Quali sono le sfide e le opportunità per allineare le attività del sistema bancario agli obiettivi della transizione energetica? Per rispondere a questo interrogativo, l’Associazione bancaria italiana – Abi ha messo a confronto i vertici delle principali istituzioni finanziarie nazionali e internazionali al webinar “Verso una finanza sostenibile per un’economia sostenibile”, promosso il 23 settembre nell’ambito degli eventi coordinati dalla presidenza italiana del G20.
Sul ruolo che le banche italiane possono giocare nell’applicare il concetto di sviluppo sostenibile all’attività finanziaria si è espresso Antonio Patuelli, presidente di Abi: “Nel mondo bancario italiano c’è una consapevolezza d’avanguardia. Tutte le iniziative di finanza sostenibile, e quelle per la tutela progettuale dell’ambiente, vengono sostenute con investimenti economici a favore delle energie pulite. Ci sono studi della Bce che preparano le banche dell’unione bancaria europea a una forte consapevolezza in questo settore”. Tuttavia, come ha sottolineato Patuelli, la consapevolezza non basta: “Bisogna aumentare il combinato disposto di norme già presenti e altre che devono essere poste in essere. Questo, per far sì che la ricerca sulle fonti di energia pulita venga favorita in tempi più brevi”.
Misurazione dei rischi ambientali, greenwashing, educazione finanziaria: il ruolo della Banca d’Italia
La transizione energetica è una sfida epocale che porta con sé costi emergenti ma anche opportunità di crescita. Su come la Banca d’Italia guarda a questo fenomeno è intervenuta la vice direttrice dell’istituto bancario nazionale, Alessandra Perrazzelli: “Il cambiamento climatico è per le banche dell’eurosistema il rischio numero uno. Abbiamo quindi invitato il Financial stability board a preparare due rapporti. Il primo identifica le lacune, oggi esistenti, nei dati per l’analisi dei rischi finanziari legati al clima. Formulando anche una serie di raccomandazioni per colmare questo gap. Il secondo, si concentra su tutte quelle azioni che sono necessarie per migliorare gli standard di diffusione delle informazioni, relative ai rischi a livello d’impresa”.
Per evitare il pericolo del greenwashing finanziario servono meccanismi di controllo più stringenti per i prodotti Esg. A tal proposito, Perrazzelli ha aggiunto: “Abbiamo emesso una carta degli investimenti sostenibili, relativi al nostro patrimonio, si tratta di una lista pubblica. Occorre lavorare per dare informazione e certezza rispetto a cosa è un investimento sostenibile, quali sono le sue caratteristiche e la sua affidabilità, al di là del rendimento. È importante un intervento sulla capacità di discernimento finanziario, non solo rivolto ai grandi investitori istituzionali ma anche ad aiutare i singoli individui”.
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Cambiamento climatico e finanza sostenibile: per cambiare passo, serve sostenere la transizione energetica alla Cop26
Per garantire un futuro sostenibile servono nuovi strumenti e nuovi mercati, mettendo a sistema l’agenda della finanza con gli obiettivi del settore industriale. Ad affrontare questo tema è stato Mark Carney, inviato speciale alle Nazioni Unite per le azioni sul clima e sulla finanza e consigliere per la finanza del clima del primo ministro inglese, Boris Johnson: “I paesi del G7 tracceranno la loro rotta ma vogliamo creare una nuova stabilità, a livello dell’International Financial reporting standards. È un processo che ci permette di includere la gestione attiva del rischio legato alle attività nocive per l’ambiente. Questo percorso è sostenuto dalla Bce e tale sarà il nostro approccio alla Cop26”. Su cosa è necessario mettere in campo, Carney è chiaro: “Divulgazioni obbligatorie per permettere la supervisione della sostenibilità finanziaria. Vogliamo aiutare le banche a misurare queste opportunità grazie ai punteggi realizzati dalle aziende, affinché questo sia lo standard da adottare”.
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Costruire un nuovo modello di sviluppo economico sostenibile: l’agenda della Banca centrale europea e le strategie dell’UE
Ad affrontare il discorso sulla correlazione tra sostenibilità e politiche monetarie, è stato Francesco Drudi, principal adviser alla Banca centrale europea. L’osservazione posta in essere si basa sulla supervisione della stabilità finanziaria: “Il cambiamento climatico ha il potenziale di creare rischi finanziari molti seri che la Bce prende in esame. Il problema principale sarà quello dell’impatto sull’economia e sull’inflazione delle politiche di transizione. Abbiamo pubblicato uno stress test con le simulazioni relative alla possibilità di un shock inflattivo e dell’impatto sulle politiche monetarie. Più forti saranno le politiche di transizione e minori saranno gli shock che subiremo. La finanza sostenibile sarà cruciale negli anni a venire perché è uno dei veicoli della transizione energetica”.
Per una partecipazione più attiva delle organizzazioni sovranazionali alla transizione energetica, è importante allargare gli obiettivi politici alle strategie di decarbonizzazione. “La nostra azione si basa su quattro principi. Il primo, la finanza sostenibile dovrà aiutare l’economia reale a diventare più green. Uno degli strumenti più importanti è la tassonomia dell’Unione europea. Il secondo principio riguarda l’inclusività, perché gli attori della finanza sostenibile devono ampliarsi, così come la partecipazione dei cittadini e delle piccole medie imprese. Vedremo quali saranno le aree da sviluppare, come ad esempio i prestiti verdi. Sulla resilienza, ci sono una serie di iniziative che includono l’importanza di considerare il cambiamento climatico un rischio di stabilità economica e finanziaria, e come queste possono contribuire alla sostenibilità. La quarta dimensione è quella di approcciare a questi temi in ambito globale”, ha spiegato Elisabetta Siracusa, consigliere del direttore generale della Dg Fisma sulla finanza sostenibile alla Commissione UE.
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