“La digitalizzazione è un vettore di sostenibilità più della sostenibilità stessa”. Questa la sintesi dell’ultima indagine “Cosa pensano gli italiani del rapporto tra sostenibilità e digitale” a cura di Fondazione per la sostenibilità digitale illustrata dal presidente Stefano Epifani oggi a Roma nel corso del Digital sustainability day presso l’università Sapienza.
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Un italiano su tre è in grado di correlare il punto di vista ideologico con le conseguenze sociali di questo punto di vista. Gli altri no. Non solo un italiano su due che vive nei piccoli centri non sa cosa sia la sostenibilità “è un insostenibile analogico” spiega Epifani.
Gli abitanti piccoli comuni i più preoccupati dal digitale
Il 34% degli abitanti delle grandi città ha una conoscenza limitata o nulla del concetto di sostenibilità. Ma questa percentuale sale di quasi 20 punti percentuali, al 53%, se i considerano i comuni con meno di 3000 abitanti. Inoltre il 9% degli intervistati ha acquisito diffidenza sulla intelligenza artificiale (64%). Un dato che illustra come sia necessario aumentare la consapevolezza su questo tema. “Si arriva così al paradosso che nei piccoli comuni la digitalizzazione non è utilizzata mentre dovrebbero essere quelli più favoriti dall’integrazione di questi servizi” – evidenzia ancora Epifani.
Inoltre la digitalizzazione viene percepita come ostacolo allo sviluppo sostenibile, sopratutto per gli abitanti dei piccoli centri (58%) rispetto i residenti nelle grandi città (44%).
Uso della intelligenza artificiale
Infine l’uso della intelligenza artificiale è molto più limitato di quanto si possa ipotizzare. Intanto tra chatGPT, Gemini e Copilot la prima è la più conosciuta (61%). Mentre come utilizzo si attesta al 24%. Anche qui permane la differenza tra piccoli e grandi centri con un rapporto di uso che varia dal 4% al 13%. Mentre per Gemini e Copilot le percentuali di utilizzo non superano il 4%.
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