Dobbiamo imparare a investire nella natura, invece di continuare a sfruttarla senza sosta. Il 15 maggio è stato l’Overshoot Day per l’Italia: ciò significa che il nostro Paese ha già finito le risorse che la Terra è in grado di offrirgli. A livello globale cadrà il 2 agosto, come annunciato dall’organizzazione Global Footprint Network il 5 giugno, data della Giornata mondiale dell’ambiente.
Decarbonizzare l’atmosfera e “ricarbonizzare” la biosfera
Non è un caso se la stessa settimana, l’8 giugno, si è celebrato il World Oceans Day. “La stabilità climatica deriva dal ciclo globale del carbonio che coinvolge gli oceani, le terre emerse e l’atmosfera”, ha commentato Carlos Duarte, professore di Scienze Marine all’Università King Abdullah, in occasione del Blue Economy Summit che si è svolto a Milano durante l’Ocean Week. “L’uomo ha alterato questo ciclo. Per ristabilirlo, può ridurre le emissioni di gas serra grazie all’efficienza energetica e alle rinnovabili, oppure tramite la cattura del carbonio, o il ripristino degli ecosistemi. Sono due le strategie chiave: decarbonizzare l’atmosfera e ‘ricarbonizzare’ la biosfera”.
Il potenziale economico del ripristino degli ecosistemi
Il cambiamento di uso del suolo (land use change) è responsabile del 38 per cento delle emissioni globali: questo fa comprendere il potenziale delle attività di ripristino degli ecosistemi. I mangrovieti, le torbiere e le praterie di fanerogame (tra cui la Posidonia) rappresentano i più importanti serbatoi di carbonio al mondo. Per questo, si parla di “carbonio blu”, per distinguerlo da quello verde che viene immagazzinato dalle foreste.
Ecco perché il capitale naturale blu diventa un nuovo asset. “Con questo approccio, il guadagno finalmente non deriva dall’estrazione, ma dalla ricostruzione. Ogni dollaro investito nell’oceano ha un ritorno di dieci dollari”, ha spiegato Duarte. Un vero e proprio cambio di paradigma cui possiamo concretamente aspirare, come dimostra lo studio Rebuilding marine life sulla rivista Nature: la ricostruzione del Pianeta diventa obiettivo della Quarta rivoluzione industriale.
“Natural capital is the new real estate”.
James Sternlicht, fondatore the Peace Department.
Il valore della natura e dei servizi ecosistemici
Lo ha confermato anche Ralph Chami, co-fondatore di Blue Green Future & Rebalance Earth. La Terra corre attualmente due rischi gemelli: la crisi climatica e la perdita del capitale naturale. Tra le soluzioni, una è particolarmente intuitiva: ripristinare il capitale naturale per mitigare il rischio climatico. Il valore della natura è inestimabile, ma in realtà i suoi servizi possono essere quantificati dal punto di vista economico. Il valore di una balena supera, secondo il Fondo monetario internazionale, i due milioni di dollari. Anche queste splendide creature marine, infatti, costituiscono dei serbatoi di carbonio viventi. E le loro feci contribuiscono ad alimentare gli organismi fotosintetizzanti presenti nell’oceano.
Nuovi mercati finanziari per una Nature-Based Economy
In quest’ottica, investire nella natura non è qualcosa di filantropico, ma un’attività redditizia. Come passare, però, alla creazione di veri e propri mercati finanziari? Le analisi di Chami e del suo gruppo di lavoro hanno messo in evidenza cinque passaggi fondamentali:
- quantificare i flussi di cassa;
- definire il quadro normativo;
- garantire la trasparenza delle operazioni, per esempio tramite blockchain;
- assicurare la coerenza temporale delle misure di rischio;
- armonizzare i sistemi di misurazione.
Può sembrare un approccio cinico, forse, ma non lo è affatto. È l’unico modo per dissociare la crescita economica dallo sfruttamento delle risorse, garantendo uno sviluppo sostenibile. Parliamo davvero di un concetto rivoluzionario.
Leggi anche: Cosa prevede l’Accordo sulla biodiversità raggiunto alla Cop 15
Per ricevere quotidianamente i nostri aggiornamenti su energia e transizione ecologica, basta iscriversi alla nostra newsletter gratuita
e riproduzione totale o parziale in qualunque formato degli articoli presenti sul sito.