Il Pnrr è “forse l’investimento più importante” che il nostro Paese abbia conosciuto “sul fronte della questione ambientale” spiega la deputata Rosella Muroni vicepresidente di Facciamo Eco federazione dei verdi nel gruppo Misto. Eppure il gruppo si è astenuto dal votarlo oggi 27 aprile alla Camera perché, come spiegano in una conferenza stampa nel pomeriggio, i rappresentanti del movimento ecologista: “Manca da un lato il Parlamento dall’altra la società civile”. Cosa è accaduto quindi? “Non possiamo non sottolineare (al presidente del Consiglio Mario Draghi n.d.r.) che c’è un problema di metodo” per cui il documento è stato stilato in modo “poco condiviso”. La “versione finale arrivato ieri alle 14”. Poco prima quindi della discussione alla Camera del testo. Mentre come bozza i parlamentari hanno lavorato sul Conte due che differisce totalmente da quanto presentato.
Capiamo il bisogno di accorciare le tempistiche, spiega la Muroni, ma “si potevano creare dei percorsi di condivisione e confronto con la società civile”, citando anche l’esempio della consultazione pubblica che la Spagna ha aperto per 15 giorni. Rimarcando come sono le tante realtà e associazioni sul territorio “hanno mandato i loro contributi e che non sono stati ascoltati”.
“Chiediamo a Draghi un cambio di passo” sottolinea il deputato Andrea Cecconi. “Guardare oltre la sua esperienza personale e ascoltare di più chi si sta battendo da anni per clima. Che sono i giovani che hanno delle aspettative e delle richieste che devono essere ascoltate”.
Ottimi i titoli del Piano, ma serve lavorare sui progetti
Nel Pnrr c’è “uno sbilanciamento fortissimo su idrogeno e alta velocità” spiega la Muroni. Mentre “riteniamo che si dovesse investire di più su trasporto pubblico locale e delle città” per essere all’altezza della sfida climatica.
Altro punto critico la scelta dell’idrogeno come punto centrale e nodale. Per quanto “Sul fronte energetico va benissimo l’idrogeno, dobbiamo finanziare soprattutto le rinnovabili” per raggiungere gli obiettivi dati dall’Europa. Mentre con i dati degli investimenti ad oggi si arriverebbe a 30-40 anni ai target europei, sottolinea la Muroni che ricorda come l’Italia abbia saltato l’appuntamento importante sui corridoi marini per l’eolico off shore il cui termine era il 31 marzo.
“Non abbiamo ancora visto il collegato tecnico di cosa viene esattamente finanziato. Sono ottimi titoli ma quali sono i progetti?” Si chiede la vicepresidente di Facciamo Eco. “Saranno fondamentali le riforme collegate al Pnrr. Voglio sottolineare tema della semplificazione, ma non vengono mai citati di controlli nel Piano”. Serve quindi semplificare sì, ma “irrobustendo i controlli”, facendo si di “effettuare controlli ambientali importanti” rimarca la Muroni.
Infine necessità di aprire un dibattito pubblico, di effettuare una riforma fiscale che consideri che in chi inquina di più, paghi di più e di meno chi inquina meno. “E questo vale per imprese e cittadini” insiste la Muroni. Buono che si affronta finalmente il tema della bonifica dei siti orfani.
“Non si parla di biologico, di sussidi ambientali dannosi” sottolinea Cecconi. Manca un aspetto realmente attento al tema della parità femminile e al peso sostenuto durante la pandemia dalla donne. Che tra Dad e lavoro hanno visto aumentare il loro carico emotivo e lavorativo, come ricorda Federica Vinci di Volt, movimento progressista e paneuropeo invitato alla discussione, proprio per dare voce alle realtà attive della società.
Insomma come rimarca il deputato di Facciamo Eco Alessandro Fusacchia “Il Pnrr è solo l’inizio del Piano. Ora si comincia a lavorare a alla sua messa in opera” lavoro in cui ecologisti e realtà associative non possono mancare.
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