Nel 2023, il nostro Paese ha sperimentato una nuova riduzione dei consumi di energia primaria (-2,5 per cento), dovuta principalmente alla diminuzione dei consumi di gas per il riscaldamento, ai prezzi ancora alti dell’energia e alla contrazione della produzione industriale.
Anche se il petrolio è tornato a essere la prima fonte di energia, il fabbisogno coperto dalle fonti fossili – petrolio, gas e carbone – ha segnato il minimo degli ultimi cinquant’anni, ovvero il 71 per cento. Pur essendo ancora una percentuale molto elevata, ha contribuito a un forte calo delle emissioni di anidride carbonica (-8 per cento).
Nuovo massimo storico per eolico e fotovoltaico
È quanto risulta dall’Analisi del sistema energetico italiano nel 2023, pubblicata il 29 febbraio dall’ENEA. Il report evidenzia anche un nuovo massimo storico per eolico e fotovoltaico, che sono arrivati a coprire il 17,5 per cento della domanda su base annua, grazie alla crescita della capacità installata.
📈 Nel 2023 lo scenario energetico nazionale è stato caratterizzato da un forte calo delle #emissioni di anidride carbonica (-8%) e da una nuova riduzione dei #consumi di #energia primaria (-2,5%).
📊Analisi @ENEAOfficial per l’intero 2023👇 @MASE_IT https://t.co/btIP3DtyWP
— ENEA (@ENEAOfficial) February 29, 2024
In questo scenario, la transizione del sistema energetico ritrova il passo verso la decarbonizzazione, misurata dall’ENEA attraverso l’indice ISPRED che registra, nel 2023, un miglioramento del 25 per cento rispetto al 2022.
Il trend di decarbonizzazione
“Per i prossimi anni è prevedibile che il trend positivo di decarbonizzazione continui nel settore della generazione elettrica. Resta comunque difficile realizzare quel tasso di riduzione delle emissioni, intorno al 5 per cento medio annuo, necessario per raggiungere il target di decarbonizzazione atteso al 2030”, puntualizza Francesco Gracceva, il ricercatore dell’ENEA che ha coordinato l’analisi.
La spesa pubblica in ricerca energetica
Il report evidenzia infine come, a fronte di un aumento del 25 per cento della spesa pubblica in ricerca energetica su scala globale, in Italia sia cresciuta solo dello 0,6 per cento. Si segnalano risultati positivi sul fronte dell’idrogeno e del nucleare, ma particolarmente negativi nell’ambito dell’efficienza energetica.
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