Secondo uno studio realizzato da Arabesque S-Ray (società specializzata in metriche Esg), effettuato su un campione di quasi 3000 aziende quotate in borsa, solo il 18% di queste realtà ha messo in atto dei piani produttivi in grado di raggiungere gli obiettivi di Parigi entro il 2050. La ricerca, come riporta il Guardian, sottolinea come sia improbabile che oltre i 4/5 delle più grandi società a livello mondiale sia in linea con il percorso di decarbonizzazione fissati nel 2015.
Un terzo non rivela dati su emissioni
Dalla ricerca emerge inoltre come un terzo delle 200 principali aziende mondiali non comunichi i dati relativi alle proprie emissioni di gas serra. Un comportamento non in linea con un trend globale legato a una sempre maggiore richiesta di trasparenza in questo ambito.
Greenwashing, consigli per evitarlo
Altra questione cruciale, accanto a quella della reticenza nella comunicazione dei dati relativi all’impatto ambientale delle aziende, è quella del contrasto al greenwashing. In questo caso il focus è la strategia messa in piedi dell’azienda per costruire un’immagine positiva in ambito ambientale che in realtà non corrisponde al vero.
Per cercare di distinguere un reale impegno green da un’immagine falsata e artefatta, è importante verificare alcuni elementi. Ad esempio è opportuno valutare se la strategia green si inserisce in un approccio integrato che permea tutti i comparti aziendali e, soprattutto, se si snoda in un percorso temporale di lungo periodo. Altro elemento chiave è poi la capacità di impegnarsi con altre realtà in prima linea sui temi dell’ambiente.
Non va poi trascurata la credibilità con cui l’impresa declina i principi della sostenibilità all’interno della sua attività. In tal senso è opportuno valutare come un manager descrive la propria mission aziendale, l’ambiente di lavoro, le pratiche di impiego e l’approccio alla comunità, cercando di capire se è in linea con obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale, ambiti spesso legati tra loro.
La questione del settore minerario
Tra i tanti settori dove si riscontra il greenwashing c’è anche quello minerario. Secondo uno studio realizzato dal London Mining Network (LMN) e dal War on Want, associazione specializzata nella lotta ai reati ambientali legati al settore minerario, il comparto sta usando tattiche di greenwashing per sottolineare il suo ruolo rilevante, non corrispondente al vero, nella lotta ai cambiamenti climatici. Alcune industrie del settore minerario sostengono infatti che forniranno i minerali e i metalli necessari per la crescente domanda di energia rinnovabile. Tuttavia, la maggior parte della domanda di minerali e metalli “critici”, spiega l’associazione nello studio, non proviene dal settore delle tecnologie rinnovabili.
“Le società minerarie stanno promuovendo in modo aggressivo e cinico la loro attività distruttiva come soluzione all’emergenza climatica – sottolinea il ricercatore e autore del rapporto Benjamin Hitchcock – è fondamentale impedire alle industrie estrattive di fare greenwashing e fare propria la narrativa della transizione energetica”.
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