Italia sotto emergenza Pfas, acronimo inglese di: “perfluorinated alkylated substances”. E’ quanto segnala Greenpeace dopo aver svolto una serie di analisi e campionamenti nel paese. Quello che emerge è che anche la Toscana è inquinata da questo nemico invisibile.
“Il quadro di contaminazione che emerge dalle nostre analisi è tutt’altro che rassicurante. Alcuni casi sono ben documentati da almeno dieci anni, ma la Regione Toscana non ha mai affrontato seriamente il problema: manca infatti un provvedimento sugli scarichi industriali“, dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.
Cosa è il Pfas perchè è pericoloso
Una sostanza quella dei Pfas, che nascono negli anni ’40 come composti chimici detti “di sintesi”. Sono impiegati per rendere impermeabili gli indumenti e antiaderenti le superfice come nelle pentole, usati anche come prodotti ignifughi. Ma a un prezzo molto alto da pagare.
Difatti secondo la EFSA, Autorità europea per la sicurezza alimentare, i rischi per la salute nella esposizione a Pfas sono diversi. E’ stato registrato un aumento dei livelli di colesterolo nell’uomo. Non solo, può causare alterazioni a livello di fegato e tiroide, del sistema immunitario e riproduttivo, e alcuni tipi di neoplasie.
Manca una normativa contro la minaccia del Pfas in Italia
L’esposizione maggiore ai Pfas avviene attraverso ciò che mangiamo e beviamo. Per questo l’attenzione alla loro divulgazione nelle acque è centrale per tutelare la salute umana. Ma non ci sono leggi ne italiane ne tantomeno europee che stabiliscono dei limiti di tutela per l’esposizione a queste sostanze.
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“Dopo il Veneto, la Lombardia e il Piemonte, anche in Toscana sono emerse numerose criticità che confermano come l’inquinamento da PFAS sia un’emergenza nazionale fuori controllo. Per quanto tempo ancora il nostro governo continuerà a ignorare il problema condannando interi territori a subire gli effetti dell’inquinamento? Serve subito una legge nazionale che vieti l’uso e la produzione di queste pericolose molecole, non c’è più tempo da perdere” spiega Ungherese.
L’inquinamento in Toscana
Gli impatti dell’industria conciaria, tessile, florovivaistica e del cuoio erano già stati evidenziati dallo studio del 2013 del CNR-IRSA e dai rilievi annuali di ARPAT, ma dalle analisi di Greenpeace Italia si evidenzia che anche il distretto cartario lucchese contribuisce all’inquinamento da PFAS. D’altronde queste molecole sono molto impiegate nell’industria della carta.
Nello specifico l’indagine ha mostrato che:
- Nella quasi totalità dei casi i campionamenti sono stati effettuati nei fiumi, a monte e a valle degli impianti di depurazione industriale: il consorzio Torrente Pescia e Aquapur (distretto carta), i depuratori del distretto conciario (depuratore Aquarno) e del cuoio (depuratore Cuoio-Depur, che scarica nel Rio Malucco), i fiumi Ombrone, Bisenzio e Fosso Calicino (distretto tessile) e il torrente Brana (distretto florovivaistico).
- Le concentrazioni più elevate sono state rilevate nel Rio Malucco, nel Fosso Calicino, nel fiume Ombrone e nel Rio Frizzone a Porcari a valle del depuratore Aquapur.
- Nel fiume Ombrone la concentrazione a valle del distretto tessile è risultata circa 20 volte superiore rispetto a monte, mentre nel Rio Frizzone a valle del depuratore la presenza di PFAS era di circa 9 volte rispetto a monte.
Quali sono i Pfas più diffusi
Oltre a rilevare alcune delle singole molecole di PFAS più utilizzate, le analisi condotte da Greenpeace hanno permesso di effettuare una stima della presenza di tutti i PAFS, acronimo che racchiude più di diecimila molecole differenti.
Una delle contaminazioni più preoccupanti è stata individuata a valle di uno dei depuratori del distretto tessile a Prato, quello di Calice (4.800 nanogrammi/litro), seguito dal canale Usciana a valle del depuratore Aquarno (4.500 nanogrammi/litro) e nel Rio Frizzone a valle del depuratore Aquapur (3.900 nanogrammi/litro) a Porcari.
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