Lo scorso 9 aprile, durante il convegno “L’internet of things alla prova dei fatti: il valore c’è, e si vede!”, sono stati presentati i risultati della ricerca dell’Osservatorio internet of things della School of Management del politecnico di Milano.
Negli ultimi anni è stata registrata una rapida crescita dell’IoT, pari rispettivamente al +24% nel 2019 e al +35% nel 2018, che ha inevitabilmente subito una flessione del 3% dovuta alla pandemia, affatto drastica rispetto a ciò che ci si aspettava. Il mercato italiano si attesta complessivamente su un valore di 6 miliardi di euro.
Le connessioni IoT attive in Italia
In Italia, le connessioni IoT attive sono 93 milioni, di cui 34 milioni di connessioni cellulari (+10%) e 59 milioni abilitate da altre tecnologie (+15%). Tra queste, con il raggiungimento di quota un milione di connessioni (+100%), ci sono le reti low power wide area (Lpwa), che guidano l’evoluzione tecnologica del mondo IoT. “Queste tecnologie in banda non-licenziata sono sempre più adottate per lo sviluppo di soluzioni IoT, in virtù di una maturità tecnologica che si sta consolidando e che è oggi riconosciuta anche dagli enti regolatori a livello nazionale”, spiega Antonio Capone, Responsabile scientifico dell’osservatorio.
La componente dei servizi collegati agli oggetti connessi, con un valore di 2,4 miliardi di euro, è quella che ha avuto un impulso maggiore: il segmento più significativo del mercato IoT è costituito dallo smart metering e smart asset management nelle utility, con un valore di 1,5 miliardi che rappresenta il 25% del totale, spinto ancora dagli obblighi normativi. Nelle utenze domestiche, l’installazione di nuovi contatori del gas connessi è arrivata ad una diffusione del 69% e con gli smart meter elettrici di seconda generazione, si arriva al 50% del totale dei contatori elettrici.
La crescita più significativa nella smart agricolture
La smart agricolture è il comparto con la crescita più significativa pari a 140 milioni di euro con un +17%, anche le soluzioni smart per la fabbrica crescono di un +10% e la smart logistics con 610 milioni di euro e un +4%. La smart city vede aumentare il numero dei progetti avviati dai comuni e le prime collaborazioni fra pubblico e privato. “L’emergenza non ha permesso di replicare nel 2020 l’elevato ritmo di crescita tenuto dal mercato IoT negli ultimi anni – afferma Giulio Salvadori, direttore dell’osservatorio internet of things. Ma, pur in leggera flessione, il mercato è comunque in salute e presenta una buona dinamicità, con tanti ambiti che sono cresciuti rispetto al 2019, come smart agricolture, smart factory, smart logistics e smart city”.
I vantaggi dell’Internet of Things
I vantaggi dell’IoT investono complessivamente tutti: consumatori, PA e aziende sia in termini ambientali che economici. La praticità sta nel poter gestire le funzionalità dei prodotti connessi da remoto per i privati, per le aziende significa ottimizzare i propri sistemi e processi, ad esempio anticipando un malfunzionamento a monte, invece che correggerlo a posteriori con costi più elevati. Per le città significa poter erogare nuovi servizi per i propri cittadini, come l’installazione dei contatori idrici che apporta dei benefici sia al cittadino che all’ambiente, dato che con le letture da remoto si possono monitorare i consumi in tempo reale ed evitare sprechi.
IoT e il divario tra aziende e Pmi
Un divario che pare si stia colmando è quello tra grandi aziende e PMI che sono propense ad innovare, ma hanno bisogno di essere accompagnate in questo passaggio. Solo il 41% delle Pmi ne ha sentito parlare e appena il 29% ha avviato iniziative, anche se nel 2020 il divario è diminuito del 6% per quanto riguarda la presenza di progetti. Nelle aziende le applicazioni più diffuse sono legate soprattutto al controllo in tempo reale della produzione e dei consumi energetici, seguono quelle di supporto alla logistica per la tracciabilità dei beni nel magazzino. “L’emergenza ha portato incertezza fra le imprese ma non ha arrestato la crescita dell’industria IoT – afferma Giovanni Miragliotta, responsabile scientifico dell’osservatorio internet of things. La possibilità di attivare questi servizi passa dalla capacità di analizzare, gestire e valorizzare i dati raccolti da impianti e macchinari connessi, che però è ancora scarsa sia nelle grandi aziende (solo il 38% usa i dati) sia nelle Pmi (39%), a causa di scarse competenze e risorse finanziarie e della difficoltà di integrazione tecnologica”.
Smart city che faticano a decollare
La smart city fatica a decollare a causa della mancanza di competenze, seguita dalle scarse risorse finanziarie, che si riflette nella capacità di usare i dati. Gli altri ostacoli da superare sono legati alla burocrazia, alle resistenze interne e alla difficoltà di coordinamento fra comuni e altri attori. “Per trasformare le città italiane in smart city è necessaria una più stretta collaborazione fra pubblico e privato – commenta Giulio Salvadori: la creazione di un ecosistema con più attori pronti a scambiarsi dati, asset e competenze è una delle principali leve da sfruttare in futuro”.
Salvadori ha concluso comunicando che, nel corso del 2021, gli osservatori internet of things, 5G e beyond e agenda digitale lanceranno un tavolo di lavoro dedicato, per analizzare i progetti e le nuove tendenze in ambito smart city e proporre nuove soluzioni per la trasformazione digitale e sostenibile delle città italiane.
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