Con un riscaldamento globale di due gradi centigradi, pur facendo ricorso all’innevamento artificiale, circa un quarto delle località sciistiche europee dovrà fare i conti, ogni due anni, con la scarsità di neve. Senza innevamento artificiale, la percentuale sale al 53 per cento. Lo rivela uno studio pubblicato il 28 agosto sulla rivista Nature Climate Change, che ha preso in esame 2.234 comprensori di 28 Paesi europei, dall’Islanda alla Turchia.
L’impatto ambientale dello sci
Allo stato attuale, si prevede un riscaldamento di 2,7 gradi centigradi, ben oltre gli 1,5 auspicati dall’Accordo di Parigi sul clima. I ricercatori hanno esaminato anche l’impatto ambientale degli sport invernali, analizzando anche i consumi di acqua ed elettricità, e hanno concluso che gli spostamenti aerei dei turisti rappresentano la principale fonte di inquinamento.
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L’innevamento artificiale, invece, causa solamente il 2 per cento delle emissioni totali. Pratica che, in base alla ricerca, potrà continuare ad essere impiegata sulle Alpi e nei Paesi nordici, ma non in luoghi come la Gran Bretagna e l’Europa meridionale, dove il caldo renderà la situazione sempre più complessa.
Le dimensioni del turismo invernale
L’Europa ospita l’80 per cento delle località sciistiche mondiali, con oltre un milione di presenza giornaliere l’anno, per un giro d’affari del valore di 30 miliardi di dollari. “Il turismo invernale è un tema di nicchia di fronte alla crisi climatica, ma per chi vive in montagna e dipende da questo settore, è importante capirne sia l’impatto, sia il futuro”, spiega Samuel Morin, fra gli autori dello studio.
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