La natura al centro della politica, il Manifesto del WWF in vista delle elezioni europee

Dall’esito delle votazioni di giugno dipende il futuro del Green Deal. Ne discutiamo con Dante Caserta del WWF Italia.

Elezioni europee, WWF Natura Chiama Europa
Foto Pixabay

Quest’anno, ci sono tanti appuntamenti da segnare in agenda. Fra questi, spiccano le elezioni europee che, in Italia, si svolgeranno l’8 e il 9 giugno. Per l’occasione, il WWF ha lanciato l’Osservatorio “Natura chiama Europa”, per sensibilizzare gli elettori sull’importanza del voto e mettere a confronto le proposte programmatiche dei partiti italiani su ambiente e clima.

La campagna informativa del WWF

“Le prossime elezioni europee saranno particolarmente importanti, perché c’è un dibattito aperto intorno al Green Deal. Riteniamo essenziale che i cittadini arrivino preparati, anche mettendoli a conoscenza delle scelte che i singoli partiti hanno preso in occasione di votazioni fondamentali per l’ambiente, come quella sulla Nature Restoration Law. A spiegarlo è Dante Caserta, responsabile Affari legali e istituzionali del WWF Italia, specificando che l’organizzazione rimane apartitica. “Analizzeremo i programmi elettorali presentati a livello italiano, anche attraverso il confronto diretto con i candidati”.

La lotta contro crisi climatica e perdita di biodiversità

Il WWF ha intenzione anche di presentare ai partiti le sue, di proposte. Ha infatti redatto un Manifesto che ha l’obiettivo di “Mettere le persone e la natura al centro delle nostre politiche”, arrivando a porre fine alla dipendenza dai combustibili fossili e a dare priorità alle soluzioni basate sulla natura per una maggiore sicurezza e resilienza, assicurando al tempo stesso una transizione equa.


“Noi riteniamo che la transizione ecologica sia ormai qualcosa di ineludibile. I ritardi accumulati finora ci impongono una maggiore rapidità nell’adozione di scelte che avrebbero potuto essere compiute in maniera più graduale. Prima di tutto, cercando di mitigare i cambiamenti climatici, anche attraverso i piani di adattamento: dobbiamo riorganizzare i nostri stili di vita tenendo conto di situazioni che pensavamo avrebbero riguardato solo le generazioni future, ma invece riguardano anche noi”, prosegue Caserta.

“L’altra grave problematica è la perdita di biodiversità, che deve essere assolutamente arrestata, anche rispettando gli obiettivi internazionali a cui il nostro Paese ha deciso di allinearsi, ovvero la tutela del 30 per cento del territorio sia terrestre sia marino. Al momento, l’Italia è ferma circa al 20 per cento su scala nazionale, ma è messa ancora peggio rispetto alle aree marine protette. Altra necessità importante è che la transizione ecologica sia equa e giusta, e non lasci indietro nessuno. Considerando che i costi dell’inazione sono più alti di quelli dell’azione, il primo passo da compiere è orientare i sussidi ambientalmente dannosi verso altre direzioni”.

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Le dieci richieste dell’organizzazione

Le principali ambizioni del WWF sono riassumibili nelle dieci richieste che l’ONG ha messo nero su bianco in vista delle elezioni europee:

  1. raggiungere la neutralità climatica;
  2. proteggere le foreste del Pianeta;
  3. rafforzare governance, democrazia e accountability dell’UE;
  4. integrare le sfide climatiche e ambientali nell’azione esterna dell’UE;
  5. investire nella natura per il benessere delle persone e del Pianeta;
  6. salvaguardare la salute dei mari;
  7. promuovere la finanza verde;
  8. rendere il cibo sostenibile accessibile a tutti;
  9. agire per il risparmio idrico;
  10. porre fine ai reati contro la fauna selvatica.

