La domanda globale di gas è diminuita dell’1,5 per cento nel 2022 rispetto al 2021, con i cali più significativi in Europa (12 per cento) e Asia (1,9 per cento). Al contrario, la domanda nel Nordamerica è aumentata del 4,8 per cento, visti i prezzi più accessibili. Il continente europeo ha però visto aumentare del 69 per cento le importazioni di GNL, che hanno raggiunto i 169 miliardi di metri cubi.
La produzione di gas è rimasta stabile a livello internazionale, con un incremento marginale di 8,3 miliardi di metri cubi; la riduzione della produzione russa, infatti, è stata compensata dalla crescita dell’offerta in Medio Oriente, Asia, Europa e Nordamerica. È quanto emerge dal Global Gas Report 2023 di Snam, International Gas Union e Rystad Energy, i cui risultati sono stati presentati oggi, 19 ottobre, all’Energy Intelligence Forum di Londra. Un evento che riunisce i vertici dei colossi petroliferi mondiali e che ha quindi suscitato le proteste di attivisti per il clima come Greta Thunberg.
Diminuiscono i prezzi del gas e l’inquinamento
Il calo della domanda è tra i fattori che, nel secondo semestre 2023, hanno portato i prezzi del gas naturale a scendere rispetto al picco di 90 USD/MMBtu dell’agosto 2022, pur rimanendo al di sopra dei livelli pre-Covid e pre-crisi. Il 2023 ha visto anche una riduzione delle emissioni climalteranti generate dal settore dell’energia che, con il ritorno al carbone nel 2022, avevano raggiunto un nuovo record con una crescita annuale dell’1,1 per cento.
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Uno sguardo al futuro della transizione energetica
In ogni caso, il mercato globale del gas rimane in uno stato di equilibrio instabile, estremamente sensibile alle fluttuazioni sul lato dell’offerta e della domanda. Senza ulteriori investimenti, si prevede che il livello attuale di produzione di gas esistente e approvato raggiungerà circa 4.100 miliardi di metri cubi nel 2023, scendendo a 3.100 miliardi di metri cubi nel 2030 e ulteriormente a poco meno di mille miliardi di metri cubi nel 2050.
Alla fine del 2022, la capacità di fornitura globale di idrogeno a basse emissioni di carbonio si attestava a 3,2 milioni di tonnellate l’anno e il biometano con una capacità di circa 7 miliardi di metri cubi, valori molto al di sotto degli obiettivi previsti per il 2030.
Ricordiamo che il gas naturale ha un’impronta carbonica elevata. Insieme agli investimenti nelle fonti energetiche rinnovabili, anche lo sviluppo di gas a basso tenore di carbonio e il ricorso alle tecniche di CCUS (cattura, utilizzo e stoccaggio della CO2) potranno contribuire al successo della transizione energetica, stando agli autori del report.
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