“Stiamo attuando un piano per 300 milioni di euro e siamo principalmente impegnati con i dissalatori in Sicilia. La visione che abbiamo in questo momento è pessimistica: abbiamo un Meridione d’Italia con una carenza d’acqua nei bacini peggiore dell’anno scorso. E l’estate sarà un’estate dura. Faccio il punto sul Fotovoltaico Flottante, e lo dico da Commissario: se io avessi un pulsante e coprire quei bacini idrici che stanno diventando paludosi, lo farei domani, senza aspettare i 90 giorni previsti dall’Arera”. Con queste parole apre il suo intervento Nicola dell’Acqua, commissario straordinario nazionale per l’emergenza idrica.
La visione sulla situazione idrica del Meridione d’Italia è decisamente pessimista. La priorità assoluta è dunque di preservare la risorsa idrica e ridurre le perdite, sia quelle dovute all’evaporazione dai bacini scoperti che quelle legate alle perdite di sistema nella rete di distribuzione. Il suo mandato è infatti quello di intervenire sull’approvvigionamento idrico primario.
L’incontro di palazzo Wedekind a Roma, svoltosi il 25 marzo, si presenta come un’importante occasione per esaminare i diversi aspetti legati al fotovoltaico flottante, inclusi gli strumenti di sostegno disponibili e le varie posizioni dei portatori di interesse, tra cui Legambiente, Coldiretti, imprese e istituzioni.
Tra i vantaggi maggiormente citati, rientra la capacità di questa tecnologia di contribuire al mantenimento dei bacini idrici interni e il favorire la realizzazione delle comunità energetiche.
Quali soni bacini idrici oggetto del fotovoltaico flottante
I bacini osservati dall’agenzia idrica, in particolare quelli meno frequentati da turismo oppure soggetti a significativi fenomeni di paludosità, rappresentano un terreno d’azione prioritario per l’installazione di impianti fotovoltaici flottanti. Tutto ciò che può evitare lo spreco di acqua nei bacini è da considerarsi fondamentale.
Il punto centrale è il riconoscimento, tuttavia, che l’implementazione di tali interventi può scontrarsi con altri interessi, come quello turistico. Nonostante ciò, la visione è incentrata sul valore intrinseco dell’acqua, non solo come potenziale fonte di energia elettrica per le dighe idroelettriche, ma come risorsa preziosa da preservare. È necessario, secondo il Commissario, iniziare a dare un valore economico all’acqua immagazzinata nei bacini, riconoscendo la sua importanza anche al Nord Italia, dove le dighe sono state storicamente costruite principalmente per scopi idroelettrici.
Complessità e distinguo su fotovoltaico flottante
Favorevole ma con riserva, il presidente della Commissione PNRR – PNIEC Massimiliano Atelli: “Le istanze che riguardano il fotovoltaico sulle acque – e devo fare una premessa generale – sono molte e non riguardano solo le acque interne. Questo punto è molto rilevante perché è necessario fare una distinzione di fondo. Abbiamo recentemente esaminato un impianto a poca distanza dalla riva su superficie estesa e il parere non è stato favorevole. La realizzabilità su acque interne ed esterne sono molto diverse tra loro”.
Le istanze di licenza relative al fotovoltaico flottante sono dunque molteplici e non si limitano alle acque interne – come dighe, cave dismesse, aree paludose. Un aspetto chiave da sottolineare. Importante la differenziazione tra acque interne ed esterne per cui emerge la necessità di una massima chiarezza anche nella definizione di “acque interne”, al fine di creare le condizioni ottimali per eventuali realizzazione.
“Seppur consapevoli che l’obiettivo di 25 GW di capacità installata non possa essere risolto unicamente attraverso il fotovoltaico flottante, la tecnologia merita un’attenzione, se non un favore, particolare”, aggiunge Atelli. Infatti, gli elementi relativi al processo di autorizzazione (permitting) presentano significative differenze a seconda del contesto.
Sarà fondamentale affrontare il tema della multifunzionalità e la sua declinazione giuridica, valutando attentamente le diverse situazioni tra regimi para-concessori e concessori.
Bisognerà ripensare i modelli giuridici tradizionali, superando la convinzione che essi siano di per sé sufficienti. Occorre, piuttosto, sviluppare schemi giuridici più avanzati e, come dimostra il caso specifico, considerare l’opportunità di andare oltre il modello dell’autorizzazione, esplorando anche la possibilità di un modello concessorio che possa meglio adattarsi alle peculiarità di questa tecnologia e alla sua potenziale multifunzionalità.
Evitare di essere il Paese dei “20 fazzoletti”
Alla domanda: “si può immaginare seconda asta nel 2025?”, il Ministro dell’Ambiente e Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin risponde: “non faccio il mago e, chiaro, se arriva documento definitivo andiamo avanti. L’interesse del Governo è riuscire a dare la certezza di programmazione. Ma siamo vincolati da tempistiche che non sono totalmente determinate da noi. (…) Quel che è importante in questa fase è di invitare le Regioni ad essere il più uniforme possibile nelle regole. Cerchiamo di evitare di avere un paese dove c’è un quadro statale da un lato e poi venti fazzoletti con regole diverse dall’altro”.
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