Traiettoria incerta per gli obiettivi PNIEC al 2030

Lo studio AGICI evidenzia rischi sul raggiungimento dei target nazionali

Un Momento Della Presentazione Foto Ilaria C. Restifo

“Bibbia o lista dei desideri, il nuovo PNIEC Italia?” È una delle domande che emergono durante la presentazione dello studio AGICI dal titolo “Obiettivi PNIEC al 2030. Una sfida di tutti per il bene del Paese”. Secondo la ricerca presentata ieri nella sede del GSE a Roma, il raggiungimento degli obiettivi al 2030 per l’Italia è incerto: la revisione dei target settoriali del PNIEC 2024 è rivista per lo più al ribasso, pur restando spesso al di sopra dei nuovi obiettivi fissati dalla UE.

A luglio scorso era stato consegnato alla Commissione UE il nuovo PNIEC Italia, un documento di 500 pagine che, volente o nolente, tocca nel vivo la vita di tutti: cittadini, imprese, Pubblica Amministrazione. Mancano meno di cinque anni. Aggiornando la bozza 2023, il nuovo PNIEC apporta cambiamenti settoriali anche significativi.

C’è chi lo ritiene aspirazionale, chi solleva il sopracciglio, chi plaude. Resta il fatto che il raggiungimento degli obiettivi è ormai di breve termine, e dunque il monitoraggio della traiettoria diventa uno strumento fondamentale. L’incontro prova a entrare nel merito e a far luce su alcuni aspetti salienti: scenari internazionali, contributo delle Regioni, tecnologie, reti elettriche e del gas.

Nell’ottica di condividere sforzi collettivi per mantenere vivo l’impegno di non superare 1.5°C dell’Accordo di Parigi (su un arco di tempo prolungato, poiché abbiamo visto come il 2024 abbia già superato tale limite), risulta interessante l’accostamento tra gli esiti della COP29 di Baku e i contributi dei responsabili regionali per l’attuazione dei piani energetici di Campania e Emilia-Romagna. Come dire, da Baku a Afragola.

Da un lato, Federica Fricano, direttore Affari Ambientali Europei del MASE, illustra le difficoltà crescenti in uno scenario geopolitico turbolento, con la prospettiva dell’uscita degli USA non solo dall’Accordo di Parigi ma dalla stessa Convenzione delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici. Dall’altro, Francesca de Falco, responsabile UOD Energia Regione Campania, e Attilio Raimondi, responsabile Attuazione Piano Energetico Regionale Emilia-Romagna, mettono in luce progressi e difficoltà quotidiane, ad esempio nel coordinamento con altri dipartimenti e assessorati, nell’attuazione del decreto Aree Idonee, nel dialogo con i comitati territoriali contrari all’installazione di impianti FER, nelle procedure di esproprio previste per l’eolico poiché può essere installato solo dove c’è vento, nelle normative in continua evoluzione, nelle scadenze.

Nella sua keynote, Paolo Arrigoni, presidente del GSE, il padrone di casa, dichiara: “La transizione è un’opportunità, ma voglio sottolineare che ci deve essere un impegno globale per evitare di lasciare indietro qualcuno. Dobbiamo scongiurare che gli alti costi dell’energia possano pesare sulla competitività delle imprese e sulle famiglie. Il GSE si sta impegnando per evolvere il proprio ruolo, da gestore a facilitatore della Transizione Energetica, nella consapevolezza che il sistema energia implica un approccio olistico”.

Dove eravamo e dove stiamo andando

In sintesi, i nuovi obiettivi PNIEC al 2030 riguardano:

  • riduzione delle emissioni GHG
  • Penetrazione delle rinnovabili nei consumi
  • sviluppo reti e interconnessioni elettriche
  • miglioramento dell’efficienza energetica
Target PNIEC Italia 2023 24 Vs UE
Target PNIEC Italia 2023-24 vs UE_Elaborazione AGICI

Vediamo nello specifico quanto i target PNIEC 2024 si discostano dalla bozza 2023 e quanto dagli obiettivi UE stabiliti da Fit455 e REPowerEU. I settori considerati dallo studio sono tre: FER, efficienza energetica, emissioni GHG (con relativi sottosettori).

  • FER. Per quanto, rispetto alla bozza 2023 (40,5%), l’ambizione sulla penetrazione delle rinnovabili nei consumi finali di energia sia rivista al ribasso, il target Italia supera comunque quello fissato dall’UE: a fronte di un target UE di 38,7%, il PNIEC 2024 punta a raggiungere un obiettivo del 39,4%. Relativamente alla quota di idrogeno verde nei consumi industriali, invece, a fronte di 42% previsto dall’UE, il PNIEC 2024 prevede un netto aumento: da 42% del 2023 a ben 54% del 2024.
  • Efficienza Energetica. Contro l’obiettivo UE di risparmio energetico annuo al 2030 (73,4 Mtep), la revisione italiana al 2030 prevede un aumento dei consumi di energia primaria e finale: da 122 Mtep della bozza 2023 a 123 Mtep del 2024; il che si traduce in un discostamento dagli obiettivi comunitari.
  • GHG. Il punto dolente sono le emissioni GHG (rispetto al 2005) del settore ESR (Effort Sharing Regulation). Per quanto, complessivamente, il settore dei gas a effetto serra abbia visto un miglioramento generale dell’ambizione, con l’innalzamento dei target di riduzione, si evidenzia una differenza sostanziale tra la riduzione GHG degli impianti ETS e quella relativa agli ambiti soggetti alla normativa ESR. Per i target ESR, l’Italia non raggiungerà il target UE 2030 (-43,7%), fissando l’obiettivo PNIEC a -40,6%. Per contro, rispetto ai settori ETS, l’Italia fissa un target di riduzione a -66% rispetto a -62% stabilito dalla UE.

