Senza compiere progressi sul consumo delle risorse, l’UE non sarà in grado di
raggiungere gli obiettivi in materia di cambiamento climatico.
L’estrazione eccessiva di materie, la produzione e il consumo di risorse materiali sono i tre fattori che generano la crisi climatica.
In questo scenario, il report “The Missing piece of the EU Green Deal. The case for an EU Resources law” a cura della società di consulenza Tulip e dello IEEP – Institute for European Environmental Policy, sottolinea come la UE consumi più di quanto dovrebbe per mantenere un equilibrio corretto tra le parti.
Per questo sarebbe necessario affrontare il tema del consumo di risorse materiali istituendo una legge che possa sostenere i quattro obiettivi stabiliti nel Circular Economy Action Plan (CEAP).
Secondo gli esperti tale legge permetterebbe di coniugare l’attuale qualità della vita con
un cambiamento di sistema complessivo più sostenibile e con meno sprechi di risorse.
Le quattro principali ragioni per elaborare una legge europea sulle risorse materiali:
- ridurre il consumo eccessivo dell’UE;
- affrontare le carenze stabilite nel CEAP;
- sviluppare un approccio ambientale coerente nell’UE;
- sfruttare il crescente interesse nel consumo di risorse materiali.
Il consumo eccessivo di materiali pro capite
Dal rapporto dell’International Resources Panel emerge come l’impronta globale dei materiali sia già oltre i limiti ecologici, in quanto è sopra le 100 tonnellate all’anno; un valore che si prevede raddoppi nei prossimi 40 anni. In questo scenario, l’UE non è da meno.
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L‘impronta materiale dell’UE, o il consumo di materie prime RMC, ha raggiunto il picco di 18 tonnellate pro capite nel 2007/2008, poco prima della crisi finanziaria.
RMC: consumo di materie prime RMC, che sarebbe l’importo totale di materie prime estratte necessarie per produrre i beni ei servizi consumati dai residenti dell’UE
Solo nel 2021 l’UE ha registrato un RMC pari a 14,1 tonnellate pro capite. Il doppio del livello di consumo sostenibile.
Per questo in Europa sono stati superati cinque impatti: particolato, ecotossicità in acqua dolce, cambiamenti climatici, uso di prodotti a base di combustibili fossili e uso di minerali e metalli risorse.
Un dato molto alto se guardiamo a cosa stanno facendo le altre nazioni.
Un’economia circolare per rigenerare più di quanto si consumi
Diventa necessario accelerare la transizione verso un modello di crescita rigenerativa che
restituisce al pianeta più di quanto serva. Solo così sarà possibile contrastare il depauperamento delle risorse. La buona notizia è che, secondo gli esperti, tale conversione in realtà permetterebbe uno sviluppo economico maggiore rispetto alla attuale economia lineare anche se ne scardina gli attuali fondamenti.
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In questo scenario è necessario tenere ben chiaro l’obiettivo finale di riduzione delle emissioni; altrimenti, l’impatto dei combustibili fossili potrebbe essere sostituito da quello delle “materie prime non energetiche“.
Per questo è strategico accompagnare i cambiamenti economici necessari tra diversi settori con modelli di business innovativi.
Le azioni degli stati membri ad oggi non sono giuridicamente vincolanti
Il punto debole degli obiettivi di riduzione del consumo di risorse nei piani di economia circolare che alcuni Stati membri dell’UE stanno avviando come l’Austria, il Belgio (Fiandre e Vallonia), la Finlandia e i Paesi Bassi è che non sono giuridicamente vincolanti.
“Di conseguenza” spiegano gli esperti del report “rimangono aspirazioni e non inducono a un cambiamento reale”. Gli analisti evidenziano come non abbiano trovato alcun collegamento diretto tra “avere un materiale obiettivo di consumo delle risorse e riduzione dell’impronta materiale pro capite negli ultimi dieci anni”.
Per questo, il panel sottolinea come sia necessaria una legge UE sulle risorse materiali.
Cosa dovrebbe prevedere una legge UE sulle risorse materiali
La legge sulle risorse materiali dovrebbe secondo lo studio includere almeno:
- una risorsa materiale con un obiettivo di riduzione del consumo (e obiettivi intermedi);
- obiettivi settoriali specifici per ogni Stato membro dell’UE;
- obiettivi nazionali, accoppiati con indicatori;
- l’obbligo di istituire un organismo scientifico indipendente focalizzato
sulle risorse materiali; - l’obbligo per gli Stati membri dell’UE di adottare risorse materiali nazionali;
- piani di riduzione del consumo;
- un riferimento ai piani settoriali;
- un meccanismo di monitoraggio.
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