Domenica 21 gennaio si celebra il World Snow Day, la Giornata mondiale della neve. Si tratta di una ricorrenza istituita dalla Federazione internazionale sci e snowboard (FIS), per celebrare gli sport invernali e ricordare come “le nuove generazioni debbano crescere avendo cura dell’ambiente, in modo che anche loro e i loro figli possano giocare sulla neve in futuro”.
Qualcosa su cui riflettere in occasione del World Snow Day
La paura è proprio quella di vederne sempre meno, di neve, in futuro. Uno studio condotto da Alexander Gottlieb e Justin Mankin, ricercatori del Dartmouth College di Hanover (New Hampshire), dimostra come il riscaldamento globale causato dalle attività umane sia responsabile della riduzione del manto nevoso registrata fra il 1981 e il 2020 nell’emisfero settentrionale.
Il rischio di raggiungere un “punto di non ritorno”
Fra i risultati dello studio, pubblicato il 10 gennaio sulla rivista Nature, ce n’è un altro che desta particolari preoccupazioni. Le temperature superiori a -8 °C sono particolarmente pericolose per la neve: le aree che oltrepassano regolarmente questo limite sono quelle maggiormente a rischio. Qualche esempio? Il nord-est e il sud-ovest degli Stati Uniti, insieme a gran parte dell’Europa.
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Giornata mondiale della neve tra siccità e crisi climatica
È importante riflettere su questo dato non solo in vista dei prossimi Giochi olimpici invernali (Milano-Cortina 2026), ma anche guardando ai luoghi che dipendono dalla fusione della neve primaverile come fonte d’acqua e che rischiano di trovarsi a fare i conti sempre più spesso con la siccità.
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Non saranno d’aiuto neanche le bufere di neve che, anzi, rientrano fra i pericolosi fenomeni meteorologici estremi che si stanno intensificando con la crisi climatica. L’aumento delle temperature medie globali, infatti, fa sì che la neve si sciolga più velocemente.
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