Un comparto industriale “finanziariamente sano”, capace di generare investimenti per oltre 3 miliardi di euro e utili per oltre 1,5 miliardi. E’ il quadro relativo al settore utility emerso dal primo rapporto di sostenibilità delle aziende dei servizi pubblici ‘Misurarsi per migliorarsi” lanciato da Utilitalia in collaborazione con la Fondazione Utilitatis.
Il campione analizzato
L’analisi ha censito 300 indicatori (economico-finanziari, tecnici, commerciali e di governance, entrando anche nello specifico dei comparti acqua, energia e rifiuti) ed è stata effettuata tra giugno e settembre su 127 aziende che complessivamente rappresentano l’88% dei lavoratori del sistema.
97% di lavoro a tempo indeterminato
Se si prende in considerazione come parametro di interesse l’impiego di forza lavoro emerge come le utility si caratterizzino per oltre il 97% di forza lavoro esclusivamente a tempo indeterminato. Le attività di formazione e potenziamento delle competenze riescono invece a coinvolgere l’82% dei lavoratori.
Qualche numero
Andando ad analizzare la ricchezza prodotta dalle utility il report mostra come queste risorse vengano poi reinvestite dalle imprese nel servizio idrico per 1,5 miliardi, nello sviluppo e ammodernamento delle reti di distribuzione elettrica e gas per 665 milioni, nei servizi ambientali per 290 milioni e in attività di ricerca e sviluppo per 81 milioni.
Gare pubbliche
Dai dati raccolti si evince come il valore delle gare pubbliche effettuate nel 2017 superi i 9 miliardi e come il valore aggiunto totale prodotto dalle utility sia pari a 10,5 miliardi, il 40% dei quali distribuito ai lavoratori sotto forma di retribuzioni e altri compensi. Il valore aggiunto distribuito agli azionisti è pari infine ad oltre 871 milioni (8,3%), mentre quello distribuito alla pubblica amministrazione (comprensiva di tasse sul reddito e canoni per l’uso di reti e aree) è di 1,3 miliardi (12,2%).
Certificazioni
Tra i trend rilevati dal report anche la grande diffusione delle certificazioni legate ai processi e all’organizzazione. In particolare, l’80% del campione analizzato adotta sistemi di gestione per la qualità (ISO 9001), il 58% sistemi di gestione ambientale (ISO 14001) e il 47% sistemi per la gestione della salute e sicurezza dei lavoratori.
Donne e consigli di amministrazione
Meno rilevanti i numeri legati alla presenza delle donne nei consigli di amministrazione delle utility censite (29% del totale dei consiglieri) e tra i dirigenti (14%). Tuttavia, pur con la significativa prevalenza maschile, lo studio ritiene “verosimile un aumento dell’occupazione femminile tra gli impiegati”.
Il futuro delle utility? “Efficienza e risparmio”
“Questo report si inserisce nel nuovo quadro di politiche pubbliche seguite all’Accordo di Parigi e alla sottoscrizione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile – spiega in nota il Presidente di Utilitalia Giovanni Valotti – per i gestori di acqua, energia e rifiuti si tratta di obiettivi naturalmente connessi con la propria attività e la mission d’impresa. Il futuro delle utility italiane deve guardare a efficienza e risparmio energetico ed idrico, economia circolare, salvaguardia e riuso delle risorse, prevenzione dell’inquinamento, riduzione delle emissioni climalteranti e degli sprechi, biocarburanti, teleriscaldamento, rinnovabili e reti intelligenti per servizi di pubblica utilità; a questo bisogna affiancare l’innovazione tecnologica, la formazione dei lavoratori, la sicurezza, le pari opportunità”.
64% di energia da Fer
Sempre più rilevante il ruolo delle Fer nel settore. E’ pari rispettivamente al 64% e all’80% la quota di energia elettrica e di calore prodotta da fonti rinnovabili e assimilate, corrispondenti a 22 milioni di tonnellate di CO2 evitate. I certificati bianchi conseguiti attraverso la realizzazione diretta di interventi di efficientamento energetico arrivano invece al 40% della quota d’obbligo.
Raccolta differenziata pari al 55,2%
La raccolta differenziata svolta dalle utility censite è pari al 55,2% dei rifiuti prodotti, mentre la quota destinata al recupero di materia è il 49,5%. Sono oltre 3 milioni gli abitanti serviti da sistemi di tariffazione tramite misurazione puntuale delle quantità di rifiuti prodotti e sono oltre il 50% i Comuni serviti da sistemi di raccolta porta a porta.
Responsabilità economica
Tra gli obiettivi del report c’è quello di fornire un quadro della responsabilità economica, ambientale e sociale del comparto e misurare il valore aggiunto prodotto per lavoratori, azionisti, investitori, clienti, territori e istituzioni. Il tutto per promuovere la rendicontazione non finanziaria all’interno del suo sistema associativo, oltre che fornire un contributo misurando il grado di performance.
“Utilitalia – sottolinea in nota Valotti – ha scelto di promuovere la buona pratica della rendicontazione non finanziaria, ovvero della redazione di bilanci o report di sostenibilità. Misurare le nostre performance sarà veicolo di miglioramento per tutto il sistema di imprese associato, ponendo davanti ad amministratori e lavoratori i risultati realizzati e dunque il percorso per migliorarci. Ne risulterà accresciuto il nostro profilo di responsabilità, per contribuire nello svolgimento quotidiano delle nostre attività d’impresa alla sostenibilità e alla sopravvivenza del Pianeta”.
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