L’Algeria è un paese con un indubbio potenziale di fotovoltaico e molto spazio per poterlo sviluppare sul territorio eppure non è un paese trainante nella transizione energetica. La sua tradizionale disponibilità di risorse fossili sicuramente ha inficiato in questo sviluppo eppure i proclami del Governo sono chiari: il futuro prossimo è nelle rinnovabili. E forse, ci suggerisce Rabath Tuileb, ex dirigente Solengaz Algerie ed ex Med-Tso l’associazione per lo sviluppo delle interconnessioni nel Mediterraneo, una ripresa più convinta del Governo algerino verso la transizione energetica è già ripartita e guarda anche alle opportunità date dall’idrogeno prodotto con energie rinnovabili, il cosiddetto idrogeno verde.
“Per le rinnovabili l’Algeria aveva iniziato con grandi proclami” Spiega Tuileb “nel 2011 il Governo aveva dichiarato che avremmo raggiunto i 20mila MW in 10 anni. Di cui metà dedicata al mercato interno e l‘altra parte al mercato delle esportazioni”. Un target che si sarebbe dovuto raggiugere in parte con impianti di eolico e in parte di fotovoltaico.
“Nel 2015 il programma è stato rivisto per partire direttamente con 22mila MW solo per il mercato interno, di cui la maggior parte sarebbe stata in fotovoltaico (13600 MW). Ad oggi di questo ambizioso programma sono stati realizzati solo 340MW di fotovoltaico e 10MW di eolico. Questo perché la regolazione è pronta, ma c’è poco interesse sull’investimento. Questi impianti sono direttamente in mano ai costruttori che ne gestiscono anche i proventi, ma di fatto non c’è stato un grande impegno nel realizzarne altri. Manca un interesse sul piano internazionale per poter investire nonostante i contratti e le regole siano chiari”.
Si tratta quindi di una debolezza politica o di appetibilità di mercato?
“Penso che sia un limite dato dal fatto che con le aste è stato previsto l’obbligo per gli investitori di realizzare aziende in ambito locale. Ma anche l’attuale mix energetico in Algeria non è dei più favorevoli. Considerate che è composto per il 65% da gas e per il 35% da petrolio. La produzione elettrica è per il 49% a base di gas, quindi gas e petrolio rappresentano la principale risorsa di ritorno economico per lo Stato.
Nel 2019 la situazione è un po’ cambiata. È stato realizzato il commissariato per le Energie rinnovabili che deve un seguire lo sviluppo del settore. Nel 2020 poi è stato istituito il ministero della Transizione energetica, per sviluppare le politiche di svolta energetica nel Paese. Una scelta che è in linea con il contesto mondiale orientato alla protezione dell’ambiente. Inoltre si sta ponendo la questione di ottimizzare ad un uso più specialistico le risorse fossili”.
Di fatto siete una nazione seduta sul gas…
“Sì, ma non abbiamo scelta. Siamo obbligati a cercare altre strade per l’approvvigionamento energetico e riservare il petrolio e il gas per altri usi e altre tecnologie di maggiore valore aggiunto. Oggi l’unica alternativa per fare questo è sviluppare le rinnovabili sia centralizzate o meno. Sono soluzioni che permettono di avere energia pulita e locale in grado di superare anche momenti di arresto dei sistemi mondiali. Come abbiamo visto accadere nel caso del Covid-19″.
Come possono le imprese straniere investire agilmente in Algeria. Ha dei suggerimenti? Per esempio per le imprese italiane.
“Non resta che rispondere alle aste del Governo con investimenti diretti. Vi sono poi molte imprese italiane già presenti con cui si può collaborare, sono inoltre in piedi diversi sistemi di agevolazione e supporto tramite l’ambasciata. Ci sono ottime relazioni in corso tra Italia e Algeria“.
Pensa che si possa immaginare un cambiamento del ruolo del nord Africa, penso ad Algeria, Tunisia, Marocco, per divenire un nuovo centro delle energie rinnovabili mondiali?
“Penso che ci sia la possibilità. C’è molta complementarietà tra i paesi. Le interconnessioni avranno un ruolo sempre più centrale rispetto ad oggi, soprattutto per lo scambio di energia nel caso delle energie rinnovabili non programmabili. Altro punto importante è che ognuno di questi paesi a una sua specifica ricchezza per capacità produttiva. Infine se pensiamo che la tendenza è andare verso lo storage di idrogeno verde realizzato con le rinnovabili il Maghreb potrebbe rappresentare una realtà idonea alla grande produzione e stoccaggio di questa risorsa. Sia per l’uso interno dei paesi del Maghreb e, perché no, anche come esportazione“.
L’idrogeno verde può diventare il nuovo “gas” dell’Algeria?
“Certamente, soprattutto considerato anche la grande disponibilità di sole per tuto l’anno. L’idrogeno verde può diventare una risorsa per il Maghreb e per tutto il Mediterraneo“.
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