L’era dell’auto elettrica sta arrivando. Lo sostiene il rapporto “Electric Car Tipping Point” del Boston Consulting Group che ha approfondito le dinamiche della transizione dai veicoli a combustione interna, oggi globalmente rappresentanti il 95% del parco auto, alla mobilità elettrica.
La velocità nel cambiamento è stata analizzata nello studio approfondendo le aree della tecnologia, della regolazione e dei costi per il consumatore.
La prima fase di transizione
Fino al 2020, secondo il report, i mercati più grandi riusciranno a rispettare gli standard sempre più stringenti di emissioni ed efficienza grazie alle migliorie tecnologiche dei motori a combustione interna. Il tempo di ritorno dell’investimento dell’elettrico, calcolato sulla base del TCO, il costo totale di possesso, considera nel calcolo tutti i costi del ciclo di vita.
Allo stesso tempo, le proiezioni del rapporto riportano un calo della diffusione del diesel nel mercato europeo, dalla quota del 48% del 2016 a quella del 36% prevista per il 2020. Trend che sarebbe dovuto, spiega il gruppo di consulenza statunitense, “ai costi crescenti per contenere le emissioni di ossido nitroso e biossido di azoto”.
Batterie, driver principale di costo
Lo studio prevede un declino “più rapido e consistente di quanto pensato qualche anno fa” del costo delle batterie, ossia il driver principale di costo per i veicoli elettrici e ibridi. Siamo infatti passati dai 700 dollari per kWh nel 2009 ai 150-175 dollari/kWh di oggi, con proiezioni del gruppo di ricerca di una discesa a 80-105 dollari/kWh al 2025 e fino a 70-90 dollari entro il 2030.
Dunque, già tra il 2020 e il 2025 il BCG rileva una potenziale riduzione nel prezzo dei veicoli elettrici a batteria e un aumento della domanda di veicoli ibridi, “mild hybrid” con sistemi a 48 volt, ibridi elettrici plug-in e dei full-electric a batteria. Questo consentirà, commenta il report, di venire incontro ai mandati regolatori sull’inquinamento di quegli anni, non più soddisfabili senza una discreta diffusione dei motori elettrici.
L’effetto positivo della mobilità condivisa
Il car sharing, continua il rapporto, è una pratica che non potrà che aumentare nella sua popolarità e avrà a sua volta un impatto positivo “a catena” sulla mobilità elettrica. Per il trasporto condiviso i veicoli elettrici sembrano già in molte realtà la soluzione preferibile (a New York ad esempio il 60% dei taxi è ibrido) e il chilometraggio elevato delle tratte percorse consentirebbe un ritorno più veloce dell’investimento.
E così nel 2030 la quota di tutti i tipi di auto elettriche si attesterebbe alla metà circa del totale, con il solo 50% rimanente destinato ai veicoli a combustione interna.
Proiezioni per USA, Cina, Europa e Giappone
Il quadro geografico dello sviluppo e della diffusione della e-mobility mostra come la Cina sia il primo mercato a livello mondiale, sostenuto dalle lunghe distanze percorse e dai bassi costi dell’elettricità. Il contrario si può dire dell’Europa, dove il ridotto chilometraggio rispetto a Cina e Stati Uniti e il costo elevato dell’energia elettrica “continueranno a incentivare la scelta di motori tradizionali fino al 2025”. In seguito, la quota di veicoli elettrici aumenterà fino a rappresentare il 17% del totale con i soli mezzi a batteria, arrivando al 33% se considerati anche gli ibridi.
Negli USA la diffusione dell’elettrico riguarderà, sempre secondo lo studio, in particolare le auto piccole, “entro il segmento C”, mentre per i mezzi di grossa cilindrata sarà ancora preferita un’alimentazione tradizionale.
In Giappone, infine, la faranno da padrone gli ibridi, con previsioni di quote di mercato al 55% entro il 2030.
Per ricevere quotidianamente i nostri aggiornamenti su energia e transizione ecologica, basta iscriversi alla nostra newsletter gratuita
e riproduzione totale o parziale in qualunque formato degli articoli presenti sul sito.