Passare ad una visione più profonda e ampia dell’intelligenza artificiale, come suo contenuto e valore strategico, identificare gli elementi distintivi di un’AI sostenibile che rifletta il patrimonio culturale e i valori dell’azienda, ma anche identificando le aree in cui può essere applicata in conformità con le policy aziendali e garantire così un uso responsabile e allineato agli obiettivi di sostenibilità. Sono le quattro priorità strategiche fissate nel manifesto della terza edizione Stati Generali della Sostenibilità Digitale, la due giorni che si è conclusa il 12 novembre.
Intelligenza artificiale: approccio come contenuto, non solo come tecnologia
Nel corso del think tank, istituito nel 2022 dalla fondazione per la Sostenibilità Digitale, ampio spazio è stato dedicato all’esplorazione degli impatti della sostenibilità legati all’adozione dell’intelligenza artificiale in azienda: in particolare, il dibattito si è focalizzato su come possa favorire lo sviluppo sostenibile, sostenere l’economia e il benessere sociale, riducendo l’impatto ambientale. L’obiettivo del confronto, a cui hanno preso parte oltre 150 rappresentanti di grandi aziende pubbliche e private italiane, è stato quello di elaborare un documento complessivo tale da rappresentare un primo passo verso la definizione di una road map per l’implementazione sostenibile dell’AI nelle aziende.
Analizzando gli impatti dell’intelligenza artificiale sull’organizzazione aziendale, inclusi i principali benefici ma anche gli ostacoli derivanti dalla sua adozione, le quattro priorità strategiche che sono emerse sottolineano l’urgenza ad applicare il manifesto dell’AI nelle fasi di selezione, definizione e sviluppo dei modelli. Nella risoluzione dei casi d’uso da implementare, “bisogna definire e misurare un indicatore di sostenibilità in termini di saldo positivo tra quanto l’applicazione della tecnologia di IA fa risparmiare e quanto la stessa produce in termini di impatto ambientale, sociale ed economico” si legge nella nota stampa.
Le priorità strategiche delle aziende italiane tra AI e sostenibilità
La direzione indicata implica che le aziende adottino un approccio all’AI come contenuto, non solo come tecnologia. In via prioritaria, il 33% ha indicato come fondamentale l’identificazione di cosa risolvere e dei relativi impatti; per il 31% al primo posto c’è lo sviluppo di nuove competenze; il 25% dichiara che serve una efficace attribuzione di ruoli. Guardando ai rapporti con le Big Tech, appare necessario investire nello sviluppo di nuove competenze, oltre al bisogno avvertito di strutturare rapporti strategici con i grandi provider tecnologici: per il 42% si deve fare sistema per intraprendere scelte tecnologiche; per il 23% bisogna uscire da logiche di vendor lock in; per il 23% tutto si basa sulla condivisione dei dati. In merito all’applicazione dell’AI in conformità con le policy aziendali, il 69% ha segnalato la necessità di nuove policy, mentre il 19% ha espresso la propria preoccupazione riguardo a policy potenzialmente tossiche.
In merito alla relazione dell’AI con l’organizzazione interna, il 46% ha dichiarato che serve un Chief artificial intelligence officer e il 42% ha indicato la necessità di introdurre un vero e proprio obbligo nell’allineamento con i Chief experience officer.
In conclusione, la community degli Stati Generali ha affrontato il tema dell’intelligenza artificiale in un’ottica di sostenibilità, con l’obiettivo di ripensare la struttura dell’IT. L’obiettivo è stato sia individuare le migliori strategie per sviluppare l’AI all’interno della funzione IT, sia definire le modalità più efficaci per promuoverne uno sviluppo sostenibile dall’IT verso i colleghi delle altre funzioni aziendali.
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