Una delle priorità per il nuovo Governo “credo sia quella di dare gambe al Sistema nazionale di protezione dell’ambiente disegnato con la Legge n.132”. Così Luca Marchesi, Vicepresidente SNPA e Direttore Generale ARPA Friuli Venezia Giulia, intervistato stamane a Montecitorio a margine dell’evento di presentazione del Rapporto Ambiente di Sistema (SNPA) e dell’Annuario dei Dati Ambientali (ISPRA). L’auspicio è che il nuovo esecutivo “non tardi ad affrontare il percorso attuativo di questa norma”. La Legge n.132, ha rimarcato Marchesi, prevede “una serie di strumenti” che sono “in fase di costruzione”: occorre operare in continuità con l’ultimo Governo con cui il Sistema ha prodotto “una serie di semi e pre lavorati che consentono di non partire da zero”.

Come Vicepresidente dell’SNPA quali sono le sfide che questa realtà vede profilarsi?

Proprio la costruzione del Sistema. Ognuna delle 21 agenzie che fanno parte dell’SNPA ha delle qualità e delle eccellenze. Mettere a sistema queste risorse aiuterà a mettere a rete le competenze oggi dislocate in più territori. Così da lavorare in modo più efficiente ed efficace tutto il Paese.

Lei è anche il Direttore Generale dell’ARPA Friuli Venezia Giulia: può descriverci la situazione nella Regione?

Il Friuli Venezia Giulia vanta una situazione ambientale complessivamente buona, specialmente se confrontata a quella delle Regioni limitrofe che hanno avuto una storia industriale e una presenza di insediamenti umani simili. La qualità dell’aria è abbastanza buona: i livelli di NOx, SO2 e CO rispettano i limiti previsti. C’è un problema di ozono, comune a tutto il Paese e a tutta Europa, che per essere combattuto necessita di misure di larga scala. La qualità delle nostre acque è più o meno in linea con i dati medi del Paese: circa il 50% dei 424 corpi idrici della Regione ha raggiunto i livelli di qualità previsti dall’UE. Su questo aspetto è molto importante che il FVG abbia già approvato il Piano di tutela delle acque che contiene misure riferite sia agli usi che alle pressioni. Anche la qualità delle acque marine è buona, tenuto conto che i porti e i sistemi di apporto delle acque devono sempre essere tenuti sotto controllo.

Quali sono le criticità e le peculiarità orografiche su cui il FVG deve focalizzarsi?

La nostra è una delle regioni più piovose d’Europa: c’è una situazione climatica complessa, dove il riscaldamento globale potrebbe intensificare e rendere più frequenti eventi meteorologici estremi. La messa in sicurezza del territorio è importante. Questo è un territorio bello e delicato.

Le Regioni hanno un ruolo di intermediazione tra le istituzioni di ogni livello e, al contempo, centrale nell’attuazione delle politiche a difesa del territorio…

Il Friuli Venezia Giulia è una Regione autonoma a statuto speciale con maggiori poteri rispetto ad altre. È un fatto positivo che il FVG ha saputo usare. Questa legislatura regionale si chiude con l’approvazione di una serie di strumenti di pianificazione che sono il punto di partenza per la stesura di ulteriori politiche. L’Arpa Friuli Venezia Giulia, nello specifico, ha un ruolo di coordinamento e di riferimento nazionale. Il laboratorio di Udine è l’unico in Italia, oltre a quello di Milano, in grado di classificare gli inquinanti emergenti delle acque (interferenti endocrini, farmaci, pesticidi etc). Quando si parla di ambiente non si può cadere nell’errore di fare tutto in casa: le sfide ambientali sono di ampia scala. È indispensabile creare valore complessivo facendo rete con altre Regioni e Agenzie, ma anche con Università, associazioni di categoria e ambientaliste. Abbiamo un rapporto molto stretto con il Veneto e abbiamo sviluppato accordi di cooperazione internazionale con ARSO, agenzia repubblica slovena per l’ambiente, e con l’ente di ricerca di Lubiana Jožef Stefan Institute (JSI) per il controllo ambientale nelle aziende. Stiamo sviluppando analoghi accordi con Croazia e Austria.

L’ARPA FVG si interfaccia con le istituzioni locali per arrivare al cittadino?

Il nostro Comitato di indirizzo e verifica ha il compito di fornire indicazioni e spunti per orientare la programmazione dell’Agenzia in base alle necessità del territorio. Nel rapporto con i Comuni cerchiamo di essere presenti sul territorio con 7 sedi dislocate nella Regione, così da rispettare la natura dell’ARPA quale supporto tecnico-scientifico alle amministrazioni comunali. Per le nostre realtà urbane, spesso molto piccole, è difficile esercitare tutte le funzioni previste: molto credo si potrà fare nella nell’ambito delle Unioni territoriale intercomunali (UTI). L’Agenzia ha il compito di supportare queste piccole amministrazioni anche nella gestione dei problemi complessi che eccedono le loro capacità di governo.


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