La siccità in Italia richiede urgenti strategie di adattamento

Sebbene il prosciugamento dei canali veneziani non sia dipeso unicamente dalla siccità, dietro a quelle immagini si nasconde un campanello d’allarme.

  • Gli effetti dei cambiamenti climatici sono ormai evidenti nel nostro Paese.
  • Dalla gestione delle crisi, bisogna passare alla gestione del rischio.
  • Ne parliamo con Valentin Aich, Senior Water and Climate Specialist, GWP & WMO.

I turisti che a febbraio sono arrivati a Venezia per il Carnevale si sono ritrovati di fronte a dei canali praticamente asciutti. Uno spettacolo che, anche se non è del tutto nuovo, può sembrare insolito in una città che deve spesso fare i conti con un fenomeno totalmente opposto, quello dell’acqua alta, e che rischia di scomparire a causa dell’innalzamento del livello dei mari. “L’accaduto è dipeso da un insieme di fattori. Prima di tutto, c’erano la luna piena, la bassa marea e venti che soffiavano verso il mare aperto. A questi elementi si è aggiunta la siccità che stiamo sperimentando anche quest’inverno e che ha ridotto la portata di quei fiumi che, come il Dese, sfociano nella laguna veneta”.

A spiegarlo è Valentin Aich, Senior Water and Climate Specialist, GWP & WMO. La Global Water Partnership (GWP) è una rete che ha l’obiettivo di promuovere la gestione sostenibile delle risorse idriche, mentre l’Organizzazione meteorologica mondiale (World Meteorological Organization, WMO) è un’agenzia delle Nazioni Unite.

La sofferenza del Po e la scarsità di neve sull’arco alpino

Il Dese non è l’unico fiume che sta soffrendo: dopo un 2022 tragico, anche quest’anno gli occhi di agricoltori e climatologi sono puntati sul Po. Le cui condizioni di salute sono strettamente collegate alla scarsità di neve sulle Alpi che risulta persino più evidente rispetto alla scorsa stagione, specialmente nelle regioni occidentali. “Studi recenti suggeriscono che quella attuale sia la più scarsa copertura nevosa degli ultimi seicento anni. Nell’ultimo ventennio, si è ridotta del 36 per cento”, prosegue Aich. “Le conseguenze del problema ricadono sul settore del turismo e sui corsi d’acqua che nascono nelle località alpine”.

Siccità e fenomeni meteorologici estremi

Oltre che di neve, c’è un disperato bisogno di pioggia. Senza un incremento dei livelli delle precipitazioni, è probabile che assisteremo a un’estate simile a quella del 2022, la più calda mai registrata in Europa. In Italia, secondo i dati ISAC-CNR, il 2022 è stato l’anno più siccitoso dal 1800 con un deficit, a chiusura del periodo, pari al 30 per cento (40 se si considera solo il nord). “Quando alla mancanza di precipitazioni si aggiunge l’evaporazione causata da temperature sopra la media, si ottiene lo scenario peggiore. L’area mediterranea è un hotspot dei cambiamenti climatici”. E non dimentichiamo che il riscaldamento delle acque marine superficiali è in grado di aumentare la frequenza e l’intensità degli eventi meteorologici estremi. “A ogni grado in più, l’umidità che l’atmosfera è in grado di trattenere aumenta del 7 per cento”, chiarisce l’esperto.

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La Conferenza delle Nazioni Unite sull’acqua

Oltre a ridurre drasticamente le emissioni antropiche di gas serra, è importante tutelare gli ecosistemi forestali che, se in salute, contribuiscono all’assorbimento dell’anidride carbonica e alla regolazione del clima. Parallelamente, però, è necessario adottare delle strategie di adattamento per far fronte agli effetti ormai inevitabili della crisi climatica. “La GWP e la WMO hanno elaborato dei piani specifici per i periodi siccitosi e gli eventi alluvionali. Dobbiamo passare dalla gestione delle crisi (crisis management) alla gestione del rischio (risk management) e, per riuscirci, serve il coinvolgimento dell’intera società”, conclude Valentin Aich. Di tutti questi temi si parlerà in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite sull’acqua che avrà luogo a New York dal 22 al 24 marzo 2023.


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Nata in provincia di Sondrio, ha studiato a Milano e Londra. Giornalista pubblicista, si occupa di questioni legate alla crisi climatica, all’economia circolare e alla tutela di biodiversità e diritti umani.