Il 10 per cento più ricco della popolazione mondiale detiene il 76 per cento della ricchezza, mentre al 50 per cento più povero non resta che il 2 per cento. I più ricchi assorbono anche il 53 per cento del reddito globale, stando agli ultimi dati raccolti dagli oltre 150 ricercatori provenienti da tutto il mondo che collaborano col World Inequality Lab.
Lo ha ricordato il professor Lucas Chancel, principale autore del World Inequality Report (WIR) 2022, in un talk al meeting annuale del WEF nella città svizzera di Davos, il 16 gennaio. La disparità di reddito è aumentata fra il 1980 e il 2021. Analogamente, fra il 1970 e il 2020, si è assistito a un aumento della ricchezza privata e a un parallelo declino della ricchezza pubblica nei Paesi più sviluppati.
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La crisi climatica è anche una questione sociale
Cosa c’entra tutto questo con la crisi climatica? Prima di tutto, è anch’essa una questione di disuguaglianze. Le persone che si trovano a fronteggiare le conseguenze peggiori dei cambiamenti climatici sono le stesse che hanno contribuito meno al problema, e che non dispongono di risorse sufficienti a contrastarlo. Gli effetti del riscaldamento globale rischiano quindi di esacerbare le tendenze negative che già si registrano all’interno e all’esterno dei singoli Paesi.
È necessario investire 5mila miliardi di dollari l’anno in adattamento e mitigazione
Gli investimenti nell’adattamento e nella mitigazione, che si aggirano attualmente intorno ai 1.300 miliardi di dollari l’anno, dovrebbero raggiungere i 5.000 miliardi di dollari l’anno. I governi possono ricorrere a varie alternative: ridurre la spesa pubblica, aumentare il debito pubblico, o aumentare le tasse. Quest’ultima strada è davvero percorribile? Secondo Chancel, sì, se sapremo “riformare i sistemi fiscali al vertice, lottando contro l’evasione fiscale, ma soprattutto assicurando la reale progressività delle imposte, in modo da garantire maggiore equità e finanziare la transizione verde”.
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Fondamentale riaprire il dibattito sui sistemi di tassazione
È fondamentale, secondo Chancel, riaprire il dibattito sui sistemi di tassazione. Sia guardando alle multinazionali, attualmente soggette a una tassazione minima del 15 per cento che non è però sufficiente, secondo gli autori del WIR 2022, considerando che in molti casi risulta inferiore a quella cui sono soggette le piccole e medie imprese. Sia guardando agli individui più ricchi. “Per ricostruire la fiducia, bisogna offrire delle soluzioni che rispecchino la reale portata del problema”, ha concluso Chancel facendo riferimento al tema del meeting di Davos di quest’anno.
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