Il 99 per cento della popolazione mondiale respira aria inquinata. Non a caso, l’inquinamento atmosferico è causa di oltre sette milioni di decessi prematuri l’anno: le vittime sotto i cinque anni sono più di 700mila. È quanto emerge dalla seconda parte del report WWF “Non c’è salute in un ambiente malato”, dedicata all’aria e pubblicata oggi, 16 settembre.
L’inquinamento in Italia
Considerando che il 70 per cento degli europei vive in aree urbane, il problema richiede soluzioni urgenti nel nostro continente, dove, nel 2023, l’esposizione al PM2,5 ha causato 253mila morti premature, a cui si sono aggiunte 52mila morti causate dall’esposizione al biossido di azoto (NO2) e 22mila morti provocate dall’ozono (O3).
L’Italia è il secondo Paese in Europa per numero di decessi legati al PM2,5. La Lombardia, con 121 morti premature ogni 100mila abitanti, è la regione più inquinata dal particolato, seguita da Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna.
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L’inquinamento outdoor
Un altro problema è l’inquinamento outdoor che, come ricorda il WWF, provoca ogni anno più di tre milioni di decessi, di cui oltre 237mila di bambini di età inferiore ai cinque anni. L’inquinamento domestico è particolarmente pericoloso anche per i cani e i gatti che vivono nelle nostre case, che si muovono a un’altezza minore dalle superfici calpestabili, dove la concentrazione di inquinanti è generalmente più elevata e si depositano più sostanze nocive.
Il 99% della popolazione mondiale respira aria non sicura.
L’inquinamento atmosferico è una vera emergenza. Ne abbiamo parlato nella seconda parte del nostro report “Non c’è salute in un ambiente malato”👇#UrbanNaturehttps://t.co/q1UQzRUV3h
— wwfitalia (@WWFitalia) September 16, 2024
Urban Nature, la natura in città
Per assicurare il rispetto del diritto all’aria pulita, il WWF suggerisce di fare affidamento sulle soluzioni basate sulla natura. Con Urban Nature 2024, la “festa della natura in città” che torna il 28-29 settembre nelle piazze di tutta Italia, l’organizzazione vuole “raccontare alle persone che le piante hanno un ruolo chiave, soprattutto nelle aree urbane, perché operano un’azione di assorbimento e degradazione delle sostanze inquinanti, migliorando la qualità dell’aria”, spiega Eva Alessi, responsabile sostenibilità del WWF Italia.
“Peraltro, queste stesse soluzioni contribuiscono anche alla lotta al cambiamento climatico: parliamo di Nature-Based Solutions che non solo portano il verde nelle città, ma contribuiscono anche migliorare la qualità dell’aria, ridurre le temperature, prevenire e contenere i danni causati da inondazioni, mitigare i nubifragi improvvisi”, conclude Alessi.
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Quali alberi scegliere
Non tutti gli alberi però sono uguali, come si legge nel report. La capacità decontaminante dipende dalle caratteristiche morfologiche e micro-morfologiche delle foglie: gli alberi con una chioma ampia sono più efficaci nella mitigazione, in virtù della maggiore superficie fogliare, ma anche gli arbusti, pur avendo un apparato fogliare minore, sono molto importanti per creare barriere verdi di protezione in zone limitrofe alle sorgenti di emissione di inquinanti (strade e zone industriali).
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