La velocità con cui scompaiono le specie sulla Terra oggi è di cinque volte superiore a come è stato nei secoli passati. “La perdita di biodiversità ha delle caratteristiche sistemiche che potrebbero scatenare dei rischi devastanti in altri settori” come ricorda Giovanni Ruta, economista ambientale senior World bank, tra gli intervenuti nel corso del web in air organizzato da Ispra per la “Giornata mondiale dell’ambiente, il momento della natura”.
Un dato che deve essere da monito alle politiche ambientali. Politiche che come i ministri dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa, e delle Politiche agricole alimentari e forestali, Teresa Bellanova, hanno sottolineato nel web in air, sono chiare: agricoltura sostenibile per l’ambiente e la società e sviluppo della green economy.
“Una tavola rotonda che segue di pochi giorni la strategia della biodiversità al 2030 dell’UE” spiega il presidente di Ispra Stefano Laporta: “vogliamo stimolare attenzione ai cittadini e il dialogo tra i diversi stakeholder politici”.
Una discussione che non si può esimere a quanto appreso nella tragedia Covid-19 come sottolinea la ministra delle Politiche agricole alimentari e forestali Teresa Bellanova: “Nel periodo della pandemia i lavoratori agricoli hanno assunto un ruolo istituzionale, permettendoci di avere, in un periodo che non era normale, della normalità. Una filiera strategica che non dobbiamo dimenticare” e per cui la Ministra intende sollecitare la costituzione di una “consulta climatica” con cui costruire il progetto strategico della nuova agricoltura che dovrà guardare a: digitalizzazione, agricoltura di precisione e nuovi mezzi di produzione.
Tutela della biodiversità strumento di crescita economica per il territorio
Un’azione in cui la stessa natura può essere la chiave di volta anche economica, come sottolinea il ministro dell’Ambiente Sergio Costa. “Serve fare un salto di qualità” riferendosi alle aree naturali protette che, come presenza sul territorio, sono state sempre accolte “come un limite non come un luogo da cui partire”. Questo è il concetto che il Ministro si è imposto di trasformare con l’introduzione delle Zea, Zone economiche ambientali. “Tutelando il bene collettivo, tuteliamo il territorio” che combacia con il Parco nazionale, “dove a tutte le aziende all’interno di questo perimetro che effettuano produzione certificata green diamo un sollievo economico per sviluppare e crescere nel comparto”.
L’approccio del ministro Costa fa sì che la tutela della biodiversità diventi uno strumento di crescita economica per il territorio. Crescita che ne garantisce anche la sopravvivenza. Un approccio concreto visto che, come ricorda Giovanni Ruta, economista ambientale senior World bank, “In Tanzania un dollaro di spesa pubblica nelle aree protette genera fino a 7 dollari di economia locale”.
Caporalato e ricatto delle persone fanno del buon cibo un prodotto macchiato che non ci possiamo permettere
Una risposta anche al richiamo della Bellanova “Se vogliamo rispondere alla sostenibilità ambientale, sociale ed economica dobbiamo tutelare il lavoro agricolo e la tutela del reddito degli agricoltori”. La ministra ricorda come “Il punto su cui ci dobbiamo interrogare è le condizioni con cui si arriva a produrre buon cibo”. Caporalato e ricatto delle persone fanno del buon cibo un prodotto macchiato che non ci possiamo permettere.
“Se un prodotto è costantemente venduto al costo di produzione, c’è qualcuno che sta pagando quel risparmio. L’ambiente con l’uso di sostanze nocive, un imprenditore che non riesce a far tornare i conti o un lavoratore che viene brutalmente sfruttato” azioni che sono, secondo la Bellanova, possibili da contrastare con “più coraggio e concretezza”.
Un passo importante certamente lo è stato la legge Clima che, ricorda Costa, ha trasformato il Cipe in Cipes, azione che fa sì “che non si potrà più immaginare una progettazione economica in Italia che non sia sostenibile”.
L’importanza di misurare la biodiversità
“L’integrazione delle politiche sta dando risultati concreto” sottolinea Alessandro Bratti, direttore generale di Ispra, riferendosi anche alla strategia europea unitaria. All’azione politica serve il monitoraggio di indicatori in grado di palesare gli effetti sul sistema nel suo complesso, azione che Ispra sta portando avanti.
Oltre la messa a punto degli indicatori “è fondamentale il coinvolgimento dei cittadini come Citizen science” anche facendoli entrare a tutto tondo nelle progettualità delle diverse azioni da intraprendere.
Per ricevere quotidianamente i nostri aggiornamenti su energia e transizione ecologica, basta iscriversi alla nostra newsletter gratuita
e riproduzione totale o parziale in qualunque formato degli articoli presenti sul sito.