La crescita economica globale subirà un duro contraccolpo dall’aumento dei prezzi delle materie prime e dalle sanzioni internazionali imposte alla Russia.
Drastico calo della domanda mondiale di petrolio
In seguito a ciò, la Iea, Agenzia internazionale dell’energia, prevede una domanda mondiale di petrolio al ribasso pari a 1,3 mb/g per il 2Q22-4Q22, con una crescita media di 950 kb/g più lenta per il 2022. La domanda totale è ora prevista a 99,7 mb/g nel 2022, con un aumento di 2,1 mb/g rispetto al 2021.
L’Agenzia stima che, a partire da aprile 2022, potrebbero essere bloccati tre milioni di barili al giorno (mb/g) di produzione petrolifera russa, mentre le sanzioni vanno avanti e gli acquirenti evitano le esportazioni.
Solo la capacità inutilizzata di Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti potrebbe nell’immediato compensare una carenza russa.
Diminuisce anche la produttività globale delle raffinerie
Stime al ribasso anche sulla produttività globale delle raffinerie per il 2022, pari a 860 mila barili al giorno rispetto al mese di riferimento di marzo.
L’Ocse, a gennaio 2022, ha ridotto di 22,1 milioni di barili le azioni complessive del settore. I dati preliminari per Stati Uniti, Europa e Giappone inoltre indicano che le azioni sono diminuite di ulteriori 29,8 milioni di barili a febbraio.
I mercati energetici globali al bivio
La sicurezza energetica è tornata in primo piano in seguito alla guerra in Ucraina e in questo quadro di incertezza, i cambiamenti nei mercati dell’energia potrebbero durare a lungo.
La Russia esporta 8mb/g di prodotti petroliferi grezzi e raffinati in tutto il mondo e le sanzioni stanno incidendo per lo più sul commercio di energia. La Iea prevede una riduzione di 3mb/g della fornitura di petrolio russo a partire da aprile, che potrebbe aumentare ulteriormente. Al momento, le forniture russe continuano ad arrivare perché frutto di vecchi accordi a termine e scambi precedenti, ma i nuovi affari si sono quasi esauriti.
Il greggio degli Urali viene offerto a sconti record, ma con un limitato assorbimento. Alcuni importatori di petrolio asiatici hanno mostrato interesse per i barili molto più economici dell’area, ma per la maggior parte rimangono con i fornitori tradizionali di Medio Oriente, America Latina e Africa per la maggior parte dei loro acquisti.
Lo scorso 2 marzo, l’alleanza Opec+ ha concordato di mantenere per il mese di aprile un modesto aumento programmato della produzione di 400mila barili al giorno, sostenendo che non ci sia carenza di offerta. L’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, unici produttori con una notevole capacità inutilizzata, finora non mostrano alcuna volontà di attingere alle loro riserve.
Se si raggiungesse un accordo con l’Iran, le esportazioni potrebbero aumentare di circa 1 mb/g nell’arco di sei mesi.
Al di fuori dell’Opec+, la crescita proverrà da Stati Uniti, Canada, Brasile e Guyana, ma qualsiasi potenziale di rialzo a breve termine è limitato.
La Iea rivela che, comunque le scorte petrolifere dell’Ocse erano di 335 milioni di barili al di sotto della media già a gennaio.
Le stime al ribasso su Pil e crescita economica
Ovviamente, secondo la Iea, l’impennata dei prezzi del petrolio e delle materie prime, se continuerà ad essere sostenuta, influirà negativamente su inflazione e crescita economica. Infatti, l’Agenzia ha rivisto al ribasso le stime per Pil e domanda di petrolio. Nel 2022, questa crescerà in media di 2,1 mb/g, un declassamento di circa 1mb/g rispetto alla precedente previsione.
Secondo l’Agenzia però, l’attuale crisi, oltre a comportare grandi sfide per i mercati dell’energia, offrirà anche delle opportunità, tra cui l’attuale allineamento tra sicurezza energetica e fattori economici che potrebbe accelerare la transizione dal petrolio.
Per ricevere quotidianamente i nostri aggiornamenti su energia e transizione ecologica, basta iscriversi alla nostra newsletter gratuita
e riproduzione totale o parziale in qualunque formato degli articoli presenti sul sito.