L’intero ecosistema legato al settore energetico vale in Italia 62 miliardi di euro di valore aggiunto, di cui 11 mld prodotti nella sola regione Lombardia. Questi sono alcuni dei numeri contenuti nel libro bianco “Il Futuro dell’Energia” di Assolombarda, presentato ieri a Milano. Insieme a Fabrizio Di Amato, presidente di Maire Tecnimont e Vicepresidente Energia, Centro Studi, Sviluppo delle filiere e Cluster di Assolombarda, abbiamo approfondito gli scenari delineati dalla pubblicazione.
Qual è il quadro relativo al settore energetico nel nostro Paese emerso dal Libro Bianco?
Il dato relativo alla Lombardia è pari a 11 miliardi di euro, mentre a livello nazionale si sale a 62 mld. E’ un mercato che occupa oltre 600mila dipendenti, 93mila dei quali in Lombardia. Stiamo parlando di dati molto importanti. Alcune stime ci dicono che a livello nazionale il comparto vale due punti di Pil.
Il dato relativo alla Lombardia è pari a 11 miliardi di euro, mentre a livello nazionale si sale a 62 mld. E’ un mercato che occupa oltre 600mila dipendenti, 93mila dei quali in Lombardia.
In generale nel nostro Paese il settore energetico può contare su competenze molto forti e su una serie di eccellenze tecnologiche, come nel caso dell’economia circolare. Abbiamo quindi tutte le carte in regola per affrontare con successo le sfide poste da questo comparto. A ciò si aggiunge il fatto che oggi c’è anche una crescente consapevolezza dell’opinione pubblica su questi temi. Il prossimo step consiste nel promuovere azioni concrete, altrimenti tutti i buoni propositi di cui si parla quando si affronta il tema della sostenibilità ambientale rimangono solo chiacchiere. Il libro Bianco che abbiamo realizzato vuole andare proprio in questa direzione: favorire la concretizzazione del percorso di transizione energetica in atto.
Quale può essere il contributo delle industrie lombarde al percorso di transizione energetica del Paese?
E’ un contributo molto importante. I dati che ho citato prima fanno capire che stiamo parlando di una regione che rappresenta un sesto dell’economia energetica italiana. Va poi sottolineato che le numerose eccellenze tecnologiche presenti sul territorio lombardo possano rappresentare dei modelli virtuosi da replicare nel resto delle regioni.
Quali opportunità per le imprese possono derivare dal processo di transizione energetica?
Le opportunità per le imprese sono enormi. Personalmente ritengo che non ci sia mai stata una congiuntura così favorevole.
Le opportunità per le imprese sono enormi. Personalmente ritengo che non ci sia mai stata una congiuntura così favorevole. Da una parte, infatti, l’opinione pubblica è sempre più consapevole della necessità di un cambio di paradigma che favorisca il processo di transizione energetica; dall’altra c’è, da parte della politica europea e mondiale, la volontà di agire in maniera efficace.
Per certi aspetti il cambiamento attualmente in atto nel settore energetico può essere paragonato a quello vissuto dal nostro Paese nel secondo dopoguerra. Allora c’era la necessità di ricostruire l’Italia e le imprese hanno colto quell’opportunità per contribuire a un miglioramento della qualità della vita dei cittadini. Oggi, in maniera analoga, siamo di fronte a un cambiamento importante che le industrie nazionali possono cavalcare con successo grazie alle loro competenze.
Quali sono le proposte di policy, contenute nella pubblicazione, che volete portare all’attenzione dei decisori politici?
In generale la parola chiave di tutte le proposte è la semplificazione. E’ necessario favorire il sostegno agli investimenti virtuosi, superando tutti quegli ostacoli che non consentono a tecnici e professionisti del settore di operare in modo efficace.
Nello specifico, per quanto riguarda l’economia circolare, settore in cui primeggiamo in Europa, dobbiamo creare condizioni favorevoli alla costruzione di impianti e promuovere l’efficienza delle strutture attualmente funzionanti.
In ambito gas, invece, dobbiamo capire che questa risorsa rivestirà un ruolo chiave nel processo di transizione dal carbone all’energia green. Questo passaggio richiede tempo e investimenti, in questo contesto il gas a mio avviso può essere uno strumento molto importante se potenziamo le infrastrutture nel settore.
E per quanto riguarda l’idrogeno, l’efficienza energetica, i biocarburanti e l’autoconsumo?
Sull’idrogeno il tema chiave è un approccio olistico che declini il settore a 360°. Non bisogna limitarsi unicamente ad alcuni ambiti di applicazione. A Milano abbiamo il Politecnico che ha elevate competenze tecniche su questo comparto.
L’efficienza energetica è invece uno dei temi su cui molto è stato fatto, ma su cui si può fare ancora di più. Un ruolo importante per il settore è rivestito dai certificati bianchi, che spero vengano mantenuti e rinforzati.
Altro tema chiave è quello dei biocarburanti e della chimica verde, che bisogna sostenere con sistemi di incentivazione. In ambito biometano, in particolare, riteniamo fondamentale il mantenimento oltre il 2022 del sistema di supporto dei Certificati per l’Immissione in Consumo (CIC). Strumenti necessari per dare al settore nascente una prospettiva almeno di medio periodo.
In ambito biometano, in particolare, riteniamo fondamentale il mantenimento oltre il 2022 del sistema di supporto dei Certificati per l’Immissione in Consumo (CIC)
Sulle fer e sulle reti elettriche, infine, abbiamo fatto tanto e tanto dobbiamo fare ancora. Ora la sfida è il bilanciamento della rete.
E’ nostra convinzione inoltre che importanti risultati potrebbero venire dalla promozione dell’autoconsumo e dalla diffusione dei sistemi di storage, nonché dalla valutazione delle prospettive aperte dalle comunità energetiche. In questo senso riteniamo necessario un inquadramento normativo chiaro e completo dei soggetti che potranno partecipare a questo settore e delle modalità di partecipazione.
Quali prospettive future caratterizzeranno il settore energetico secondo il libro Bianco?
Il futuro dell’energia e le sue sfide in ambito sostenibilità ambientale rappresentano un’opportunità per il Paese. Si tratta di un comparto che potrebbe diventare sempre più trainante per l’economia italiana. Questo percorso di evoluzione non guarda al passato, ma anzi si proietta verso il futuro, puntando al miglioramento della nostra vita e delle generazioni che verranno.
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