Italia e Europa a confronto

L’Italia non è l’unico Paese a rischio. Anzi, considerando i target nazionali presentati da Germania, Francia, Spagna, Paesi Bassi, l’Italia non sembra nemmeno essere il fanalino di coda dei cinque Paesi presi in esame. Stando alle principali dimensioni del PNIEC (efficienza energetica, quota FER nei consumi finali, emissioni ESR), il quadro mostra uno scenario poco incoraggiante.

Sull’efficienza energetica, a parte la Francia, l’attuale quadro normativo di Italia, Germania, Spagna e Paesi Bassi non è adeguato al raggiungimento dei target nazionali per la riduzione dei consumi al 2030.

Sulla penetrazione delle FER, Italia e Spagna sembrano le uniche ben posizionate per raggiungere i target fissati, rispettivamente del 39,4% e 48%. Gli altri tre Paesi in esame – Germania, Francia e Paesi Bassi – non prevedono di raggiungere gli obiettivi nazionali.

Sul fronte delle emissioni ESR, solo Francia e Spagna prevedono di raggiungere il target nazionale di riduzione, rispettivamente -50% e -42% sui livelli del 2005. Le attuali politiche degli altri tre Paesi – Italia, Germania, Paesi Bassi – non sono allineate alla traiettoria per raggiungere la riduzione prevista dalle normative comunitarie.

Target Italia Vs Paesi UE
Target Italia vs Paesi UE

Indicatori smart per monitorare il processo

“Cosa vogliamo fare con il Monitor PNIEC 2025? L’idea è che diventi sempre più un monitoraggio costante in termini di indicatori. Il tema degli impatti e indicatori è che servono da paragone controfattuale. Cosa succede quando si applicano certe politiche? Sono importanti per dare la misura dell’efficacia delle politiche. Quindi sono importanti per confrontarsi con altre aziende, paesi e aree regionali”, spiega Barbara Antonioli, direttrice dell’Osservatorio Monitor PNIEC di AGICI.

Barbara Antonioli Durante Lintervento Foto Ilaria C. Restifo
Barbara Antonioli durante l’intervento_Foto Ilaria C. Restifo

Il metodo proposto da AGICI è quello di dare ai partner un feedback periodico sullo stato di avanzamento degli obiettivi. A questo scopo, si punta su indicatori cosiddetti SMART (Specifici, Misurabili, Available, Rilevanti, Tempestivi); parametri di riferimento mirati all’individuazione, misurazione, verifica e correttivi da applicare lungo il percorso. Nello specifico, si prevede di verificare l’implementazione delle misure nel tempo, permettere un confronto a livello territoriale, individuare criticità, intervenire con correttivi, misurare lo scostamento dai target, valutare possibili trade-off tra indicatori e obiettivi.

Il tutto, impostato sulla validazione degli indicatori e sull’analisi dell’affidabilità dati. Per quest’ultima si punta a dati disaggregati, poiché il complesso degli attori è eterogeneo: un indicatore disaggregato permette di indagare sulle differenze a livello di destinatari e area geografica.  Da questo punto di vista, l’approccio si configura come uno scambio di competenze con i partner e chi lavora sul campo.

I partner sono importanti nel validare gli indicatori. La validazione di chi lavora quotidianamente in quell’ambito è fondamentale per capire l’affidabilità del dato. Solo chi ha la conoscenza di cosa c’è dietro, può dire quanto è affidabile quella costruzione”, conclude Barbara Antonioli.

A margine dell’incontro, Marco Carta AD di AGICI, ha commentato per Canale Energia: “Quello che è emerso da questa giornata è che raggiungere gli obiettivi 2030 è possibile ma è complesso. Bisogna che una serie di soggetti – PA locale, nazionale, imprese, finanziatori, il pubblico – premino verso la stessa direzione. Anche perché, se vogliamo centrare questi obiettivi, il tempo è poco: quattro anni e qualcosa. Per quanto riguarda gli investimenti dei grandi progetti infrastrutturali, la raggiungibilità è più facile. Mentre le criticità maggiori risiedono negli investimenti a carico delle famiglie, come energetica degli edifici, mobilità elettrica. Le inefficienze maggiori risiedono per forza di cose nelle fasce più deboli della popolazione. Se vogliamo raggiungere gli obiettivi, diventa molto importante non lasciare indietro nessuno”.


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Consulente e ricercatrice freelance in ambito energetico e ambientale, ha vissuto a lungo in Europa e lavorato sui mercati delle commodity energetiche. Si è occupata di campagne di advocacy sulle emissioni climalteranti dell'industria O&G. E' appassionata di questioni legate a energia, ambiente e sostenibilità.