Politiche e investimenti per decarbonizzare il sistema energetico italiano al 2035

Uno studio commissionato da Legambiente, Greenpeace Italia e WWF Italia delinea il percorso del nostro Paese verso il passaggio alle fonti rinnovabili.

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Foto Unsplash

L’Italia potrà disporre di un sistema elettrico sostanzialmente decarbonizzato al 2035, rispettando l’impegno preso al G7 di maggio 2022? La risposta è sì, secondo uno studio commissionato da Legambiente, Greenpeace Italia e WWF Italia, realizzato da ECCO e Artelys.

Per centrare l’obiettivo, in base ai risultati presentati nella capitale il 12 giugno, servirà un incremento di oltre 90 GW di rinnovabili rispetto alla capacità installata del 2021: una cifra di poco superiore agli 85 GW già prefigurati da Elettricità Futura. Pertanto, sarà necessario un netto cambio di passo rispetto agli attuali livelli di installazione annua di capacità rinnovabile (circa otto volte di più). In questo scenario, il contributo della generazione a gas fossile nel 2035 sarà pressoché nullo.

Un nuovo sistema energetico per affrontare la crisi climatica

“L’analisi che presentiamo dimostra come, anche in Italia, la transizione energetica verso una base completamente rinnovabile del sistema elettrico sia ampiamente possibile e con tecnologie già disponibili”, ha commentato Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia. “Combattere la crisi climatica implica soprattutto un cambio di paradigma energetico: occorre elettrificare progressivamente gli usi dell’energia e produrre idrogeno da rinnovabili ove necessario. Si può fare, si deve fare. Chi continua a negarlo, si attesta su posizioni ideologiche a conservazione del sistema fossile”.

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Stando all’indagine commissionata dalle tre organizzazioni, non sarà necessario ricorrere alle tecnologie di Carbon Capture and Storage (CCS), troppo costose. Si presuppone però il raggiungimento di un livello di investimento in batterie non inferiore alle stime fatte dai gestori di rete europei, e una sufficiente produzione di idrogeno verde per l’industria.

Lo sviluppo di reti, sistemi di accumulo e comunità energetiche

“Lo studio che abbiamo presentato oggi conferma come le fonti pulite siano la strada giusta da percorrere, ma il nostro Paese deve accelerare il passo e velocizzare gli iter autorizzativi, a partire dai nuovi progetti di fotovoltaico ed eolico, accelerando la realizzazione dei grandi impianti; lo sviluppo dell’agrivoltaico, di reti e accumuli; la diffusione delle comunità energetiche e degli impianti di digestione anaerobica; replicando le esperienze virtuose e aprendo tanti cantieri che vanno nella giusta direzione della transizione ecologica”, ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente di Legambiente.

Il ruolo del prossimo Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima

Per contenere i costi della transizione, infatti, serviranno diverse politiche abilitanti, dagli interventi nel processo autorizzativo degli impianti rinnovabili all’applicazione del nuovo dispacciamento elettrico con l’integrazione di tutte le fonti di flessibilità; dall’abilitazione dell’efficienza energetica e della demand response dei consumatori all’eliminazione degli investimenti nel sistema elettrico incoerenti con la decarbonizzazione.

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“Le fonti rinnovabili, soprattutto fotovoltaico ed eolico, garantiscono indipendenza, sicurezza energetica, maggiore resilienza agli impatti ormai in atto del cambiamento climatico. Nel contempo, dobbiamo accelerare la dismissione delle infrastrutture fossili, dal carbone al gas. La ricetta c’è, gli ingredienti anche, ora serve la volontà politica: è di questo che c’è bisogno nel prossimo PNIEC”, ha concluso Luciano Di Tizio, presidente di WWF Italia.


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