- Nel 2022, per il settimo anno consecutivo, il riscaldamento degli oceani è stato da record.
- Insieme alle temperature, variano i livelli di salinità delle acque.
- Tutto questo ha conseguenze sugli ecosistemi marini e anche terrestri, avvertono i ricercatori.
Se il 10 gennaio Copernicus ha rivelato che quello appena vissuto è stato il secondo anno più caldo per l’Europa, l’11 gennaio arrivano altre brutte notizie: nel 2022, per il settimo anno consecutivo, il riscaldamento degli oceani è stato da record. Rispetto al 2021, il contenuto di calore dell’oceano (Ocean Heat Content, OHC), stimato nel 2022 tra la superficie e i duemila metri di profondità, è aumentato di circa dieci Zetta Joule (ZJ), equivalenti a circa cento volte la produzione mondiale di elettricità nel 2021.
È quanto rivela un articolo pubblicato su Advances in Atmospheric Sciences. Lo studio, che ha preso in esame osservazioni risalenti fino agli anni Cinquanta, è stato condotto da un gruppo internazionale di 24 ricercatori di 16 enti, fra cui Simona Simoncelli dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV) e Franco Reseghetti dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA).
🌊🔥Nel 2023 nuovo #record per il #riscaldamento dell’#Oceano accompagnato da un aumento della #salinità delle acque. È quanto emerge dallo studio firmato da 24 ricercatori, tra cui Franco #Reseghetti @ENEAOfficial e Simona #Simoncelli #INGV.
Info:https://t.co/5mfukzMMFM pic.twitter.com/4qeMYwTaek— ENEA (@ENEAOfficial) January 11, 2023
Oceani: aumentano le temperature, la salinità e la stratificazione delle acque
L’aumento delle temperature oceaniche non è l’unica conseguenza della crisi climatica: “Le aree già salate lo diventano ancora di più, mentre le zone con acque più dolci diventano ancora meno salate”, svela il professor Lijing Cheng dell’Accademia cinese delle scienze (Chinese Academy of Sciences, CAS). Inoltre, si registra una più marcata stratificazione dell’oceano, che può ridurre il rimescolamento e gli scambi tra superficie e fondale. Tutto questo rischia di alterare il modo in cui calore, carbonio e ossigeno vengono scambiati tra l’acqua e l’atmosfera, con gravi pericoli per gli ecosistemi marini, a partire dalle scogliere coralline, ma anche per quelli terrestri.
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Il Mediterraneo è il bacino che si sta scaldando più rapidamente
Anche quest’analisi conferma che il Mediterraneo è il bacino che si sta scaldando più velocemente; tuttavia, secondo le stime della CAS, il contenuto di calore non è variato nel 2022 rispetto al 2021. “La collaborazione con questo team internazionale, in particolare con il professor Cheng, ci permette di mantenere alta l’attenzione sul riscaldamento globale, sul suo impatto sull’oceano e, di conseguenza, sull’uomo e sulle attività economiche ad esso correlate”, commenta Franco Reseghetti dell’ENEA. “Riteniamo che continuare a monitorare sistematicamente questi cambiamenti nell’oceano rimanga l’unico modo per essere maggiormente consapevoli delle loro conseguenze, così da poter elaborare strategie efficaci di mitigazione e adattamento”.
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