Nel corso degli ultimi anni abbiamo familiarizzato con il concetto di Transizione ecologica. Dall’Europa è arrivata una grande spinta ai processi di decarbonizzazione che si è tradotta, a livello comunitario e di Stati membri, in scelte di politica industriale ed economica che tanto hanno fatto parlare di sé.
L’aspetto che maggiormente si è avvertito è sicuramente quello dell’urgenza, sostenuto in primis dal mondo scientifico, oltre ovviamente ai diversi percorsi per raggiungere gli obiettivi prefissati.
Temi su cui ci si è concentrati oggi a Roma in occasione dell’assemblea annuale di Assogasliquidi, associazione che rappresenta le filiere industriali del Gpl e del Gnl.
Il ruolo di GPL e GNL
“Le nostre imprese ci sono, sono attente agli sviluppi degli obiettivi ambientali e pronte a investire per garantire alla collettività che il gas nelle sue diverse forme sia non solo la fonte di energia su cui basare la Transizione ecologica ma la fonte del futuro bio e rinnovabile per le importanti sfide che attendono il pianeta”.
Questa la posizione di Andrea Arzà, presidente Assogasliquidi, che ha chiesto oggi alle “istituzioni politiche, regolatorie e di gestione” di essere “al nostro fianco a livello nazionale ma anche e soprattutto comunitario per far vincere ancora una volta l’Italia e le sue eccellenze industriali”.
Secondo Arzà “il Gpl è l’unico carburante alternativo già pronto e disponibile, economicamente accessibile ai consumatori e capillarmente diffuso su tutto il territorio nazionale”, mentre il Gnl costituisce “una risposta già pronta in termini sia di sicurezza energetica sia di riduzione delle emissioni dei settori del trasporto pesante stradale e marittimo”.
La transizione vista dai parlamentari
L’assemblea di Assogasliquidi è stata caratterizzata da un confronto tra vari parlamentari che hanno approfondito la propria visione sul concetto di transizione ecologica.
Secondo Alessandro Cattaneo (FI) occorre intraprendere “un percorso che non metta subito al bando l’energia fossile passando all’elettrico perché è un approccio che distrugge filiere come quella dell’auto”. L’intenzione non è cancellare gli obiettivi che l’UE e l’Italia hanno fissato ma di arrivarci attraverso un processo “che va accompagnato, investendo su ricerca e innovazione, facendo un patto tra imprese e Stato per aiutarle a cogliere le opportunità del cambiamento”.
Tommaso Foti (FdI) si è concentrato sugli obiettivi europei al 2035 per l’uscita dai motori endotermici: “È un miraggio fuori dalla nostra portata e di altri Paesi Ue. Si possono invece favorire attività di decarbonizzazione con politiche incentivanti”. Foti è intervenuto anche sul settore dei riscaldamenti chiedendo che lo strumento del 110% sia orientato, ad esempio, alla decarbonizzazione edilizia.
“Bisogna legare gli incentivi agli obiettivi ambientali”, come rimarcato da Daniele Manca (PD) e serve “un riordino complessivo dei bonus edilizi; dobbiamo stimolare meccanismi fiscali che durino nel tempo”. In generale, “serve una cornice normativa europea che accompagni le scelte nella transizione ecologica”, anche perché quest’ultima deve essere un processo “di competitività e non di conversione”.
Infine, Carlo Fidanza (europarlamentare FdI), per il quale “servono posizioni pragmatiche e non ideologiche”, coniugando “sostenibilità ambientale, economica e sociale”. Più in generale “il tutto elettrico rischia di spostare la dipendenza dalla Russia – per il gas – alla Cina”, detentore delle materie prime. “Per quanto riguarda la mobilità, ad esempio, ci sono alcuni ambiti che oggi non sono in grado di passare all’elettrico come i camion”.
Leggi anche: Finanza e biodiversità, due mondi che si stanno scoprendo
Per ricevere quotidianamente i nostri aggiornamenti su energia e transizione ecologica, basta iscriversi alla nostra newsletter gratuita
e riproduzione totale o parziale in qualunque formato degli articoli presenti sul sito.