Sostenibilità, ambiente e, perché no, turismo. Questo trittico sta trovando sempre più risposte nelle proposte di tour operator specializzati e, soprattutto in Francia e in Spagna, inizia a crescere il numero di proposte interessanti. Un’esperienza che nasce nei primi anni ’90 su spinta di un gruppo di lavoro per l’Unione internazionale per la soddisfazione della natura. L’idea è di realizzare un report “Loving then to dead – amandoli fino alla morte” che analizzi il rapporto tra turismo e risorse naturali delle aree protette. L’obiettivo è capire come preservarli entrambi. L’iniziativa si è poi strutturata ed estesa su suolo europeo grazie a un finanziamento della Commissione europea con cui si è avviato un programma arrivato a coprire un network di diverse aree protette in 19 paesi europei. La Carta del turismo sostenibile nasce come strumento dal basso in grado di intercettare le esigenze e le idee di chi lavora sul campo. “Uno strumento volontario con pochi costi iniziali e in grado di essere valorizzato da strumenti di finanziamento indiretti che dipendono però dalla capacità degli enti di saperli valorizzare”, spiega a Canale Energia Giacomo Benelli, Responsabile per la Europarc Federation della Carta del Turismo sostenibile nelle aree protette.
Coinvolgimento di istituzioni locali ma soprattutto di imprese e cittadini del posto, il tutto spalleggiato da una innegabile competenza tecnologica. Gli stessi ingredienti li ritroviamo in un caso italiano di turismo sostenibile alle isole Egadi. Un’occasione di successo replicabile anche in altri spazi: “Il progetto Egadi nasce nel 2011 con l’intento di realizzare una best practice in un’area che fosse simbolo del delicato equilibrio ambiente e presenza umana”, evidenzia a Canale Energia Roberto Morabito, Direttore del Dipartimento Sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali (SSPT) dell’Enea, ente che ha curato l’iniziativa. “Il nostro è stato un approccio olistico che ha incluso le diverse realtà del territorio e che con i risultati è stato anche in grado di vincere le diffidenze iniziali”. Un esperimento che ha comportato diversi riconoscimenti all’Ente e un rilancio dell’economia del territorio, con la considerevole soddisfazione dei cittadini dell’Isola.
Le stesse dinamiche del turismo a Favignana stanno cambiando. Dalla frequentazione di una sola giornata sono aumentati i pernottamenti sull’isola, come la stagione vacanziera. L’impennata estiva, che vede l’isola passare da 4mila a 60mila abitanti tra luglio e agosto, è accompagnata oggi da una lieve flessione, rappresentabile con una curva gaussiana che plana dolcemente tra aprile e ottobre. “La destagionalizzazione dei flussi turistici è un elemento che aiuta l’ambiente, che è poi il centro del valore di habitat come Favignana”.
Un approccio smart
Per ottenere un reale risultato positivo per l’ambiente è necessario adottare un approccio smart. “Di fatto effettuare interventi sostenibili separati tra loro potrebbe non portare al risultato sperato. E’ necessario mettere a sistema le diverse componenti di un territorio: dall’energia alla gestione dei rifiuti all’approvvigionamento idrico a effettivi interventi sul territorio” (Come è stato il caso del reimpianto di tappeti di Poseidonia nei fondali marini ndr https://www.canaleenergia.com/archivio-articoli/3446-il-turismo-sostenibile-parte-dalle-isole.html), sottolinea Morabito.
“Il dialogo con gli stakeholder è al centro della Carta che si compone, appunto, di un approccio suddiviso in tre fasi”, spiega Benelli. “La prima consiste nel riconoscimento del lavoro fatto dall’area protetta, prevede una durata di cinque anni in cui si deve organizzare un piano di azione condiviso da un forum permanente – che si riunisca almeno una volta l’anno – e in cui si devono valutare le azioni fatte e da fare sia con fondi pubblici che privati. Passati i primi cinque anni, fase che per l’Italia sta vivendo il Parco naturale delle Cinque Terre ad esempio, c’è il secondo step che consta di tre anni in cui si attivano, sempre su base volontaria, le imprese locali. Le azioni a questo punto possono essere diverse: integrazione di energie rinnovabili sul posto; uso di impianti di riuso dei reflui; efficienza energetica; e riciclo o riduzione della produzione dei rifiuti. Segue poi una terza fase, che al momento è in essere soprattutto in Francia e Spagna, che prevede la realizzazione di ‘pacchetti sostenibili’ con tour operator specializzati”, conclude Benelli.
Molte indagini di mercato mostrano come gli italiani siano un popolo attento alla sostenibilità e questo target è ancora poco sfruttato sotto il profilo di marketing e di sviluppo di offerte turistiche e commerciali: “Se riuscissimo a spostare l’attenzione sul turismo sostenibile saremmo competitivi e attrattivi per un mercato in netto sviluppo come il turismo ambientale. D’altronde, l’Italia sta perdendo quote percentuali di turismo, valori che la sostenibilità può farci riacquistare”, sottolinea Morabito che ricorda come l’Ente possa mettere a disposizione tanta tecnologia per le imprese italiane.
Quali fondi per sperimentare il turismo sostenibile
Il nodo centrale restano i fondi. L’attivazione dei finanziamenti per progetti di questa entità non è banale, per questo è importante saper guardare a partenariati con l’Unione europea. L’Enea su questo è molto attiva, come spiega Morabito: “Abbiamo presentato a febbraio il progetto ‘Go islands’ che prevede un partenariato tra tre isole europee: Favignana, l’isola del Ferro (Spagna) e Lesbo (Grecia). Partecipano come osservatori anche le isole di: Portogallo, Danimarca ed Estonia. Ci stiamo muovendo anche su suolo italiano con l’ANCIM, l’associazione nazionale comuni delle isole minori, con cui abbiamo siglato un accordo in cui ci rendiamo disponibili a replicare l’approccio e le tecnologie adottate a Favignana su altre isole”.
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