La Francia sarebbe in grado di arrivare senza problemi al 100% di produzione e consumo di gas rinnovabile entro il 2050. A dirlo è uno studio dell’Agenzia per l’ambiente e il controllo del energia (Ademe) in collaborazione con GRTGaz e gestori di reti GRDF.
Produzione fino a 460 TWh
I cugini d’Oltralpe, come si legge sul sito francese Science et Avenir, riuscirebbero a produrre fino a 460 TWh di gas verde da introdurre nelle rete. Una quantità che corrisponde agli attuali consumi di questa risorsa e che risulterebbe addirittura superiore al dato di consumo previsto al 2050. Entro quella data il consumo di gas rinnovabile dovrebbe attestarsi infatti a un dato compreso tra 276 e 361 TWh.
Uno scenario composito
La produzione di questo gas rinnovabile sarebbe riconducibile a diversi ambiti, ciascuno con un suo peso. La decomposizione di rifiuti agricoli, rifiuti alimentari o fanghi di depurazione (biometanizzazione) coprirebbe il 30% della produzione. Il legno, invece, con la pirogassificazione (tecnica ancora in via di sperimentazione), potrebbe contribuire per il 40%. Un altro 30% infine si otterrebbe grazie alla produzione di idrogeno e quindi di metano dall’elettricità.
Il ruolo del gas nella transizione energetica
Il ruolo rilevante del gas rinnovabile, insieme a quello dell’elettricità da fer, inteso come elemento in grado di contenere i costi della transizione energetica, è stato rimarcato anche dallo studio, pubblicato lo scorso febbraio, dal consorzio Gas for Climate. Questa realtà riunisce sette aziende europee di primo piano nel trasporto di gas naturale (Snam, Enagás, Fluxys, Gasunie, GRTgaz, Open Grid Europe e TIGF) e due associazioni attive nel settore del gas rinnovabile (Consorzio Italiano Biogas e European Biogas Association).
Dalla ricerca, commissionato a Ecofys, società di consulenza del gruppo Navigant specializzata in nuove energie e tematiche ambientali, è emersa , come spiega una nota, la possibilità di “aumentare la produzione di gas rinnovabile a più di 120 miliardi di metri cubi annui entro il 2050, includendo sia l’idrogeno rinnovabile sia il biometano. Il contributo del biometano è stato calcolato in base a uno scenario conservativo sull’utilizzo sostenibile del potenziale europeo di biomasse. L’utilizzo di questo biometano nelle infrastrutture del gas per riscaldare gli edifici, produrre elettricità affiancando eolico e solare e alimentare i trasporti pesanti sia a terra sia in mare, può generare risparmi annui intorno ai 140 miliardi di euro entro il 2050 rispetto a un sistema energetico futuro a emissioni zero che non tenga conto del contributo del gas”.
Gattoni (CIB): Grande attenzione per il gas rinnovabile nella transizione energetica
Piero Gattoni, Presidente del CIB-Consorzio Italiano Biogas, commentando a febbraio in una nota i dati dello studio, aveva affermato: “Il valore del gas rinnovabile all’interno della transizione energetica merita grande attenzione. Siamo impegnati per un aumento significativo della produzione di biometano raffinato prodotto dalla digestione anaerobica di biomasse agricole e altri rifiuti organici, nonché di biometano prodotto dalla gassificazione termica di residui legnosi. Un contributo aggiuntivo può venire dall’idrogeno ricavato da elettricità rinnovabile e dal metano sintetico prodotto da idrogeno rinnovabile”.
A tal fine l’audizione del Ministro delle politiche agricole e del Turismo, Gian Marco Centinaio, sulle linee programmatiche del proprio dicastero del 5 luglio, sottolinea come ci sia uno spazio concreto per questa risorsa anche in Italia, indicando di puntare sulle bioenergie come fonte di integrazione al reddito delle imprese agricole. Con una pianificazione, di concerto con il Mise “almeno fino al 2020“.
“Un segnale di attenzione importante verso un settore che ha investito negli ultimi anni oltre 4 miliardi di euro e creato 12.000 posti di lavoro” commenta Gattoni in una nota. “Crediamo che questo sia l’approccio corretto, che riflette il ruolo strategico che la digestione anaerobica ha oggi in agricoltura, quale tecnologia in grado rafforzare la competitività e la sostenibilità ambientale delle aziende agricole, in particolare degli allevamenti zootecnici. Attendiamo ora passi avanti nella stesura del cosiddetto Decreto FER 2, per poter consolidare un settore, quello del biogas agricolo, secondo in Europa per numero di impianti e primo ad aver sviluppato il modello del biogas fatto bene, che permette al settore primario di diventare parte della soluzione ai problemi del cambiamento climatico, sfruttando il potenziale di valorizzazione degli scarti e residui delle produzioni agrozootecniche e agro-industriali e delle colture di secondo raccolto.”
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