L’anno d’oro della lotta alle ecomafie

Nel 2017 record di inchieste e arresti. Il rapporto di Legambiente

Nuclear WasteSi potrebbe definire l’anno d’oro della lotta alle ecomafie. Nel 2017 sono state 538 le ordinanze di custodia cautelare emesse per reati ambientali (+139,5% rispetto al 2016) e 76 le inchieste per traffico organizzato dei rifiuti, con 177 arresti e 4,4 mln di ton sequestrate (8 volte in più rispetto al 2016). L’ultimo anno, però, è stato d’oro anche per l’economia “sommersa”, quella “sporca” che “puzza”, che nel 2017 ha fatturato 14,1 mld con una crescita del +9,4%.

Tanti i motivi, tante le carenze. “C’è un binomio quasi indissolubile tra criminalità ambientale e mafia”, ha commentato il Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho, tra i relatori d’eccezione intervenuti stamane a Montecitorio alla presentazione del Rapporto Ecomafia 2018, realizzato da Legambiente. Legame inscindibile, e provato, tra organizzazioni criminali di diversa natura contro cui è indispensabile disegnare un solido quadro normativo e promuovere l’applicazione sempre più ampia della legge n.68 del 2015, che “è importante per migliorare il contrasto”, cosicché “le forze dell’ordine si sentano sostenute dalla politica”.

Una legge i cui risultati “dimostrano che avevamo ragione noi”, ha evidenziato Stefano Ciafani Presidente di Legambiente, associazione che da oltre venti anni ha spinto per una chiarificazione normativa in tal senso. Per questo “è un segnale certamente positivo la rapidità con cui va in Aula il Ddl di istituzione della Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, frutto della convergenza positiva tra diverse proposte di legge, tra cui quella da me presentata”, ha commentato la capogruppo del Pd in Commissione Ambiente Chiara Braga, anche a capo della Commissione parlamentare di inchiesta sui rifiuti.

Provato che, però, pure lo Stato non è senza macchie. “La mafia continua a stringere legami con la pubblica amministrazione locale”, ha precisato Cafiero de Raho. “Dall’attività svolta dalla scorsa legislatura emerge un dato: non esiste solo la Terra dei Fuochi in Campania ma in tutta Italia”, ha rimarcato Vilma Moronese, Presidente Commissione Ambiente Senato. Nelle Regioni e nelle Province d’Italia si affrontano le stesse problematiche: “C’è la difficoltà di stabilire qual è la natura dell’incendio per mancanza di sistemi di videosorveglianza” negli impianti industriali per il trattamenti dei rifiuti. Il motivo? “La scarsità o la mancanza di controlli” per cui serve “la modifica della legge n.152” così da rendere efficienti i controlli, “non a campione, ma a sistema” ha precisato la Moronese. Controlli che devono avere continuità anche sulle fideiussioni, impossibili da riscuotere perché “la polizza non si trova”: il fenomeno delle “fideiussioni false emesse a province e regioni è frequente”. Per rendere più incisiva la legge n.68 ancora occorrono, ha concluso la Presidente, “controlli continui sulle fideiussioni per recuperare il capitale economico. Inaccettabile assistere ogni giorni a reati cui non riusciamo a mettere freno”.

Altri segnali allarmanti arrivano dal funzionamento dello schema sugli emission trading: esistono “reati di natura finanziaria collegati allo scambio di emissioni. Circa 200 ton di CO2 per un valore di 3 mld di euro”, ha dichiarato Alessandro Bratti Direttore Generale ISPRA-SNPA, detentrice del registro nazionale delle emissioni. “Trading illegali, cosiddetti ‘reati a frode carosello’, che sono frequenti ma potrebbero essere di più di quello che sappiamo”, ha proseguito, e che non riescono ad emergere: “Spesso transazioni che non controlliamo perché non abbiamo professionalità tecnica. Per questo abbiamo necessità di lavorare con le forze speciali”.

Oltre al singolo cittadino, le imprese sono un tassello importante nel quadro della legalità. “Con Sergio Costa abbiamo parlato più volte di leva fiscale così da aiutare le aziende che con questa concorrenza sleale hanno più difficoltà a stare sul mercato”, ha commentato Salvatore Micillo Sottosegretario al Ministero dell’Ambiente. Un esempio positivo arriva proprio dalla Terra dei Fuochi: “A Marcianise un nostro associato anni fa ha acquistato un terreno inquinato da piombo e materiali pesanti – ha spiegato Giancarlo Morandi Presidente CobatVi ha piantato migliaia di pioppi, famosi per le proprietà di assorbimento degli inquinanti, per trasformare il terreno in un valore per la collettività. Se lavoriamo insieme per semplificare potremo costruire tanti boschi per l’Italia”.

Lo stesso Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, intervenuto in sede d’evento, ha avanzato un elenco di proposte. L’istituzione di un “Fondo unico di garanzia ambientale”, in cui confluiscano le risorse sequestrate “a colui che non sa giustificare i proventi della sua attività”. Per lui, ha proseguito il Ministro, dovrebbe esistere “il daspo ambientale” in quanto “chi inquina è il caso che lasci il territorio perché dimostra di non amarlo”. Altro punto importante prevede di “avviare un percorso normativo per l’istituzione della figura di ispettore ambientale sia a livello nazionale che locale. Ma credo anche una figura legata alle forze di polizia”. In più “facciamo parlare tra loro le banche dati ambientali. Ciò che il sistema agenziale ha come dati può servire alle forze di polizia per velocizzare la comprensione dei sistemi (di illegalità ndr).  Sulle shopper illegali il Ministro ha evidenziato coime bisognerebbe agire su “chi le produce, non chi le utilizza” così da creare un “meccanismo di ‘essiccamento’ sulla disponibilità di shopper” per “evitare che vadano in mare”.

A settembre, ha annunciato il Ministro, “abbiamo organizzato un gruppo di lavoro sulla sburocratizzazione ambientale. Il problema della criminalità ambientale è figlio di una burocratizzazione eccessiva con assegnazione di micro e macro poteri a qualcuno che non ha forte legame con lo Stato”. Saranno svelati a settembre, ha concluso, “i nomi di chi, gratuitamente preciso, mi dà una mano

Nel Rapporto Ecomafia 2018 di Legambiente anche 9 proposte per rendere più efficace la lotta all’ecomafia:

  1. operazione di formazione per tutti gli operatori del settore per l’applicazione uniforme della legge 68/2015;
  2. approvazione del disegno di legge sui delitti contro fauna e flora protette;
  3. rimozione della clausola di invarianza dei costi per la spesa pubblica;
  4. esclusione dei reti ambientali dalla non punibilità per particolare tenuità dell’offesa;
  5. semplificazione dell’iter di abbattimento delle costruzioni abusive;
  6. una legge per sanzionare più duramente le archeomafie;
  7. riprendere il percorso parlamentare del PdL sulla tutela dei prodotti alimentari;
  8. norme per garantire l’accesso alla giustizia da parte delle associazioni (grautito patrocinio ambientale);
  9. istituire le commissioni parlamentari di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulla vicenda di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin

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