Geotermia, Italia tra i potenziali leader di settore: rapporto Iea

L'analisi mostra che il settore potrebbe generare investimenti per un valore di circa 1 trilione di euro a livello globale entro il 2035.

La geotermia potrebbe soddisfare il 15% della crescita della domanda globale di elettricità da qui al 2050, a patto che i costi dei progetti continueranno a diminuire. Ciò significherebbe l’impiego di una capacità geotermica pari a 800 GW a livello globale, con una produzione annuale equivalente all’attuale domanda di elettricità degli Stati Uniti e dell’India messi insieme. Lo rileva il rapporto The Future of Geothermal Energy redatto dall’Iea.

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L’Agenzia sottolinea che l’energia geotermica può attingere alle competenze delle attuali industrie petrolifere e del gas, utilizzando le tecniche e le attrezzature di perforazione esistenti: “L’utilizzo di risorse termiche a profondità inferiori a 8 km può fornire quasi 600 TW di capacità geotermica con una durata operativa di 25 anni” si legge nel rapporto.

Geotermia: fonte energetica versatile, pulita e sicura

La geotermia offre abbondanti e altamente flessibili forniture di elettricità pulita, che possono supportare tecnologie rinnovabili variabili come l’eolico e il solare. Oggi la geotermia soddisfa solo l’1% della domanda globale di elettricità. Tuttavia, il potenziale tecnico dei sistemi geotermici di prossima generazione, per generare elettricità, è secondo solo al solare fotovoltaico, tra le tecnologie rinnovabili, e sufficiente a soddisfare la domanda globale di elettricità ben 140 volte di più.

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L’analisi mostra che la crescita della geotermia potrebbe generare investimenti per un valore di circa 1 trilione di euro entro il 2035 e circa 2,5 trilioni di euro al 2050. Seppur l’energia geotermica convenzionale rimane oggi una “tecnologia di nicchia, specifica per una determinata località, con la maggior parte della capacità installata in Paesi che hanno attività vulcanica o attraversano faglie tettoniche”, l‘Iea include tra i leader potenziali di settore, oltre a Stati Uniti, Islanda, Indonesia, Turchia e Kenya, anche l’Italia.

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Serve “chiara visibilità normativa a lungo termine”

Il rapporto evidenzia che se oltre 100 Paesi hanno politiche in atto per il solare fotovoltaico e l’eolico terrestre, solo 30 hanno la stessa attenzione per la geotermia. Una chiara visibilità normativa a lungo termine per gli investitori contribuirà ad attenuare i rischi nello sviluppo iniziale e a fornire visibilità sui rendimenti degli investimenti, il che a sua volta migliorerà la competitività dei costi dei progetti geotermici. Il rapporto suggerisce che i governi potrebbero semplificare i processi di autorizzazione consolidando e accelerando i passaggi amministrativi coinvolti: “Potrebbero anche prendere in considerazione regimi di autorizzazione geotermica dedicati, separati dall’estrazione mineraria”.

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Il documento rileva che i costi potrebbero così diminuire dell’80% entro il 2035 a circa 48,50 euro per MWh: “A tali livelli di prezzo, la geotermia sarebbe altamente competitiva con l’energia solare fotovoltaica e l’eolico abbinati all’accumulo di batterie” si legge a commento. Fino all’80% dell’investimento richiesto nella geotermia coinvolge capacità e competenze trasferibili dalle operazioni petrolifere e del gas esistenti. Non solo, il rapporto evidenzia anche il potenziale per alimentare il numero crescente di grandi data center che sostengono il settore tecnologico e digitale.

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