Non sembra vero, di sicuro vorremmo che non lo fosse, ma è passato un anno dal 24 febbraio 2022, data in cui è cominciata l’invasione russa dell’Ucraina. Fra le vittime non ci sono solo esseri umani e altri animali, ma interi ecosistemi. Dall’inizio delle ostilità, è stato danneggiato circa il 20 per cento delle aree protette del Paese, insieme a tre milioni di ettari di foresta, mentre altri 450mila ettari si trovano in zone occupate o interessate dai combattimenti. A fare una stima dei danni ambientali causati dal conflitto sono Greenpeace e la ong ucraina Ecoaction che, il 21 febbraio 2023, hanno pubblicato una mappa interattiva che mostra i trenta eventi più gravi sui novecento analizzati. I dati, raccolti da Ecoaction e consultabili online, sono stati confermati dalle immagini satellitari e mappati da Greenpeace Central and Eastern Europe (CEE).

un anno di guerra in Ucraina
© Greenpeace/Ecoaction

Un fondo per il ripristino degli ecosistemi

“Non è facile raccogliere dati come questi, ma è fondamentale, perché il ripristino ambientale deve avere un posto centrale nel dibattito sul futuro dell’Ucraina”, spiega Denys Tsutsaiev di Greenpeace CEE. Difatti, le due organizzazioni chiedono al governo di Kiev e alla Commissione europea di istituire un fondo per il ripristino degli ecosistemi. L’impatto della guerra è spaventoso: ha scatenato incendi e inquinato l’aria, l’acqua e il suolo, specialmente con i bombardamenti che hanno colpito i siti industriali. I quali hanno rilasciato nell’atmosfera un cocktail di composti chimici, dall’anidride carbonica con il suo effetto climalterante agli ossidi di zolfo e azoto, che possono provocare piogge acide. Anche i frammenti metallici delle granate sono pericolosi, perché contengono sostanze che possono infiltrarsi nel terreno e finire nelle acque sotterranee.

Milioni di persone senza corrente elettrica

Gli attacchi mirati alle infrastrutture energetiche stanno contribuendo, inoltre, ad aggravare il fenomeno della povertà energetica in Ucraina. Proprio nella settimana internazionale dedicata alla sensibilizzazione sul tema, l’Unicef denuncia la drammatica situazione in cui si trovano i circa 7,8 milioni di minori che popolano la nazione. Sono ancora milioni gli utenti senza elettricità e i bambini si trovano ad affrontare un inverno gelido, con temperature che possono scendere sotto i -20 °C. Inoltre, senza corrente non possono continuare a usufruire delle opportunità di apprendimento online che, per quasi due milioni di studenti, rappresentano l’unico accesso all’istruzione, visto che molte scuole sono state distrutte.

Ucraina
Per i bambini e per l’intera popolazione ucraina ci saranno anche gravi conseguenze a livello psicologico © Marjan Blan/Unsplash

L’inasprimento della povertà energetica in Europa

Con l’aumento dei prezzi dell’energia, il numero di poveri energetici sta crescendo sull’intero territorio europeo. In base all’ultimo report del progetto ENPOR (Actions to mitigate energy poverty in the private rental sector), l’indice di povertà energetica nell’UE passerà dal 3,6 all’8,6 per cento, con le conseguenze più gravi in Grecia e nei Paesi dell’Europa centro-orientale. Ma non è tutto. Secondo uno studio internazionale, pubblicato il 16 febbraio sulla rivista Nature Energy, la crisi energetica rischia di spingere 141 milioni di persone in tutto il mondo in condizioni di povertà estrema. Chiaramente, a subire l’impatto maggiore saranno le fasce più vulnerabili della popolazione.

Leggi anche: Povertà energetica, gli effetti della guerra e le possibili misure di contrasto

La transizione all’energia pulita

Non si può parlare di lati positivi di fronte a una tragedia come questa, ma, oltre a mettere in evidenza gli sforzi delle tante associazioni che si stanno battendo per salvaguardare i cittadini ucraini, si può mettere in luce anche un segnale di speranza che riguarda il passaggio all’energia pulita. Dall’inizio del conflitto, la produzione di energia eolica e solare nell’UE ha raggiunto 546 TWh, con un aumento di 50 TWh (+10 per cento) rispetto allo stesso periodo del 2021-22.

un anno di guerra in Ucraina
© Ember

Vento e sole hanno contribuito, in questo modo, al 23 per cento della produzione totale di energia elettrica, superando per la prima volta la quota del gas e consentendoci di risparmiare dodici miliardi di euro. A rivelarlo è il rapporto pubblicato il 22 febbraio dal think tank Ember. La transizione energetica è però una sfida che riguarda l’intero Pianeta e che, per questo, si può affrontare solo in un mondo unito.


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Nata in provincia di Sondrio, ha studiato a Milano e Londra. Giornalista pubblicista, si occupa di questioni legate alla crisi climatica, all’economia circolare e alla tutela di biodiversità e diritti umani.