Il concetto di moda sostenibile e circolare è oramai sempre più apprezzato da consumatori e brand, i quali hanno ben chiaro quale dovrà essere il futuro del settore.
Il ruolo del second-hand
Il mercato della moda second-hand, a livello globale, vale attualmente 40 miliardi di dollari, cifra che si prevede in crescita nei prossimi anni, dal 15 al 20%, portando il settore a circa 75 miliardi di dollari nel 2025.
Ma, lo studio “The circular economy and bioeconomy in the fashion sector: emergence of a ‘sustainability’ bias”, redatto da Annarita Colasante, accademica e ricercatrice in economia comportamentale dell’Università Unitelma Sapienza di Roma, e da Idiano D’Adamo, professore del Dipartimento di Ingegneria Informatica, Automatica e Gestionale dell’Università la Sapienza di Roma, ha indagato gli atteggiamenti e le abitudini dei consumatori italiani nell’acquisto di abiti bio-based e di seconda mano, rilevando che la percezione dei consumatori sembrerebbe non essere in linea con la crescita del settore.
Solo il 28% degli italiani ha acquistato un capo usato
Mentre il tessile bio-based è un prodotto di punta per l’Italia, gli abiti di seconda mano non sono percepiti in questo modo.
Infatti, i risultati della ricerca hanno mostrato che: nonostante gli italiani riconoscano l’abbigliamento di seconda mano e quello bio-based come equivalentemente sostenibili, sono meno propensi a comprare il second-hand poiché lo percepiscono di scarsa qualità e dunque, sono più favorevoli ad acquistare moda bio-based.
Anche i dati Ipsos confermano questa percezione, secondo cui, solo il 28% degli italiani ha acquistato un capo usato, percentuale decisamente inferiore alla media globale del 41%.
Il ruolo decisivo dei bio-materiali e della bio-chimica
La sostenibilità va ricercata attraverso l’innovazione, che può permettere di sostituire i materiali attualmente impiegati con altri maggiormente circolari.
La società di consulenza Materially, che si occupa di innovazione e sostenibilità dei materiali, collabora sia con i produttori di materie prime che con le aziende in cerca di soluzioni.
Secondo Materially, la biochimica costituisce una risposta all’impatto dell’industria tessile sull’ambiente, in quanto permette di sviluppare processi di tintura basati su batteri e non sulla chimica standard a base di petrolio. Costituisce una risorsa anche per la produzione di nuove fibre, come nel caso della cellulosa, polimero naturale e tra le materie prime più abbondanti, rinnovabile e alla base della viscosa. Nonostante ciò, il processo di trasformazione della cellulosa rimane impattante per l’ambiente.
Dunque, bisogna sviluppare dei processi di trasformazione nuovi e innovativi che la possano trasformare in una delle principali materie prime per produrre fibre artificiali, ma bio-based, come ad esempio sta facendo il progetto di ricerca Grete, di cui Materially è partner.
I portante comunicare i dati delle ricerche
Le ricerche devono essere comunicate in modo che il grande pubblico possa acquisire consapevolezza e che, questa agisca successivamente nel creare un certo tipo di domanda di prodotti.
Il progetto europeo AllThings.BioPRO
AllThings.BioPRO è il progetto finanziato in partnership dall’Unione Europea e dal Bio-based Industries Consortium (Cbe JU), che si pone come obiettivo proprio quello di mettere in contatto tra loro consumatori, industrie bio-based e altri stakeholder della filiera, per divulgare informazioni e tutte le opportunità offerte dalla bio-economy.
Il progetto si basa su quattro pilastri, di cui uno è costituito dalla moda, mentre gli altri tre sono: scuola, lavoro e packaging.
“Nel settore fashion in particolare, i consumatori hanno difficoltà a capire cosa sia sostenibile e dove si inserisce la bio-economy. Obiettivo di AllThings.BioPRO è proprio informare gli utenti attraverso un dialogo continuo e attività di co-creation”, dichiara Veronica Meneghello, project manager di AllThings.BioPRO, parte del team di Icons, organizzazione leader nella comunicazione scientifica che guida le attività di comunicazione del progetto finanziato dall’UE.
Tra i partner di AllThings.BioPRO, c’è anche il museo Fashion for Good di Amsterdam, dedicato alla moda innovativa e sostenibile. Attraverso le sue esposizioni, i consumatori vengono in contatto con materiali innovativi, quali ad esempio, un materiale simile alla seta creato dalle bucce d’arancia, oppure le scarpe fatte di bucce di mela.
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