Smart city: 91% dei Comuni italiani avvierà progetti al 2027

I risultati della ricerca dell'osservatorio Smart City del politecnico di Milano

Le smart city stanno assumendo centralità nelle agende delle amministrazioni locali italiane: il 42% dei Comuni ha avviato progetti nel 2024 e il 91% vuole farlo nei prossimi due anni. Il mercato italiano ha raggiunto 1,05 miliardi di euro, con una crescita del +5%, inferiore alla media europea (+9%). Le aree principali di investimento sono l’illuminazione pubblica (circa 240 milioni di euro, 23% del totale) e la mobilità intelligente (circa 215 milioni di euro, 20% del totale).

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Foto di Chris Anderson su Unsplash.

Tra le iniziative più diffuse, con investimenti minori, si rilevano anche progetti di sicurezza e sorveglianza (adottati dal 27% dei Comuni nel biennio 2023-24) e comunità energetiche rinnovabili (27%). È questa la fotografia che emerge dalla ricerca Smart City, dove innovazione e sostenibilità si incontrano dell’osservatorio Smart City del politecnico di Milano.

Intelligenza artificiale: solo il 4% dei Comuni la adotta

La ricerca ha testato l’item della sostenibilità sociale, in base al quale la metà degli italiani valuta il Comune di residenza insufficiente sotto il profilo dell’inclusività, dell’accessibilità dei servizi pubblici offerti e del dinamismo economico-sociale. Da un punto di vista della sostenibilità economica, le smart city stanno identificando progetti in grado di trovare un connubio tra sostenibilità e innovazione. Più di un Comune italiano su tre (37%) ritiene le partnership tra pubblico e privato molto utili per realizzare progetti, ma ad ora sono adottate solo da meno di 1 comune su 6 (16%).

L’intelligenza artificiale è conosciuta dal 92% dei cittadini, che sono favorevoli al suo uso in città per la sicurezza pubblica, il monitoraggio delle emergenze e la gestione dei guasti alle infrastrutture. Ma ad oggi solo il 4% dei Comuni adotta l’AI nei progetti smart, mentre il 35% la vuole sfruttare entro due anni. Il Comune di Messina, ad esempio, ha sperimentato un sistema per ottimizzare lo smistamento dei rifiuti, mentre a Bari l’Acquedotto Pugliese ha integrato algoritmi predittivi nella control room per una gestione idrica più efficiente e sostenibile. Un progetto su tre prevede l’impiego di IA generativa, utilizzata ad esempio per valorizzare contenuti culturali o migliorare il dialogo con i cittadini, come nel caso di Julia, il chatbot di Roma Capitale.

Smart city: la principale barriera è la carenza di personale

La principale barriera ai progetti smart city è la carenza di personale, per il 71% dei Comuni italiani, e quindi anche di competenze interne, soprattutto per gestire l’innovazione e per coinvolgere la cittadinanza. Nella Missione Climate Neutral and Smart Cities, che coinvolge 112 città impegnate a raggiungere la neutralità climatica entro il 2030 abbattendo dell’80% le loro emissioni climalteranti, figurano ben 9 città italiane (Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma e Torino). Queste città oggi emettono circa 3,6 tonnellate di CO2 equivalente pro capite, oltre il 90% imputabili ai settori degli edifici e dei trasporti urbani.

Le principali iniziative per ridurre le emissioni includono modifiche strutturali agli edifici e l’adozione di fonti energetiche a bassa impronta carbonica. L’innovazione digitale è una leva fondamentale con sistemi di monitoraggio della qualità dell’aria, sistemi di efficientamento energetico adattivi, immagini satellitari e digital twin per individuare il potenziale fotovoltaico degli edifici e la presenza di isole di calore. “Nelle sfide del cambiamento climatico, la sostenibilità è una priorità trasversale per le città smart, ma mancano approcci strutturati e regole condivise che consentano una rendicontazione efficace e una valutazione solida degli impatti generati, anche sul piano economico e sociale” si legge a commento nella nota stampa.

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