Gli obiettivi europei in termini di riduzione delle emissioni

L’Unione europea si è posta l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica, la prima delle dieci richieste del WWF, nel 2050. È prevista una tappa intermedia, ovvero una riduzione delle emissioni di gas serra del 55 per cento entro il 2030. Solo pochi giorni fa, il 6 febbraio per la precisione, la Commissione ha proposto l’introduzione di un nuovo target intermedio: un taglio del 90 per cento delle emissioni entro il 2040.

elezioni europee WWF
Foto di Alexandre Lallemand/Unsplash

Secondo il WWF, tuttavia, non è abbastanza: “Continuiamo a ritenere che si debba essere più ambiziosi: abbiamo più volte ribadito che una transizione lenta, se non ti permette di raggiungere gli obiettivi che ti sei prefissato, non è altro che una transizione inutile. Come tutti i cambiamenti, anche l’abbandono delle fonti fossili comporterà delle fasi di passaggio, ma quanto più si cerca di ritardare determinate decisioni, tanto più le conseguenze diventano negative”, chiarisce Caserta.

Il ruolo dell’agricoltura

Nel documento finale della ventottesima conferenza sul clima delle Nazioni Unite, la COP28 svoltasi prima della fine del 2023 a Dubai, è stato inserito per la prima volta un riferimento alla necessità di “fuoriuscire” dall’era dei combustibili fossili: un risultato degno di nota, ma comunque insufficiente agli occhi di molti. Nel documento si fa riferimento anche alla necessità di aumentare la sostenibilità e la resilienza della filiera agroalimentare.

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Su questo fronte, le istituzioni europee hanno recentemente preso due decisioni importanti. Da un lato, hanno espresso un parere favorevole riguardo alla deregolamentazione delle nuove tecniche genomiche. Dall’altro, hanno ritirato la proposta di regolamento sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (SUR) che mirava a dimezzare i pesticidi entro il 2030. Secondo il WWF, sono entrambi dei passi indietro che ci allontanano ulteriormente dall’obiettivo di “limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali (come stabilito dall’Accordo di Parigi sul clima, ndr) che dovrebbe essere un’ambizione di tutti”.

Il disegno di legge sul “regionalismo differenziato”

Non c’è davvero tempo da perdere se consideriamo che, in base agli ultimi dati del Servizio per il cambiamento climatico di Copernicus, la soglia di 1,5 gradi è stata superata per ben dodici mesi consecutivi nel 2023. Sebbene sia necessario adottare soluzioni a tutti i livelli, è fondamentale anche basarsi su un approccio olistico per avere sempre una visione d’insieme. In quest’ottica, secondo il WWF, il disegno di legge sul cosiddetto “regionalismo differenziato”, approvato a gennaio dal Senato italiano, rappresenta una minaccia per la tutela dell’ambiente.

“Noi abbiamo anche organizzato un convegno su questo, da cui è emerso in maniera chiara come probabilmente l’ambiente è il tema che meno si presta a un regionalismo di questo tipo. Pensiamo ai fiumi, alla gestione faunistica, e così via: non è che riconoscono dei confini amministrativi. Oltretutto, sappiamo benissimo che in questo settore spesso non è sufficiente adottare strategie a livello nazionale, figuriamoci a livello regionale”, continua Caserta.

L’importanza del voto

“Tra i rischi di un’eccessiva regionalizzazione c’è anche la creazione di un divario fra le regioni più ricche, capaci di raggiungere migliori risultati dal punto di vista della tutela dell’ambiente, e quelle meno ricche, che rischiano di essere abbandonate a loro stesse. Infine, non dimentichiamoci che le regioni hanno una grande responsabilità anche dal punto di vista della mancata applicazione delle normative europee che vengono recepite a livello nazionale: basti pensare che a dicembre del 2023 c’erano 69 procedure di infrazione in Italia, 15 delle quali riguardanti proprio l’ambiente, e in molti casi erano legate proprio a una mancata o errata applicazione a livello regionale”, conclude l’intervistato.

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È l’ulteriore dimostrazione del legame che c’è fra l’Europa e il nostro territorio, dipendenti l’uno dall’altra. Ecco perché il voto di giugno è particolarmente importante: abbiamo davvero l’occasione di contribuire alle sorti del Green Deal e, tutto sommato, al futuro del nostro Pianeta.


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Nata in provincia di Sondrio, ha studiato a Milano e Londra. Giornalista pubblicista, si occupa di questioni legate alla crisi climatica, all’economia circolare e alla tutela di biodiversità e diritti umani.