L’impatto sociale delle politiche per la transizione energetica

Le persone devono essere al centro dei nuovi modelli di sviluppo. È quanto emerso durante l’ultimo seminario dell’IEA e dell’EGRD.

L'impatto sociale delle politiche per la transizione energetica

L’equità e l’inclusione dovrebbero essere alla base di qualunque politica volta a promuovere la transizione energetica. È proprio su questo tema che si è focalizzato l’ultimo workshop dell’Agenzia internazionale dell’energia (International Energy Agency, IEA). Il seminario, organizzato insieme alla divisione interna EGRD, si è svolto il 23 maggio nell’ambito del programma noto come “People-Centred Clean Energy Transitions”.

“Lo abbiamo chiamato così perché le persone devono essere al centro di ogni transizione. Devono essere partecipanti attivi di processi di trasformazione che siano equi e inclusivi, capaci di tutelare i diritti dei lavoratori e di garantire lo sviluppo economico e sociale. Organizzeremo altri workshop come questo allo scopo di affrontare tutti questi temi e di fornire strumenti concreti per centrare gli obiettivi”, ha dichiarato Brian Motherway, a capo del dipartimento per l’efficienza energetica dell’IEA, in apertura dell’evento.

Una transizione che riduca le emissioni, ma anche le disuguaglianze

Angela Picciariello, ricercatrice senior dell’Istituto internazionale per lo sviluppo sostenibile (IISD) e i suoi colleghi hanno analizzato l’impatto delle politiche per l’energia pulita sulle famiglie a basso reddito. Per farlo, si sono basati sull’Energy Policy Tracker, un database che raccoglie più di mille policy in trenta Paesi, da gennaio 2020 a novembre 2021.

“I governi devono ancora imparare a realizzare delle policy che riducano le emissioni, ma anche la povertà e le disuguaglianze sociali”, ha spiegato la dottoressa Picciariello. “È necessario che le amministrazioni analizzino il contesto in cui saranno applicate le misure, per poi misurarne gli impatti a breve, medio e lungo termine”. Anche l’adozione di programmi complementari può essere d’aiuto, tra cui incentivi indirizzati alle fasce più vulnerabili della popolazione, programmi formativi per i lavoratori, campagne di sensibilizzazione, sistemi di tassazione più progressivi.

politiche per la transizione energetica

Gli effetti della povertà energetica sulla salute dei cittadini

“Diversi studi hanno evidenziato la correlazione fra case troppo umide, troppo calde o troppo fredde e l’insorgenza di problemi di salute, fra cui disturbi dell’apparato respiratorio e cardiocircolatorio”, ha commentato Anna Realini, ricercatrice dell’RSE. La temperatura ideale, all’interno degli edifici, dovrebbe oscillare fra i 18 e i 24 gradi centigradi (almeno 20 se in casa ci sono bambini e anziani).

In Italia i nuclei familiari in povertà energetica ammontano a circa 3,3 milioni se si considera solo il riscaldamento, e salgono a 3,8 milioni se si considerano anche i sistemi di raffrescamento. L’RSE ha esaminato gli effetti della povertà energetica sulla salute dei cittadini e, in particolare, dei torinesi. E ha dimostrato che, riducendo le spese sanitarie, si potrebbero finanziare interventi di ristrutturazione degli edifici meno efficienti dal punto di vista energetico.

Mariana Weiss de Abreu, ricercatrice del Brazilian Energy Research Office (EPE), ha parlato proprio dell’importanza dell’efficienza energetica, anche per quanto riguarda gli elettrodomestici (in Brasile, per esempio, i frigoriferi incidono in maniera significativa sui consumi energetici). Studiare le abitudini relative all’utilizzo degli elettrodomestici può fornire dati molto utili riguardo alla disponibilità economica dei singoli nuclei familiari.

L’analisi del contesto in cui si opera e l’ascolto delle comunità locali

Il National Renewable Energy Laboratory (NREL), negli Stati Uniti, ha studiato le strategie per centrare l’obiettivo della città di Los Angeles di alimentarsi unicamente grazie a energie rinnovabili entro il 2045, assicurando al tempo stesso una transizione inclusiva. Come ha spiegato la dottoressa Kate Anderson, la contea di LA ospita il 30 per cento della popolazione che vive in povertà nello stato della California.

Molte comunità non hanno avuto accesso ai benefici della transizione energetica e non hanno partecipato attivamente ai processi decisionali che l’hanno accompagnata. Come prima cosa, quindi, il laboratorio ha cercato di capire quali fossero le esigenze specifiche degli abitanti delle aree più vulnerabili. Riduzione dell’inquinamento atmosferico e adattamento alle ondate di calore si sono rivelate due priorità da perseguire, per esempio aumentando la diffusione dei sistemi di raffrescamento e puntando sull’elettrificazione dei veicoli adibiti al trasporto merci.

Los Angeles e la transizione energetica

Le questioni legate alla geografia e alla parità di genere

Anche il dottor Festus Boamah dell’Università di Bayreuth, in Germania, ha messo in luce l’importanza di ascoltare i bisogni delle comunità locali. Nel continente africano, per esempio, il passaggio all’energia pulita sta mettendo ancora più in evidenza le profonde disuguaglianze che dividono la società, con politiche poco inclusive dal punto di vista geografico (che svantaggiano le aree rurali) e demografico (che lasciano indietro la popolazione femminile).

Leggi anche: Perché il passaggio a sistemi di cottura efficienti è un’arma contro la povertà energetica

“La transizione può avere successo solo se inclusiva. Il contesto e le tempistiche contano”, ha concluso Birte Holst Jørgensen, alla guida dell’EGRD dell’IEA. “Qualcosa che funziona per qualcuno, magari non funziona per qualcun altro. Ecco perché confrontarsi su questi temi e condividere le best practices può davvero fare la differenza”.

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Nata in provincia di Sondrio, ha studiato a Milano e Londra. Giornalista pubblicista, si occupa di questioni legate alla crisi climatica, all’economia circolare e alla tutela di biodiversità e diritti umani.