In un mondo che accelera le sue mutazioni, lo sviluppo ha bisogno di punti certi

Al XVII Forum Eurasiatico, le opinioni del professor Jeffrey Sachs e di Antonio Fallico, presidente dell’associazione promotrice

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Ras Al Khaimah, XVII Forum Economico Eurasiatico_Foto Conoscere Eurasia

Si è chiuso il 6 dicembre scorso l’appuntamento annuale del Forum Economico Eurasiatico di Verona, promosso dall’associazione Conoscere Eurasia. Oltre 1000 partecipanti, 40 paesi, 150 giornalisti si sono riuniti a Ras al Khaimah, negli Emirati Arabi, per discutere le principali tematiche relative allo sviluppo delle relazioni economiche tra Italia, Europa e la regione Eurasiatica.

A voler trarre le conclusioni, si potrebbe dire che il leitmotiv dominante, quest’anno, sembra essere stata la parola “transizione”. Non tanto e non solo in senso energetico, ma in senso concreto di passaggio verso nuovi equilibri. Siamo davanti a un mondo pervaso di contrasti poiché è in discussione la visione stessa degli equilibri tra est e ovest, nord e sud del mondo. In un contesto precario, l’economia non si muove bene. Le imprese hanno bisogno di capire gli eventi e di anticiparli, così da orientare le proprie scelte strategiche nella giungla dei cambiamenti in corso.

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Al Hamra Convention Hall_foto Ilaria Carmen Restifo

Durante la XVII edizione, due sono stati gli interventi che forse più degli altri hanno chiuso il cerchio attorno alle varie tematiche di discussione; tutte imperniate, ognuna a suo modo, sull’attuale dicotomia tra globalizzazione e regionalizzazione delle relazioni economiche, energetiche, politiche, culturali. Vediamoli da vicino.

La cooperazione economica per superare logiche egemoniche

Il principale obiettivo del Forum è quello di favorire lo sviluppo creativo del commercio, superando logiche egemoniche e mobilitando attori internazionali. Per Jeffrey Sachs, direttore del Centro per lo sviluppo sostenibile della Columbia University, collegatosi online dalla sua casa di New York, la cooperazione regionale in Eurasia è una conditio sine qua non per raggiungere questo risultato. Essendo l’Eurasia la più grande massa terrestre al mondo, con circa il 70% della popolazione globale, dovrebbe per sua stessa natura essere un centro propulsivo e pacifico dello sviluppo sostenibile, un centro di cooperazione con il vicinato per realizzare infrastrutture digitali, sistemi di energia verde, sistemi educativi che permettano ai giovani di viaggiare, conoscere culture diverse, creare reti professionali a beneficio di tutte le nostre società, non solo di un determinato paese.

È d’impatto la critica che Sachs, rara presenza americana al Forum, rivolge al suo paese: “Abbiamo perso di vista – o almeno il mio Paese, gli Stati Uniti, ha perso di vista”, dichiara, “il ruolo cruciale della cooperazione e dello sviluppo. Il mio Paese purtroppo è in guerra ovunque per una mentalità sbagliata, una comprensione sbagliata. Abbiamo bisogno di pace, di vicinato, di connettività. Abbiamo bisogno che Russia, Europa, Cina, India, Regione del Golfo, Asia Centrale lavorino insieme in modo pacifico, costruendo le infrastrutture, investendo nello sviluppo sociale e condividendo un progresso inclusivo”. Nel video, l’intervento.

Il genius loci degli Emirati

Sulla scelta degli Emirati come luogo deputato della XVII edizione del Forum, abbiamo intervistato Antonio Fallico, presidente dell’associazione promotrice Conoscere Eurasia, il quale delinea un quadro dinamico di questa regione dell’Eurasia e del suo speciale “genius loci”.

Gli Emirati, che hanno appena compiuto 53 anni di vita, si sono affermati sulla scena mondiale con una politica di sviluppo che guarda lontano: non si limita alla sola esportazione e lavorazione di idrocarburi, anzi! Hanno intrapreso una strategia di diversificazione economica estremamente dinamica e sono diventati uno snodo energetico primario, oltre che un importante hub per le attività finanziarie, infrastrutture, turismo, rinnovabili.

Il PIL del Paese, da 373 miliardi di euro nel 2019 è passato a 456 miliardi di euro nel 2024, e la sua recente adesione ai BRICS ne ha notevolmente aumentato il peso nel mondo. Il 16 ottobre scorso, a Bruxelles, si è tenuto il primo vertice tra Unione Europea e Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG), di cui gli UAE sono uno dei pilastri, incentrato su commercio, energia e cambiamenti climatici, all’insegna di un partenariato strategico per la pace e la prosperità.

L’intervista

Avete raggiunto una nuova regione rispetto al vostro “core” centroasiatico. Quali sono le aspettative nei confronti di questa nuova area mediorientale?

Moltissimi investitori, soprattutto dalla Russia, dalla Cina, in questa regione sono di casa. Noi siamo venuti qua perché è un paese che ha rapporti bilanciati con tutti i vari blocchi e organizzazioni geopolitiche. Qui i nostri investitori si sentono confidenti a fare il proprio business, per cui noi siamo qui.

Rispetto alla difficile congiuntura geopolitica, lei crede che le strategie economiche ed estere degli UAE possano essere una risposta vincente?

Se noi guardiamo i loro ritmi di sviluppo, sicuramente sì. Hanno rapporti positivi con l’Unione Europea, con gli Stati Uniti, con i Brics, quindi con la Russia, Cina India, paese che si sviluppa notevolmente. Quindi noi qui effettivamente pensiamo che la politica estera degli emirati arabi in qualche modo incoraggia la nostra missione. Noi siamo piccoli, le nostre forze sono modeste, ma la nostra missione è quella di far dialogare tutti nonostante le differenze di carattere politico, sociale geopolitico.

Un desiderio per l’associazione?

Siamo un’organizzazione no-profit. Speriamo che questa sia un’ulteriore testimonianza della nostra esistenza, e che seminare qui vuol dire anche dare un po’ di futuro alle prossime attività dell’associazione.

 


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Consulente e ricercatrice freelance in ambito energetico e ambientale, ha vissuto a lungo in Europa e lavorato sui mercati delle commodity energetiche. Si è occupata di campagne di advocacy sulle emissioni climalteranti dell'industria O&G. E' appassionata di questioni legate a energia, ambiente e sostenibilità.