggi, come è noto, non esiste ancora una normativa sulle comunità energetiche in Italia, ma dovrà essere definita in ottemperanza alla direttiva europea “RED II, Renewable Energy Directive” del 2018. GECO si occuperà anche di questo aspetto, dando un quadro dei benefici che i cittadini e le imprese otterrebbero da scenari che potranno diventare realtà quando la normativa sarà adeguata alla direttiva europea. Nello specifico, la realizzazione di una comunità energetica dovrebbe migliorare il consumo energetico locale, generando un impatto positivo su differenti aspetti. In primo luogo ci sarebbe un miglioramento dell’autoconsumo locale di energia rinnovabile, con una riduzione dei costi energetici e delle emissioni si CO2. In secondo luogo, si potrebbero ipotizzare dei percorsi virtuosi legati all’economia circolare in cui, ad esempio, scarti di produzione o resti di verde pubblico potrebbero essere usati per gestire localmente la produzione di energia, ottenendo, ad esempio, del combustibile a km 0. Un altro vantaggio potrebbe, infine, derivare dalla possibilità di creare un’economia di scala sugli interventi di efficientamento, sia delle industrie sia delle abitazioni. L’installazione di pannelli fotovoltaici diventerebbe un intervento da realizzare su scala molto più ampia rispetto al singolo cittadino o alla singola azienda, con numeri molto più grandi e vantaggi per tutti.
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