Secondo il dossier “Still not getting energy prices right: a global and country update of fossil fuel subsidies” realizzato dal Fondo monetario internazionale sono 5,9mila miliardi di dollari i sussidi erogati nel 2020 alle fonti fossili, corrispondenti al 6,8% del Pil mondiale. Cifra in controtendenza con le prescrizioni europee e globali sul clima che è però destinata a salire ulteriormente, date le previsioni del Fondo, che indicano un aumento entro il 2025 fino al 7,4% del Pil.
I ricercatori del Fmi, in un articolo pubblicato sul quotidiano britannico The Guardian, affermano: “La sottovalutazione dei prezzi dei combustibili fossili porta a un consumo eccessivo che accelera il riscaldamento globale allontanando la transizione verso le fonti energetiche rinnovabili. Un prezzo efficiente del carburante fossile, che ne rifletta i reali costi ambientali e di approvvigionamento, potrebbe ridurre entro il 2025 le emissioni globali di anidride carbonica globali del 36%, in linea con il mantenimento del riscaldamento globale a 1,5 gradi”.
Il commento di Aiel
Commenta il dossier Annalisa Paniz, direttrice generale di Aiel, Associazione italiana energie agroforestali, che dichiara in una nota stampa: “Le fonti fossili sono la causa principale del cambiamento climatico e del riscaldamento globale. È necessario dunque superare la logica dei sussidi e promuovere in modo più strutturato le fonti rinnovabili come le biomasse legnose, che sono già oggi la principale fonte energetica rinnovabile e carbon-neutral del nostro Paese nel settore termico e possono contribuire a ridurre le emissioni di CO2. Proprio il loro utilizzo, conclude Paniz, ha già consentito all’Italia di raggiungere con due anni di anticipo la quota obiettivo di energie rinnovabili al 2020 fissata dalla Ue”.
Il confronto sulle emissioni di CO2
La biomassa legnosa può costituire una preziosa alleata nella lotta al cambiamento climatico, grazie alla gestione forestale sostenibile, infatti quando la biomassa proviene da foreste dove il carbonio è stabile o in aumento, le emissioni prodotte al momento della combustione sono controbilanciate dalla crescita delle foreste in cui è stato prodotto il combustibile. Invece, i combustibili fossili rilasciano anidride carbonica fissata durante le diverse ere geologiche, che non può essere riassorbita.
Se si paragonano il gasolio, che emette in atmosfera 326 kg di CO2eq, il Gpl 270 kg di CO2eq, il metano 250 kg di CO2eq, appare chiaro il divario con il pellet e la legna da ardere che emettono, rispettivamente, 29 kg di CO2eq e 25 kg di CO2eq (Eltrop, Ludger, 2018).
Commenta la direttrice: “Questi dati ci spingono ad affermare che l’uso di biomasse legnose per la produzione di calore consente di ridurre le emissioni di CO2eq tra l’89% e il 94% rispetto ai combustibili fossili tradizionali. Per Aiel, il calore da biomassa legnosa, all’interno di un mix energetico intelligente capace di sfruttare al meglio le caratteristiche di ogni tecnologia, offre una soluzione matura, sicura, praticabile ed economica al problema della decarbonizzazione e può contribuire a realizzare una transizione socialmente equa ed efficiente in termini di costi verso un’economia climaticamente neutra entro il 2050”.
Per ricevere quotidianamente i nostri aggiornamenti su energia e transizione ecologica, basta iscriversi alla nostra newsletter gratuita
e riproduzione totale o parziale in qualunque formato degli articoli presenti sul sito.