Money must serve, not rule. Il denaro deve servire – ad uno scopo – non dettare le regole del gioco. Quasi un refrain quello che, da Papa Francesco, rimbalza sulle bocche dei rappresentanti del mondo finanziario, creditizio e religioso, i quali iniziano a riflettere sull’importanza di alimentare iniziative che procurino benefici ai cittadini e all’ambiente. Occasione di confronto eventi come quello di stamane “Sustainable Finance and Care” promosso a Roma da European partners for the environment, Banche assicurazioni e finanza e Movimento europeo Italia.
Tra i “buoni propositi” della finanza che si reinventa all’indomani della lunga crisi economico-finanziaria ci sono progetti etici e legati alle rinnovabili. La strada è tutta in salita. Il mondo finanziario comincia a domandarsi cosa può fare per l’etica e il clima, facendo i conti con la necessità di fissare una definizione per la finanza sostenibile in modo da non confonderla con quella green. “Le confusioni possono essere pericolose”, ha commentato Philippe Dessertine della University Paris 1 Sorbonne, “per evitarle potremmo stabilire i parametri per cui un progetto si può considerare green o meno seguendo principi scientifici. In modo da fornire a chi valuta l’investimento un valore addizionale di riferimento”.
Eventi come la COP21 di Parigi e la COP22 di Marrakech spingono in questa direzione, riaccendendo le luci su problemi di portata globale: la disponibilità di acqua e la coltivazione di cibo sano. “Circa il 10% delle coltivazioni a livello mondiale è coltivato con acqua inquinata e ciò determina l’insorgere di malattie”, ha spiegato Tom Vereijken, European Water Partnership. Bisognerebbe fissare dei “water standard” per riuscire a fronteggiare vecchi e nuovi problemi (come quello delle microplastiche), ma, prosegue Vereijken, “è molto difficile siglare partnership che abbiano come tema quello dell’acqua per cui è necessaria una visione di troppo lungo periodo”.
Inoltre, continua Vereijken, non basta “cambiare il linguaggio, serve adottare una nuova prospettiva per spingere una ripresa economica sostenibile”. Per spingere una rivoluzione a livello micro e macro-economico bisogna dare maggiore rilievo alla dimensione della solidarietà e spingere investimenti responsabili, quelli, cioè, in grado di “generare esternalità positive per la comunità, non solo ritorni personali”, ha rimarcato S.E. Cardinal Turkson, perfect of the Dicastery for the promotion of integral human development. Una rivoluzione che si tramuta in una lotta alla “social inequality”, in una redistribuzione delle risorse, che offre “alle persone la possibilità di vivere dignitosamente”.
Dai contorni ancora soffusi, la finanza sostenibile non sembra avere ancora le carte in regole per riuscire ad agire in difesa dell’ambiente. Cresce all’interno dell’opinione pubblica di stampo cattolico la preoccupazione circa i rischi legati alla produzione di energia da fonti fossili, ha evidenziato Cecilia dall’Oglio, dell’European programs manager of the Global catholic climate movement. Ma le intenzioni non si traducono in azioni concrete. A titolo di esempio Javier Gonzalez Fraga, Presidente della Bank of the Argentina Nation, ha affermato che “solo l’8% degli investitori pensa realmente al valore presente di fiumi e foreste pur interrogandosi sulle sorti del domani, del Pianeta e dei nipoti”.
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