La condizione dell’Oceano Atlantico aggiunge un ulteriore elemento di instabilità all’aumento del livello del mare in Europa, mentre il massiccio scioglimento dei ghiacciai in Antartide a causa del cambiamento climatico è sufficiente a influenzare l’attrazione gravitazionale sugli oceani in modo che si spostino verso l’emisfero settentrionale.
Questo è solo uno dei risultati dello studio dell’Easac sullo stato dell’Atlantico del nord. Secondo il prof. Michael Norton, direttore dell’Easac per l’ambiente, le nazioni europee farebbero bene a pianificare un innalzamento di un metro o più tra il 2000 e il 2100. Inoltre, pur non essendo imminente il temuto indebolimento della corrente del Golfo, gli scienziati credono che il pericolo sia reale e avvertono sulle conseguenze devastanti.
L’European Academies Science Advisory Council (Easac) ha divulgato i risultati del suo studio sulla condizione dell’Atlantico del nord e le sue implicazioni per l’Europa. Questo studio valuta le questioni critiche che impattano sul destino dell’umanità e sul Pianeta.
Il presidente del gruppo di esperti, prof. Tor Eldevik afferma: “Il rapporto è molto chiaro sui rischi climatici futuri, ma si concentra anche sui benefici che possiamo ottenere da una migliore comprensione delle relazioni tra lo stato in cui versa l’Atlantico e le condizioni climatiche in Europa, che influenzano tutto, dalla fornitura di energia rinnovabile alla pesca”.
Dallo studio emerge che, il livello del mare aumenterà più velocemente in Europa che nel sud del mondo e che questo aumento stia accelerando a causa dello scioglimento dei ghiacciai in Groenlandia e in Antartide.
“Le nazioni europee farebbero bene a pianificare un aumento di un metro o più tra il 2000 e il 2100, e a monitorare le tendenze future per adeguarsi non appena arrivano nuovi dati. La perdita di ghiaccio nell’Antartico è sufficiente a influenzare l’attrazione gravitazionale sugli oceani in modo che si allontanino. Questo significa che quando l’Antartide si scioglie, gli oceani si spostano verso nord e il livello del mare si alza ancora più velocemente intorno all’Europa”, conclude il prof. Norton.
La condizione del capovolgimento meridionale della circolazione atlantica (Amoc), importante corrente dell’Oceano Atlantico, caratterizzata da un flusso in direzione nord di acqua salina calda e da un flusso in direzione sud di acqua fredda in profondità, è fondamentale, perché regola il sistema climatico di una vasta area del nostro Pianeta. Questa circolazione include la corrente del Golfo che agisce come vettore di enormi quantità di calore dai subtropici all’Artico, modellando le condizioni atmosferiche e influenzando la vita su più di un continente. I cambiamenti in questa circolazione oceanica potrebbero avere un profondo impatto sul sistema climatico globale.
In effetti, con il riscaldamento globale, i modelli suggeriscono che l’Amoc si indebolirà, ma lo studio dell’Easac rileva dalle ultime misurazioni che il periodico indebolimento e recupero non segnala ancora tendenze che possano essere separate dalle variabili naturali. Quindi una piccola era glaciale per il nord-ovest dell’Europa non è ancora all’orizzonte. Il rapporto conferma anche quanto sia importante questa circolazione nell’Atlantico, non solo per l’Europa, ma anche per il clima a migliaia di chilometri di distanza.
“Quando le correnti oceaniche cambiano e il delicato equilibrio tra il calore e l’acqua calda viene alterato, le conseguenze possono essere drammatiche, colpendo potenzialmente centinaia di milioni di persone. Per questo abbiamo bisogno di un sistema di allarme precoce”, dice Norton.
Un altro risultato dell’aumento dei livelli di anidride carbonica nell’atmosfera è che gli oceani intorno all’Europa si stanno acidificando insieme al resto degli oceani del mondo. Oltre a ciò, il riscaldamento degli oceani e il mutamento degli ecosistemi marini sta già riducendo i rendimenti della pesca. Le aree marine protette potrebbero avere bisogno di essere spostate man mano che il mare si riscalda e i modelli di circolazione delle correnti cambiano. “L’Europa, dice Norton, non ha ancora una rete di monitoraggio completa per l’acidità del mare, e abbiamo bisogno di capire molto di più come questo influenzerà gli ecosistemi marini e la pesca intorno alle nostre coste”.
Il prof. Tor Eldevik afferma che, a parte lo scioglimento in sé, è la velocità con la quale sta avvenendo il fenomeno è fondamentale per il nostro futuro.
“I futuri spostamenti e innalzamenti degli oceani sono molto sensibili al nostro successo o fallimento nel fermare il riscaldamento. Se riusciamo a mantenerlo a 1,5°C, allora l’Antartide potrebbe continuare a sciogliersi ai tassi attuali, ma il superamento dell’obiettivo dei 2°C dell’Accordo di Parigi con un avanzamento verso i 3°C, potrebbe portare il solo scioglimento dell’Antartide ad aggiungere 0,5 cm all’anno entro il 2100.”
Secondo gli scienziati, l’unico rimedio possibile è quello di ridurre le emissioni e aumentare l’assorbimento del carbonio da parte delle foreste del Pianeta. “Significa anche, conclude Norton, che dovremmo sostenere solo tecnologie energetiche che sono a basso contenuto di carbonio, un altro motivo per preferire le energie rinnovabili eoliche e solari alla biomassa che continua ad aggiungere CO2 all’atmosfera”.
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